Frattini: sì a una Costituente, senza negoziare sui valori con la sinistra
Di Carlo Melato
«Anche quest’anno il contributo del
Meeting al dibattito del Paese mi sembra particolarmente costruttivo e
indirizzato su questioni molto concrete: dalla crisi che non sembra finire,
alla recessione, fino alle prospettive per l’occupazione. Argomenti che di
questi tempi angosciano tutti i cittadini italiani. Da Rimini però sta
giungendo un messaggio di speranza. Ieri il presidente Monti ha infatti potuto
rispondere direttamente alle domande dei giovani e in questi giorni i ministri
del suo governo saranno invitati a confrontarsi con una realtà viva della
società italiana. Una scelta molto saggia di cui bisogna complimentarsi con gli
organizzatori».
Prima di partecipare alla tavola rotonda
sulla libertà religiosa del Meeting di Rimini l’ex ministro Franco Frattini,
torna con IlSussidiario.net sui principali temi della politica
italiana. Dalla leadership del Pdl al rapporto con l’Udc, fino alla legge
elettorale, senza escludere un patto costituente per il 2013.
Onorevole
Frattini, alla ripresa dei lavori parlamentari e a sei mesi dal voto, c’è il rischio che si dia inizio a una
lunga campagna elettorale segnata dallo scontro?
Il pericolo c’è, ma possiamo evitare che
questo accada. Le forze responsabili hanno infatti il dovere di concentrarsi su
proposte e programmi seri, dimenticando per sempre le promesse irrealizzabili e
la delegittimazione reciproca.
Questo non significa che dobbiamo essere
d’accordo su tutto, perché ci sono posizioni inconciliabili che è giusto
sottolineare. A partire dal rispetto
della vita e della famiglia, valori che contraddistinguono il centrodestra,
ma che non potranno trovare spazio all’interno dell’asse
Vendola-Bersani.
Secondo
lei le forze che compongono l’attuale maggioranza saranno in grado di
sottoscrivere un patto programmatico che
contenga quelle riforme condivise più volte rimandate, da realizzare al di
là di chi vincerà le elezioni?
A mio avviso il patto è già stato scritto
quando abbiamo sottoscritto insieme impegni non revocabili. Anche il Pd, ad
esempio, ha votato il fiscal compact. Conciliare questa promessa con i
giudizi di Nichi Vendola, che definisce “macelleria sociale” la politica di
Mario Monti, è un problema di Pier Luigi Bersani. Di certo nessuno può
rimangiarsi la parola. Se sul piano internazionale dicessimo infatti che
avevamo soltanto scherzato perderemmo qualunque tipo di credibilità e di
dignità.
Dal
Meeting Giorgio Vittadini ha lanciato la
proposta di una nuova Costituente, dato che l’Italia sembra attraversare
una stagione non molto diversa da quella del ’48.
Vittadini
ha ragione. A mio
avviso, in questi anni abbiamo tentato molte formule costituenti, spesso senza
grandi risultati. Quello che mi auspico
è che il respiro della prossima legislatura sia davvero “costituente”. Nessuno
può illudersi infatti di dare il via alla riforma presidenzialista a quella
federalista con il 51% dei voti.
Il
possibile ritorno di Silvio Berlusconi alla guida del Pdl potrebbe pregiudicare
tutto ciò che ci siamo detti?
Credo che non si debbano porre veti
personali. La valutazione del presidente
Berlusconi infatti verterà su alcuni nodi che ancora non sono stati sciolti.
Dalla legge elettorale, alla nuova struttura del Pdl, fino al destino dei
“moderati” italiani. È una decisione che può prendere soltanto lui e sono
convinto che la comunicherà al momento opportuno.
Nessun
ridimensionamento quindi della segreteria Alfano?
Direi di no. L’avvicinarsi delle elezioni
infatti permetterà al nostro segretario
di sviluppare quel processo di rinnovamento del nostro partito su cui si è
molto impegnato. Trasparenza,
democrazia, primarie. Sono temi che non resteranno parole al vento.
All’interno
del suo partito lei è uno dei più ottimisti sul tema dei rapporti con i
centristi dell’Udc.
È vero. Non voglio arrendermi all’idea che in Italia chi appartiene alla
grande famiglia del popolarismo europeo sia diviso. Se guardiamo ai valori
che ci contraddistinguono infatti Pdl e Udc possono sviluppare convergenze
inimmaginabili con altri partiti. Per questo continuerò a lavorare fino
all’ultimo affinché il fronte moderato possa compattarsi in futuro.
Da
ultimo, un bilancio sui risultati ottenuti dalla classe politica in questi mesi.Molti degli impegni presi all’inizio della
stagione del governo Monti mancano all’appello.
La
politica avrebbe dovuto raggiungere almeno tre risultati: la riforma della legge elettorale, la
riduzione del numero dei parlamentari e la riscrittura dei regolamenti
parlamentari. Il tatticismo di tutte le forze politiche ha impedito di
raggiungere questi obiettivi.
Oggi però, se non vogliamo regalare agli
estremisti e ai populisti dell’anti-politica una nuova bandiera, abbiamo il
dovere di cambiare la legge elettorale.
Lei
che sistema propone?
Un modello che abbia due caratteristiche
fondamentali: da un lato che venga garantita la libertà del cittadino di scegliere deputati e senatori, dall’altro
il fatto che non vengano imposte coalizioni
forzose. Resto dell’idea infatti che sia preferibile formare le coalizioni
dopo il voto, sulla base di programmi convergenti, piuttosto che veder vincere
ancora una volta coalizioni arlecchino che poi non sanno governare…
Pubblicato da Franco Frattini
il giorno 21.8.12. per la sezione
PDL,
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