Aderisco all’Agenda Monti per l’Italia perchè non posso tradire il popolarismo europeo



LETTERA APERTA

Aderisco all'Agenda Monti per l'Italia: con il presidente Monti valuteremo le modalità del mio contributo

"L’ancoraggio all’Europa e ai suoi principi, il desiderio di rinnovamento, la strenua difesa del riformismo, così come la ricerca di più realismo e meno populismo. Ma soprattutto il coraggio di guardare avanti e di mobilitare tutte le energie possibili per realizzare quel sogno - così fortemente voluto da De Gasperi – di unire tutti i moderati italiani sotto la bandiera del Partito Popolare Europeo.

Sono i principali punti del programma di quella federazione da me fortemente auspicata che potrebbe unire tutte le forze moderate del Paese rispondendo all’appello lanciato dal presidente Monti.

Ho aderito nel 1996 a Forza Italia per mettere a disposizione la mia formazione professionale al servizio di un partito, e collaborando con un leader che si presentò agli italiani fiero ed orgoglioso nel rivendicare l’appartenenza dell’Italia all’Europa. Così come ho servito per il mio Paese e per l’Europa durante le responsabilità istituzionali che mi sono assunto: da ministro degli Esteri, ma anche da Vice Presidente e Commissario dell’Unione Europea.

Quella stessa convinzione che mi suggerisce oggi – di fronte a pericolose tendenze euroscettiche - di compiere una scelta di coerenza, l’unica che potessi prendere: continuare a lavorare nello spirito del popolarismo europeo.

Sosterrò quindi l’“Agenda Monti per l’Italia” - con un contributo e modalità che insieme al presidente Monti potremo individuare. Perché un’Agenda che come primo punto indica la parola “Europa” come fonte di certezze e rafforzamento del nostro Paese, non merita di essere ignorata, soprattutto da chi fino ad oggi ha coltivato nel Continente la speranza di poter garantire alle prossime generazioni opportunità di benessere, libera circolazione, efficienza amministrativa, incoraggiamento per le PMI ad essere sempre più attive in tema di innovazione, internazionalizzazione e qualità.

E’ questa l’Europa che mi piace: un’Europa fatta di popoli e di idee in cui tutti gli Stati e tutti i leader collaborano tra loro nel rispetto reciproco e nella comune solidarietà. L’Italia ha avuto l’onore di depositare il primo mattone della casa comune, ed è anche grazie a questo protagonismo che oggi possiamo sederci a testa alta ai grandi tavoli di Bruxelles per dire la nostra e rafforzare un metodo comunitario sempre più solidale e unito, non solo geograficamente, ma soprattutto politicamente.

Per queste ragioni ho dissentito - con trasparenza e con il doveroso rispetto per il Pdl e per il presidente Berlusconi - da posizioni che a partire dal mese di dicembre di quest’anno hanno indirizzato il Pdl verso una nuova linea politica che non mi sento di sostenere.

Non mi sottrarrò mai al credo europeista, anche forte di una convinzione: senza l'Europa ci autocondanniamo all'irrilevanza nel mondo del domani. Laici e cattolici, autorevoli esponenti della politica così come della società civile, famiglie, amministratori, imprenditori e giovani hanno scelto l’ “Agenda per l’Italia”. E sono certo che, grazie al suo linguaggio della verità e al profondo attaccamento valoriale, non mancheranno altre adesioni"

Franco Frattini





29.12.12 | Posted in , , , , | Continua »

Serve una proposta per il bene dell’Italia

Serve una proposta per il bene dell’Italia. Il presidente Mario Monti e l'agenda Monti hanno ben interpretato una certa idea di bene comune che io mi auguro possano continuare ad interpretare anche nella prossima legislatura. Non perché ce lo chiedono gli altri paesi europei, ma perché serve agli italiani. 

Non sacrifichiamo i sacrifici degli italiani. Nell nome dell’orgoglio nazionale dobbiamo dire che l’Italia ce la può fare. 

Se Monti deciderà di rivolgersi agli italiani e di operare da protagonista per l'universo dei moderati sono certo che potrà corrispondere a quello che fu l'auspicio di Alcide De Gasperi: 'Solo uniti saremo più forti . . .” 

Questa è la mia visione e a questo io credo.

Franco Frattini




27.12.12 | Posted in , , , , | Continua »

Cambiare l'Italia, Riformare l'Europa: un'Agenda per un impegno comune




1. ITALIA, EUROPA 
Costruire un’Europa più integrata e solidale, contro ogni populismo 
La crisi ha impresso al processo di integrazione europea una accelerazione che sarebbe stato difficile immaginare solo pochi anni fa. Nei prossimi anni saranno scritte pagine decisive per il futuro dell’Europa e per il destino degli Stati che ne fanno parte. La scelta a favore o contro l’Europa e su quale Europa diventerà una linea di frattura fondamentale tra gli Stati e le forze politiche. L’Italia, Paese fondatore, deve essere protagonista attivo e autorevole di questa fase di ri-fondazione dell’Europa. Deve svolgere un ruolo trainante per promuovere nuovi assetti che rendano l’Unione Europea capace di perseguire in modo efficace, e secondo linee democraticamente decise e controllate, la crescita economica e lo sviluppo sociale del continente secondo il modello dell’economia sociale di mercato. 

L’Italia deve battersi per un’Europa più comunitaria e meno intergovernativa, più unita e non a più velocità, più democratica e meno distante dai cittadini. Le conclusioni del Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2012 segnano l’avvio di un cammino per la costruzione di un’autentica Unione economica e monetaria basata su una più intensa integrazione fiscale, bancaria, economica e politico istituzionale. Le elezioni europee del giugno 2014 dovranno costituire il momento per un confronto trasparente e democratico tra le forze politiche europee sul futuro della costruzione comunitaria. Il prossimo Parlamento europeo dovrà avere un mandato costituzionale. Il rifiuto del populismo e dell’intolleranza, il superamento dei pregiudizi nazionalisti, la lotta contro la xenofobia, l’antisemitismo e le discriminazioni sono il denominatore comune delle forze europeiste. 

Quello che l’Italia deve chiedere all’Europa.
L’Europa da sola non è la ricetta che risolve i problemi dell’Italia. L’Unione europea non è qualcosa al di sopra o al di fuori dei suoi Stati membri. Le sue politiche sono il risultato di un mix di interessi generali e interessi particolari dei vari Stati. Per questo trarre pienamente vantaggio dalla partecipazione all’Unione richiede una presenza costante e vigile per far valere il proprio punto di vista quando si definiscono le politiche, che poi fissano la cornice per le azioni a livello nazionale. Per contare nell’Unione europea non serve battere i pugni sul tavolo. Se non si convincono gli altri Stati delle proprie ragioni, si resta con un pugno di mosche in mano. Né serve fare i soci poco esigenti al tavolo del negoziato e magari provare ad allentare gli obblighi successivamente quando devono essere attuati. L’influenza sulle decisioni comuni nasce dalla credibilità, dal saper far valere peso economico e politico, dal lanciare idee su cui creare alleanze. Per questo l’Italia, paese contributore netto al bilancio europeo e che sostiene finanziariamente lo sforzo di salvataggio dei Paesi sottoposti a programma del Fondo Europeo Salva-Stati, deve chiedere all’Europa politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione alla crescita basata su finanze pubbliche sane, un mercato interno più integrato e dinamico, una maggiore solidarietà finanziaria attraverso forme di condivisione del rischio, una maggiore attenzione alla inclusione sociale e alla sostenibilità ambientale. Politiche che ne riflettono i suoi interessi e i suoi valori.

Quello che l’Europa chiede all’Italia 
Far parte di una comunità politica ed economica sempre più integrata comporta vantaggi ma anche responsabilità. Dobbiamo sempre più abituarci al fatto che le nostre scelte di politica economica siano guardate e valutate con attenzione dagli altri Stati dell’Unione, perché le politiche fatte insieme producono risultati migliori e perché le cattive politiche fatte a livello nazionale possono produrre danni che si riflettono negli altri Paesi con cui siamo strettamente integrati. Le forze politiche devono fare proprio il principio secondo cui le politiche economiche (in particolare le misure volte alla crescita e quelle di politica finanziaria) di ciascuno Stato Membro dell’Unione sono una questione di interesse comune dell’Unione europea e come tali sono soggette a coordinamento, orientamento e monitoraggio da parte della stessa. In questo quadro l’Italia deve confermare il proprio impegno al rispetto delle regole di disciplina delle finanze pubbliche e ad assumere le priorità strategiche definite in sede europea e le raccomandazioni specifiche che l’Unione europea rivolge ogni anno all’Italia, come a tutti gli altri Stati Membri, come parametri di riferimento per la formulazione della sua politica economica.

L’Italia a testa alta nel mondo 
Una parte rilevante dell’azione del governo è stata dedicata all’azione sul fronte internazionale. Questa scelta corrisponde alla convinzione che il destino di ogni Paese non si decide più nei suoi confini ma è strettamente intrecciato a quello del sistema di relazioni globali in cui è inserito. E che la quotazione dell’aggettivo “italiano” nel mondo è altrettanto importante dello spread per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese. Per questo è stata data priorità a rafforzare la posizione dell’Italia dentro l’Unione europea e a rinsaldare i legami con gli Stati Uniti promuovendo un più forte legame transatlantico. Allo stesso tempo l’Italia ha rafforzato il suo posizionamento in tutti i quadranti fondamentali dello scacchiere globale, dal Medio oriente all’Asia. La collocazione geografica dell’Italia al centro del Mediterraneo impone di guardare con più coraggio e con una visione strategica ai grandi cambiamenti politici, economici e civili suscitati dalla primavera araba e di sostenere percorsi di vera democratizzazione. L’Italia ha confermato la sua vocazione a sostenere il multilateralismo, nelle Nazioni Unite e nei fori informali come il G8 e il G20. Un’azione che poggia su uno strumento diplomatico di eccellenza, sulla presenza delle forze armate italiane nelle operazioni di pace nel mondo, nel contrasto al terrorismo internazionale e nella lotta alla pirateria, sulla diffusione della cultura italiana nel mondo. Su questo sentiero, l’Italia deve valorizzare la rete di italiani nel mondo, un network con potenziale inestimabile. Occorre maggiore attenzione alle relazioni con i Paesi in via di sviluppo improntandole alla difesa della pace e alla solidarietà, allo sradicamento della povertà e della insicurezza alimentare. Per ovviare a risorse forzatamente limitate, va rafforzato il coordinamento delle poliche di cooperazione, meendo a coerenza l’intero sistema di cooperazione italiano (pubblico, priva, territori e società civile).

2. LA STRADA PER LA CRESCITA 
La crescita non nasce dal debito pubblico. Finanze pubbliche sane, a tutti i livelli. 
Con un debito pubblico che supera il 120% del PIL non si può seriamente pensare che la crescita si faccia creando altri debiti. Non è una questione di cieco rispetto di vincoli europei o sottomissione ai mercati. E’ la realtà, scomoda, dei numeri. Lo spread conta per le imprese e i lavoratori, perché finanziare il debito pubblico costa agli italiani €75 miliardi in interesse annuali, ovvero circa il 5% del PIL. Ridurre di 100 punti base il tasso di interesse che paghiamo sul debito, vale 20 miliardi di euro a regime. E da novembre 2011 il tasso di interesse è calato di oltre 250 punti. Si possono anche criticare obblighi europei, ed anche il governo le ha criticate, per certi aspetti ma bisogna ricordare che esse sono oggi il test della credibilità della politica fiscale seguita dagli Stati che devono rientrare da un debito eccessivo. Bisogna rovesciare la prospettiva e prendere il quadro europeo come lo stimolo a cercare la crescita dove essa è veramente, nelle innovazioni, nella maggiore produttività, nella eliminazione di sprechi. La crescita si può costruire solo su finanze pubbliche sane. 

Per questo il Paese dovrà continuare l’impegno per il risanamento dei con pubblici in coerenza con gli obblighi europei in materia di disciplina delle finanze pubbliche, ed in particolare: 

a. attuare in modo rigoroso a partire dal 2013 il principio (di cui al nuovo articolo 81 della nostra Costituzione) del pareggio di bilancio strutturale , cioè al netto degli effetti del ciclo economico sul bilancio stesso; 

b. ridurre lo stock del debito pubblico a un ritmo sostenuto e sufficiente in relazione agli obiettivi concordati (tenuto conto del fatto che, realizzato il pareggio di bilancio e in presenza di un tasso anche modesto di crescita, l'obiettivo di riduzione dello stock del debito sarebbe già automaticamente rispettato); 

c. ridurre a partire dal 2015, lo stock del debito pubblico in misura pari a un ventesimo ogni anno, fino al raggiungimento dell’obiettivo del 60% del prodotto interno lordo; 

d. proseguire le operazioni di valorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico, in funzione della riduzione dello stock del debito pubblico (ogni provento deve essere integralmente destinato a questo scopo).


Riduzione e riequilibrio dei carichi fiscali 
L’aggiustamento fiscale compiuto quest’anno a prezzo di tanti sacrifici degli italiani ha impresso una svolta. Con l’avanzo primario raggiunto, il debito è posto su un sentiero di riduzione costante a parre dal prossimo anno. Per questo, se si tiene la rotta, ridurre le tasse diventa possibile. 

Per la prossima legislatura occorre un impegno, non appena le condizioni generali lo consentiranno, a ridurre il prelievo fiscale complessivo, dando la precedenza alla riduzione del carico fiscale gravante su lavoro e impresa. Questa va comunque perseguita anche trasferendo il carico corrispondente su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio. Servono meccanismi di misurazione della ricchezza oggettivi e tali da non causare fughe di capitali . In questo modo il fisco diventa strumento per perseguire anche obiettivi di maggiore equità nella distribuzione del peso dell’aggiustamento. 

Bisogna inoltre realizzare un nuovo Patto tra fisco e contribuente per un fisco più semplice, più equo e più orientato alla crescita. Seguendo l’impostazione tracciata dalla legge delega in materia fiscale, il cui esame non è stato completato dal Parlamento, occorre riformare il sistema tributario. 

Eliminare gli sprechi, valorizzare gli investimenti produttivi. 
Se la corsa della spesa pubblica non viene fermata e la dinamica del debito non è invertita, il Paese non può ripartire. Ma i tagli devono avvenire in modo intelligente e selettivo. Spending review non vuol dire solo “meno spesa”, ma “migliore spesa”. 

Vuol dire eliminare ciò che non è efficace o non ha ragioni di essere mantenuto e creare spazi per la spesa che produce crescita. E’ necessario creare gli spazi per aumentare gli investimenti pubblici per la crescita e l’occupazione, invertendo il trend discendente di questi ultimi anni. 

La spending review lanciata quest’anno ha permesso risparmiare 12 miliardi e ulteriori risparmi saranno conseguiti nel 2013, quando le misure entreranno pienamente a regime. Sono state ridotte le retribuzioni dei manager pubblici e benefit costosi, come le auto blu. L’azione di riduzione dei costi è però solo all’inizio. Cambiamenti strutturali nella spesa, come la riduzione e il taglio di enti e organismi pubblici, richiedono tempo e un approccio sistemattco e continuativo. Deve proseguire l’azione di riduzione e riqualificazione della spesa corrente, salvaguardando tuttavia la spesa per investimenti produttivi per le infrastrutture, la ricerca e l’istruzione, motori della crescita. Riqualificare la spesa pubblica significa domandarsi sistematicamente se le voci di bilancio, indipendentemente dalla loro anzianità di iscrizione nei bilanci, hanno ancora senso e sono congrue ai risultati da raggiungere, valutando la loro efficienza ed efficacia. La spending review deve diventare un metodo ordinario per la gestione corretta ed efficente delle amministrazioni pubbliche, prima fra tue quella statale. 

Una pubblica amministrazione più agile, più efficiente, più trasparente. Usare meglio i fondi strutturali europei 
Un’amministrazione pubblica più moderna e più agile è la chiave per migliorare la vita dei cittadini e la competività del Paese. La semplificazione del rapporto tra la pubblica amministrazione e i cittadini e le imprese è stata al centro dell’azione di questi mesi: via adempimenti inutili per infrastrutture ed edilizia, migliorata la legge fallimentare, piena digitalizzazione della pubblica amministrazione, per fare qualche esempio. Cambiare il volto dell’amministrazione pubblica è uno sforza di lunga lena. Le riforme amministrative avviate nei mesi scorsi devono continuare così da allineare ai migliori standard europei i livelli di efficienza delle amministrazioni di ciascun settore e ridurre il carico burocratico gravante sulle imprese e i cittadini, anche nel pagamento dei tributi. 

Entro i primi 100 giorni di attività del nuovo governo dovrà essere lanciata una consultazione per identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta. L’altra priorità è accrescere, mediante le necessarie misure organizzative e gestionali, l’efficienza delle pubbliche amministrazioni, in particolare dell’amministrazione giudiziaria, elemento chiave per la competività delle imprese. Le misure prese quest’anno e le esperienze pilota nei tribunali dimostrano che si può ottenere una giustizia più efficiente e più celere per i cittadini e le imprese. Deve essere introdotto un principio generale di trasparenza assoluta della pubblica amministrazione, secondo il modello del Freedom of Information Act degli Stati Uniti e del Regno Unito. 

Lo spreco dei fondi strutturali dell’Unione europea , un’occasione unica di investimento per la crescita nelle regioni del nostro Mezzogiorno, è uno scandalo che il nostro Paese non può più permettersi. Non si possono chiedere risorse allo Stato, e quindi ai contribuenti, mentre si lasciano svanire risorse europee, che sono peraltro anch’esse finanziate dal contribuente italiano. Sulla scorta dell’esperienza maturata con il successo del Piano di azione coesione e della riprogrammazione dei fondi strutturali, occorre mettere in campo tutti gli sforzi possibili per incrementare la capacità delle amministrazioni di promuovere progetti finanziabili da parte dei Fondi strutturali dell’UE, con un obiettivo preciso: l’utilizzazione totale dei contributi disponibili. 

Continuare la stagione delle liberalizzazioni 
L’anno passato ha segnato un salto di qualità negli interventi per l’apertura dei mercati e la rimozione delle barriere alla concorrenza. Le liberalizzazioni non sono state provvedimenti isolati ma parte integrante di una politica economica che ha messo al centro l’interesse dei cittadini-consumatori piuttosto che quello delle singole categorie economiche o dei produttori. Ed è stata un contributo ad accrescere l’equità, favorendo gli outsiders e i nuovi ingressi nel mercato. Sono stati interessati gli ordini professionali, banche ed assicurazioni, i mercati del gas e dei carburanti, i trasporti, le farmacie, i servizi pubblici locali, per citare solo alcuni settori. Secondo l’OCSE questi interventi hanno allentato rigidità radicate e potranno portare fino allo 0,4% di crescita incrementale all’anno per i prossimi dieci anni. 

Restano tuttavia ostacoli alla concreta attuazione delle liberalizzazioni, perché molte norme generali hanno bisogno di attuazione a livello regionale e locale. Restano ancora restrizioni in vari settori. Resta la tentazione ricorrente di reintrodurre tutele e protezioni, come si è visto con la riforma della professione forense. 

E’ necessario impegnarsi a proseguire e intensificare la politica di apertura dei mercati dei beni e dei servizi , sulla base di un adeguato processo di consultazione pubblica, nelle industrie a rete, nei servizi pubblici locali, rispettando i paletti posti dalla sentenza della Corte costuzionale, e nei servizi resi da lavoratori autonomi e liberi professionisti, nonché di rimozione dei vincoli che limitano in essi la concorrenza, sulla linea delle indicazioni della Commissione europea e dell’Autorità Antitrust nazionale. Bisogna fare della Legge Annuale sulla Concorrenza lo strumento regolare di una periodica azione di rimozione di vincoli e blocchi che ingessano l’economia e di maggior tutela dei consumatori. Mettere al centro della politica economica la concorrenza significa lavorare per un’economia più efficiente e innovativa, migliorando la qualità di vita e le possibilità di scelta dei cittadini-consumatori. 

Rivitalizzare la vocazione industriale dell’Italia
ILVA, IRISBUS, ALCOA sono solo alcuni dei nomi delle oltre trecento vertenze che in questi mesi hanno segnato la cronaca delle crisi industriali. Con la crisi il contributo dell’industria manifatturiera all’economia italiana si è ridotto significativamente, in termini di valore aggiunto e di occupazione. E la crisi continua a colpire. Siamo ancora ben lontano dai livelli di attività industriale precedenti al 2008. La crisi industriale e occupazionale è il prodotto di dinamiche globali ma anche di scelte sbagliate nei decenni passati e di riforme a lungo rimandate. Ma dobbiamo avere fiducia nella forza dell’Italia come luogo competitivo di produzione industriale. 

Nei mesi scorsi migliorare il contesto competitivo per le imprese è stato un filo rosso dell’azione del governo. Riduzione degli oneri burocratici, tribunali per le imprese, promozione di fonti di finanziamento alternative, come la possibilità di avere obbligazioni societarie o l’agevolazione fiscale per i project bonds, la defiscalizzazione per le imprese che investono (ACE), la riduzione dei ritardi di pagamento dell’amministrazione alle imprese, revisione degli incentivi alle imprese, riduzione dei costi di approvvigionamento energetico sono stati alcuni dei fronti di azione. Bisogna andare avanti. Occorre aumentare gli investimenti in ricerca e innovazione, attraverso il credito strutturale di imposta. Bisogna facilitare l’introduzione di nuove forme di finanziamento per migliorare l’accesso al credito e promuovere misure che facilitino la crescita dimensionale delle nostre imprese. 

Per gestire le ristrutturazioni industriali si può immaginare uno strumento nuovo, un Fondo per le ristrutturazioni industriali , che faccia da catalizzatore per la partecipazione di capitali privati. Occorre continuare a lavorare per la riduzione del costo dell’energia. Occorre completare la riforma della giustizia civile. Serve infine lavorare sulla produttività totale dei fattori e sul costo del lavoro per diminuire quel divario con gli altri Paesi europei che crea uno squilibrio di competitività. Bisogna quindi continuare sulla strada del decentramento della contrattazione salariale lungo il solco dell’accordo tra le parti sociali dell’ottobre scorso. 

Tutto questo serve ad aiutare la transizione dei settori tradizionali. Allo stesso tempo dobbiamo favorire la nascita di nuove imprese nei settori che sono portatori di crescita. Il governo ha per la prima volta introdotto un regime per le start up. Sulla base di un attento monitoraggio dei risultati, si potrà pensare a sostenere ulteriormente le piccole imprese innovative, anche aiutando l’emergere di un vero mercato dei capitali di rischio, in particolare seed capital, che aiuti i giovani nella primissima fase di avvio della loro impresa. 

Aperti ma non disarmati sui mercati globali. Proiettare le imprese italiane sui mercato internazionali, riaprire il Paese agli investimenti esteri. 

La crisi ha accelerato la corsa delle economie emergenti, dove maggiore è l’espansione della domanda e si accumulano nuovi capitali. Nella zona euro, le economie che hanno attraversato meglio la crisi sono quelle che hanno saputo cogliere le opportunità poste dalla crescita dei mercati extraeuropei. Tra le imprese italiane, quelle più grandi, più produttive e più innovative hanno saputo difendere e aumentare le loro quote di export, mentre soffrono le piccole e medie imprese, che fanno più fatica ad uscire dal mercato domestico. Nel complesso, negli ultimi dieci anni l’Italia ha perso quasi il 30% della sua quota nel commercio mondali dei beni. Adesso si è iniziato a invertire la rotta. 

La credibilità dell’Italia nel mondo aiuta le imprese ad aprirsi nuove porte. Ma per sostenere la competitività c’è anche bisogno di ridurre i costi del credito per l’export, di rendere più agili ed efficienti le strutture di promozione del commercio estero rafforzando il lavoro della nuova ICE, di migliorare la logistica e di eliminare oneri amministravi e adempimenti farraginosi. Occorre una attenzione particolare per la proiezione internazionale delle imprese medio-piccole, che hanno bisogno di consulenza giuridico-economica adeguata e di informazioni sui nuovi mercati di sbocco. Bisogna infine sostenere gli interessi legittimi delle imprese e dei lavoratori italiani nella definizione degli accordi commerciali che l’Unione europea stringe con i Paesi terzi, promuovendo un migliore e più equo accesso ai mercati internazionali, secondo la logica di un approccio aperto ma non disarmato. 

Allo stesso tempo, l’Italia è un paese dove mancano capitali per investimenti e crescita. Eppure è il fanalino di coda nella classifica degli investimenti diretti esteri. Negli ultimi mesi abbiamo assisto ad un inizio di ritorno degli investimenti esteri in Italia. Bisogna puntare a raggiungere un livello di investimenti diretti esteri vicino alla media europea, che potrebbe portare fino a circa 50 miliardi di euro in più di investimenti l’anno. Per far questo bisogna guardare con occhi più aperti agli investimenti diretti esteri, quando sono basa su piani industriali seri e hanno prospettive di valorizzazione industriale e occupazionale. E’ il contrario della svendita, è un’opportunità per entrambi, investitori e territori beneficiari.

Bisogna prendere sul serio l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca. 
La scuola e l’università sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di affrontare le sfide globali. A livello collettivo, investire in capitale umano è la strada per sfuggire alla morsa della competizione di Paesi con costi di manodopera più bassi. A livello individuale, avere un grado di istruzione adeguato e competenze appropriate è una carta fondamentale per trovare lavoro, realizzare le proprie aspirazioni. Eppure l’Italia ha un elevato tasso di abbandono scolastico precoce, un livello di performance scolastica più basso rispetto alla media dei Paesi OCSE e un numero di laureati lontano dagli obiettivi fissati dall’Unione europea.

C’è bisogno di invertire la rotta. Per questo bisogna prendere l’istruzione sul serio. Serve rompere uno schema culturale per cui il valore dello studio e della ricerca e il significato della professione di insegnante sono stati mortificati. Gli insegnanti devono essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto, investendo sulla qualità. Il modello organizzativo deve cambiare puntando su autonomia e responsabilità come principi fondanti. Da subito occorre completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su INVALSI e INDIRE, basato su indici di performance oggettivi e calibrati sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti.

Occorre inserire con gradualità meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici basati sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata, e degli insegnanti , ad esempio attraverso un premio economico annuale agli insegnanti che hanno raggiunto i migliori risultati.

Bisogna ridurre il tasso troppo alto (18%) di abbandono scolastico precoce con misure mirate e nuovi investimenti nelle strutture scolastiche. Occorre assicurare a ogni adolescente che esce da un ciclo scolastico un servizio efficiente di orientamento scolastico e professionale.

Man mano che si riduce il costo del debito pubblico e si eliminano spese inutili, possiamo creare nuovi spazi per investimenti nell’istruzione. La priorità dei prossimi cinque anni è fare un piano di investimenti in capitale umano . In materia di ricerca, occorre proseguire e affinare il progetto avviato dall’ANVUR per il censimento e la valutazione sistematica dei prodotti di ricerca. Bisogna inoltre rilevare per ogni facoltà in modo sistematico la coerenza degli esiti occupazionali a sei mesi e tre anni dal conseguimento della laurea, rendendo pubblici i risultati.

E’ prioritario accrescere gli investimenti nella ricerca e nell’innovazione, incentivando in particolare gli investimenti nel settore privato anche mediante agevolazioni fiscali e rafforzando il dialogo tra imprese e università. Bisogna rendere le università e i centri di ricerca italiani più capaci di competere con successo per i fondi di ricerca europei, sulla scorta del lavoro avviato nei mesi passati.


Italia 2.0: l’Agenda digitale 
Nel corso dell’ultimo anno sono state messe in campo varie misure per colmare il ritardo accumulato dall’Italia nello sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie ICT. Sono state introdotte misure per favorire la più rapida digitalizzazione della pubblica amministrazione, in modo da ampliare il numero di cittadini che interagiscono con gli uffici pubblici attraverso internet, ad esempio per ottenere fatturazioni, certificati o procedure anagrafiche o per pagare servizi come i ticket sanitari. Sotto la guida della Cabina di regia istituita dal Governo si sono fatti progressi nell’attuazione dell’Agenda digitale italiana, che fissa una serie di obiettivi e di azioni da attuare entro il 2020. Occorre continuare il lavoro avviato e rafforzarlo lungo i quattro assi delle connessioni infrastrutturali a banda larga e ultra larga, delle smart communies/smart cities , della introduzione dell’approccio “open data” rendendo tutti i dati della pubblica amministrazione accessibili e scambiabili on line, la diffusione del “cloud computing”, la nuvola dei dati, per unire e condividere dati provenienti da più istituzioni e dell’e-government, rafforzando gli incentivi per l’utilizzo di tecnologie digitali nei processi amministrativi per fornire servizi ai cittadini .















27.12.12 | Posted in , , | Continua »

Lascio il Pdl. Mi interessa solo un Ppe italiano: unica scelta che potrei seguire


Intervista di Franco Frattini a La Stampa

"Ma non voterò mai contro Berlusconi" 
Bisogna scegliere chi fa politica con spirito di servizio e non per avere uno stipendio 
Non sono infedele. Per seguire Berlusconi mi dimisi da ministro di Dini: sono fatto così 

PAOLO FESTUCCIA 

«La mia esperienza politica nel Pdl si conclude qui». Franco Frattini si chiama fuori. Basta col Pdl e alla corsa per una ricandidatura. «Non mi interessano né casette né mini condomini». E del resto, «Silvio Berlusconi mi ha portato in Parlamento e non voterò mai contro di lui. Un gesto di lealtà nei sui confronti mi pare giusto». Questo non impedisce a Frattini di dissentire sulla ridiscesa in campo di Berlusconi. «Ne prendo atto, ma proprio per questa ragione sono sufficientemente libero di non proseguire né in questa né in altre esperienze». 

Nessuna «infedeltà». Tant'è, ricorda l'ex ministro degli Esteri, che «per seguire Berlusconi mi dimisi anche da ministro di Dini: sono fatto così...». 

Anche stavolta, quindi. Fuori dal Parlamento, senza incarichi né seggi... 
«Ma non fuori dalla politica. Resterò nella grande casa del Ppe in Europa ad occuparmi di politica estera. Non cerco case né casette politiche per rientrare a ogni costo in Parlamento. Anche se non nego che una proposta di una squadra o di una lista "Monti per l'Italia", insomma, di un vero Ppe italiano potesse interessarmi, ma se quella proposta non c'è resto fuori. E' una scelta che ho annunciato anche a Berlusconi e che deriva pure dal vedere come in queste ultime settimane di incertezza ci siano stati e ci sono tentativi e movimenti di persone che come me, e anzi più di me, hanno criticato le scelte di Berlusconi, ma oggi, invece, sono tornati ad essere i più grandi sostenitori della sua candidatura alla premiership». 

E' deluso dalle parole di Monti che annuncia di non volersi candidare con nessuno, ma si dice pronto a guidare le forze che sosteranno la sua agenda? 
«Rispetto la decisione di Monti. E condivido fino in fondo le sue parole sulle dolorose decisioni fiscali prese, e che non sono state un capriccio ma sono servite a salvare l'Italia. E' necessario che quelle riforme non vengano smantellate, e l'appello lanciato riguarda tutte le forze politiche: di centro-destra e di centro-sinistra. Sono, inoltre, convinto che abbia ragione Monti quando sostiene che l'Italia si è presentata in Europa con la schiena dritta e non inclinata». 

Frasi che, però, individuano anche critiche precise alla passata azione di governo di cui lei ha fatto parte. 
«Guardi, credo che gli impegni assunti con l'Europa a ottobre del 2011 dal governo Berlusconi abbiano rappresentato un grande gesto di responsabilità. Berlusconi si era giustamente impegnato per riforme serie, per il pareggio di bilancio. Quello che non si sarebbe dovuto fare, invece, in questi ultimi tempi è dimenticare gli impegni solennemente assunti attraverso le parole di alcuni esponenti del Pdl, anche sul fiscal compact. E' sbagliato rimettere in discussione quegli accordi, perché in quel negoziato il governo Berlusconi ottenne dall'Europa che nella valutazione del debito non si tenesse conto solo di quello pubblico ma anche dei depositi privati». 

Ieri Monti ha detto di essere grato e sbigottito da Berlusconi, al punto di faticare a seguire "le sue linee di pensiero". E' così anche per lei? 
«L'esperienza di Berlusconi è stata rilevante. Non foss'altro perché in Italia ha creato il principio del bipolarismo. Certo, poi è si è trasformato anche in scontro tra berlusconismo e antiberlusconismo. Ma ha comunque introdotto il principio che "io" scelgo, io indico al Paese cosa voglio fare e poi il cittadino vota e sceglie». 

Si parla molto di "agenda Monti", che il Pdl ha condiviso per un anno e poi ha bruscamente rinnegato. Al punto che Berlusconi ha definito un possibile "Monti-bis" un incubo. Cosa ne pensa? 
«Penso che sia sbagliato rimettere in discussione il nostro rapporto e gli impegni con l'Europa. Qualcuno nel Pdl spinge per farlo, per cambiare i paletti, ma sarebbe un autogol». 

Ci sarà quest'area della società civile a sostenere Monti? 
«Me lo auguro. Auspicando che per società civile si includano liste pulite, gente mai condannata...Che si mette a disposizione del Paese. Insomma, che sceglie di fare politica come spirito di servizio e non per avere un lauto stipendio».






24.12.12 | Posted in , , , , , | Continua »

Sosterrò i punti dell'Agenda Italia


Esprimo grande apprezzamento per l'attività ed i risultati del governo Monti: riforme che sono servite innanzitutto all’Italia ed il cui cammino è stato intrapreso nell’interesse del Paese e con una leale collaborazione di un ampio spettro di forze politiche - tra cui il Pdl - e non certamente perché ce l’ha chiesto l’Europa. Resto certo che il premier Monti sarà sicuro protagonista della scena istituzionale anche in futuro

Sosterrò i punti dell’Agenda Italia. Un’Agenda aperta ancora una volta alle anime politiche responsabili, e che si potrà rafforzare ed integrare, ma certo non stravolgere: per non sacrificare i sacrifici fatti sinora e per non creare false promesse. E’ questa l’unica road map per il risanamento, la crescita e – come ha ricordato il premier parafrasando Alcide De Gasperi – per “guardare alle prossime generazioni”. 

Mi auguro che il Pdl progetti, quindi, il suo programma di governo in funzione di questa continuità: senza rinnegare la linea adottata nei mesi di governo Monti, ma rafforzando ulteriormente quelle riforme. Per esempio coniugando equità e sostegno alle imprese, valutando un serio piano di riduzione delle imposte, indicando tutte le coperture e senza venire meno a quei patti presi con l’Europa firmati dal presidente Berlusconi quando avevo l’onore di essere ministro degli Esteri di quel governo. 

Sono questi gli impegni ed i principi che coinvolgono la grande maggioranza degli italiani: una grande area di persone moderate, europeiste, che guardano al lavoro dei giovani e che vogliono rimanere vincolati al lavoro dell’Europa, secondo il manifesto che il Partito Popolare Europeo ha recentemente approvato al Congresso di Bucarest e che il segretario Alfano ed io abbiamo solennemente sottoscritto.

23.12.12 | Posted in , , , , | Continua »

Frattini: Inevitabile che me vada se passa linea Lega su Ue




Starò con chi ha una visione nel quadro del popolarismo europeo, per una Italia stabile, mi auguro che le parole di Berlusconi su Monti federatore dei moderati vengano confermate, perché divisi i moderati perdono. Sarà discriminante capire se si vuole stare con chi vuole lavorare per più Europa e chi pensa che l' Europa sia un problema, penso ovviamente alla Lega.

 Io valuterò guardando i programmi e se al loro interno ci saranno il referendum sull'Euro e il progetto della divisione del Continente in macroregioni, come propone la Lega, sarà un programma in cui non mi potrò riconoscere. In una alleanza con la Lega il Pdl si schiaccerebbe a destra. Mi auguro che questa non sia la strada sennò per me la divisione sarebbe inevitabile. 

Ho incontrato sia Monti sia Berlusconi. Il presidente del Consiglio, immagino, proporrà una agenda per l'Italia, un manifesto per il futuro, invitando le forze moderate a seguirlo. A Silvio ho detto, in assoluta lealtà personale, che serviva una azione incoraggiante su Monti come unica strada per unire i moderati.

Berlusconi ha il difetto di seguire le emozioni di alcuni consiglieri, e io non condivido lo smantellamento dell' agenda Monti sulla scia dei consigli del professor Brunetta - osserva Frattini. Poi però Silvio riflette e magari riflettendo capisce che quella posizione va cambiata. 





20.12.12 | Posted in , , , , | Continua »

La Fondazione De Gasperi incontra il Presidente del Consiglio

La Fondazione De Gasperi, rappresentata dal Presidente, Franco Frattini, e dal vice presidente, Maria Romana De Gasperi, è stata ricevuta, martedi 18 dicembre, a palazzo Chigi, dal presidente del Consiglio, Mario Monti


Franco Frattini, Maria Romana De Gasperi, Mario Monti






19.12.12 | Posted in , , , | Continua »

Se Monti federa tutti i moderati si vince



Se Monti comprenderà che i moderati possono vedere in lui il federatore la partita si apre nella sostanza, cioè si potrà correre per vincere. Se non lo facesse ognuno dovrebbe riflettere. 

Io sono sicuro di ciò che farò io, nel senso che non potrò sostenere forze politiche che vedono l'Europa indicata come fonte di tutti i problemi e complotti internazionali contro l'Italia. Sosterrei, piuttosto, la necessità che a partire dal Pdl serva più Europa. 

Cosa fará Berlusconi? Resto alle dichiarazioni di impegno politico del presidente Berlusconi dicendo che ferma restando l'azione del Pdl sosterrebbe Monti come federatore e candidato premier. 

Io non ho la lista dei buoni e dei cattivi fatta da Monti, e francamente credo non ce l'abbia nemmeno lui. La differenza si farà sui contenuti. 

C'è un movimento in corso che e' prematuro definire in modo certo. Monti spieghera', io mi auguro molto presto, la sua decisione . Credo che le differenze saranno europeiste o non europesiste, io mi auguro che il presidente Berlusconi sara' europeista convinto, come ha promesso davanti al Ppe di voler essere, e su questa base non vedo perche' debbono stare da due parti diverse.



18.12.12 | Posted in , , , | Continua »

Protocollo d'intesa SIOI - Commissione Europea

Lucio Battistotti e Franco Frattini alla SIOI

SIOI e Rappresentanza in Italia della Commissione europea firmano un protocollo d'intesa nell'ambito della formazione e la comunicazione dell'Unione europea 

La Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale - SIOI e la Rappresentanza in Italia della Commissione europea hanno sottoscritto oggi un Protocollo d’Intesa volto a promuovere la reciproca volontà di collaborare nel settore della formazione, della comunicazione, della diffusione delle pubblicazioni e attività delle Istituzioni europee e dell’organizzazione di eventi

Il documento sottoscritto dal Presidente della SIOI, On. Franco Frattini, e dal Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Lucio Battistotti, prevede, tra l'altro, l'organizzazione di programmi di formazione, conferenze e workshop congiunti, lo scambio dello staff accademico e di funzionari per docenze e attività convegnistiche; l'organizzazione di visite presso le Istituzioni europee; l'invio e accoglienza di studenti per tirocini nonché la promozione di campagne di informazione congiunte. Il protocollo intende proseguire la proficua collaborazione già consolidata tra le due istituzioni.




















18.12.12 | Posted in , , , | Continua »

Frattini: Most PDL Members Back Monti for Another Year


Franco Frattini for CLASS CNBC Europe

18.12.12 | Posted in , , | Continua »

Medio Oriente: incontro con il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas

Franco Frattini con il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas

Ho incontrato a Roma il presidente Abu Mazen a cui ho espresso l'auspicio che, ancor più dopo il voto all'Onu e alla luce della posizione espressa dall'Italia, l'Autorità Nazionale Palestinese possa lavorare per una pace costruttiva, anche esprimendo esplicita condanna verso l'operato di Hamas, che certamente ha dimostrato più volte di preferire la strategia della violenza e della tensione a quella del dialogo e della pacifica convivenza tra due popoli. 

Un processo di pace che non può che proseguire con la collaborazione e la ricerca di intese trasparenti e durature anche con Israele: in primis nell'interesse delle due parti e dei rispettivi popoli. Ma anche per dare segnali e risposte rassicuranti a quell'Europa e a quell'intera comunità internazionale che sulla pace in Medio Oriente hanno più volte espresso preoccupazione, e che con il voto all'Onu - un chiaro segnale di fiducia e speranza - si aspettano adesso dall'Anp un atteggiamento maturo e responsabile. 

Resto fiducioso del fatto che solo con il dialogo e l'inclusione - e non escludendo una parte - si possa portare avanti un processo di pace sereno, duraturo e senza violenza. E' l'auspicio del mio partito, il Pdl, e del Ppe, di cui presiedo il tavolo sulla politica estera. 



Franco Frattini

17.12.12 | Posted in , , | Continua »

Frattini a Class Cnbc,desidero che Monti diventi il federatore dei moderati






"Il mio desiderio è che Monti diventi il federatore dei moderati italiani". L'onorevole Franco Frattini, in esclusiva a Class Cnbc, si dichiara ottimista su un eventuale ruolo politico del premier, sottolineando l'importanza che l'agenda che il professore ha portato avanti quest'anno diventi anche l'agenda del futuro governo.

Sulla decisione di Silvio Berlusconi di ritornare ad avere un ruolo attivo in politica, l'ex ministro degli Esteri spiega che la notizia non lo ha sorpreso e si è detto lieto di sapere che anche per il leader del Pdl Monti sia la prima scelta. "Berlusconi", spiega Frattini, "lavora per l'unione dei moderati e l'attuale premier è l'unico che possa rappresentarla".

Torna però a difendere la propria scelta di non sfiduciare l'esecutivo tecnico come hanno fatto i suoi colleghi di partito, ribadendo che gli obiettivi di stabilità devono essere sostenuti fino alla fine della legislatura. Su un aspetto l'esponente del Pdl non ha dubbi: non è necessaria una nuova formazione politica, occorre solo raccogliere i centristi in un'unica realtà di cui Monti sia a capo.



17.12.12 | Posted in , , , | Continua »

Su Monti ho l'ottimismo della volontà


Intervista di Franco Frattini a "Il Messaggero"

Franco Frattini ci crede: «Ho l'ottimismo della volontà». Però affinché davvero Mario Monti accetti di candidarsi «molto dipende anche da noi, dal Pdl. Certo, se diciamo che l'Europa è un mostro che vuole mangiarci, che è quella dei banchieri e ci inventiamo gli gnomi di Francoforte o di Bruxelles; se attacchiamo la Germania e mandiamo messaggi negativi è evidente che il presidente Monti difficilmente accetterà di marciare assieme a questa compagnia». 

Ecco onorevole, partiamo da qui. Lei che fa se Monti decide di non candidarsi? 
«Non sono abituato a ragionare sulle subordinate. Comunque per rispondere dico: in quel non auspicabile caso, la figura di Monti scomparirà? E la sua agenda che fine farà, sarà confermata o no? Le mie valutazioni dipenderanno da tutto questo e includeranno anche la possibilità di tornare al mio lavoro, per ottenere il quale ho vinto un concorso molto difficile. Non sono tra coloro che cercano di aggiungere alle due legislature una terza». 

Lei si chiede che fine farà l'agenda Monti. Berlusconi ha appena annunciato che se vincerà le elezioni cancellerà l'Imu, che proprio Monti ha introdotto. Mi pare che una risposta ci sia già, no? 
«Certamente l'abolizione dell'Imu, almeno per la prima casa, è una cosa che oggettivamente gli italiani apprezzerebbero. Però che si possa o meno fare non può dipendere da un annuncio: servono delle spiegazioni che ancora non vedo. A partire dalla principale: dov'è la copertura finanziaria? Si pensa ad una patrimoniale sui più ricchi come hanno fatto altri Paesi? Oppure alla dismissione di parte del patrimonio pubblico? Ovviamente piacerebbe a me e a moltissimi italiani non pagare l'Imu, però oggi come oggi forse è più importante salvare l'Italia». 

Dica la verità: tutte queste giravolte del Pdl e di Berlusconi non rischiano di confondere fino allo spaesamento l'elettorato moderato? 
«Questo è l'argomento sostenuto da Crosetto e dalla Meloni per reclamare un nuovo centro-destra. Io penso che il primo passo deve essere attendere le dimissioni di Monti; poi ci saranno pochissimi giorni per valutare. Se Monti sarà in campo, la strada è tracciata. In caso contrario, per il centro-destra sarà una sorta di tsunami». 

Perché Berlusconi di nuovo candidato premier lo giudica un errore? 
«A mio avviso il nostro obiettivo deve essere quello di creare il campo dei Popolari italiani, ispirato al Ppe. Questo campo non può avere Berlusconi come federatore perché chi dovrebbe federarsi con lui non è d'accordo. La candidatura di Berlusconi farebbe venir meno l'unità dei moderati italiani e questo condannerebbe quel campo ad una sconfitta. Ma insisto, questa è la subordinata. Io mi batto per la principale, che cioè il federatore sia Monti. Se così non fosse, il mio pessimismo per una sconfitta elettorale aumenterebbe di molto». 

Ieri c'è stata la riunione di quelli come lei che nel Pdl sostengono Monti. Il palco era molto affollato: troppo? 
«In effetti come promotore mi ero concentrato sui sottoscrittori del nostro documento. Francamente ho ascoltato voci che hanno detto cose molto diverse. Forse si è voluto dare il segnale che gran parte del Pdl è d'accordo su Monti federatore».





17.12.12 | Posted in , , , | Continua »

Sono certo che Monti potrà corrispondere ad auspicio di De Gasperi: solo se uniti saremo più forti


Intervento del Presidente della Fondazione De Gasperi, Franco Frattini, alla manifestazione “Italia Popolare” 


L’importanza della riunione di oggi è quella di riflettere sulla nostra visione per il futuro dell’Italia, quella visione costruita nei decenni dal popolarismo europeo, e dai padri fondatori dell’Europa. 

E’ questa una visione che si e arricchita molto nei decenni: con conquiste irreversibili come l’euro, la libera circolazione, ad esempio. Ma l’integrazione europea è ancora incompiuta. L'Europa non è ancora completamente unita. Non abbiamo ancora un’Europa politica, una politica estera comune, così come una politica di sicurezza europea. 

Questi sono i grandi passi avanti che dobbiamo compiere e che ci fanno chiedere sempre e comunque più Europa per andare avanti. 

Gli Stati Uniti d’Europa sono il passo ulteriore che serve per compiere il sogno dei padri fondatori e per realizzare anche quel principio di sussidiarietà tra Ue e stati nazionali. 

Italia Popolare, la manifestazione in cui ci siamo riuniti oggi, serve quindi a parlare finalmente di un modello italiano di popolarismo europeista e solidale: deve diventare una dialettica, una proposta   di programma politico e di governo, certamente antagonista rispetto a quelle forze politiche ispirate al socialismo europeo. 

Serve coerenza e, in questa scelta, bisogna rispettare alcuni importanti pilastri. Innanzitutto il primato della persona umana, dei suoi diritti inviolabili e delle sue libertà. Ancora, l’economia sociale e di mercato che guarda al lavoro dei giovani. Così come il rafforzamento delle imprese. Un principio radicato in coloro che pensano che profitto e liberismo devono cedere il passo ad un sistema che premia i meriti. La ricerca della prosperità deve essere funzionale all'uomo e non metro per egoismi intollerabili.

E’ una visione che ci permetterà di coniugare il valore delle identità anche territoriali con la ricerca di una cittadinanza comune europea che ancora manca ed in cui le diversità tra i popoli sono un valore aggiunto, ed in cui i principi assoluti devono da tutti essere rispettati. In questa visione ci sono anche le radici cristiane dell'Europa che hanno consolidato principi come l'inviolabilità di donne e uomini e le loro libertà fondamentali. 

Ecco dunque che più Europa significano anche un programma di sviluppo ed un programma di crescita che superi l’esclusiva ricetta del rigore. Occorre puntare su investimenti europei in cui limiti e ritardi italiani possano essere riassorbiti con una più forte competitività. 

Ruolo centrale la famiglia. occorre una riscossa civica in tempi di discredito della politica e delle istituzioni.

Fra le discriminanti ideali dell'azione politica del partito in futuro dovranno esserci legalitàdistinzione tra servizio pubblico e affarismorigorosa selezione dei propri rappresentanti in base a criteri di specchiata probità.

Credo che l’Italia potrà in questo quadro ben contribuire a creare più forza europea nei settori della politica estera e della difesa. Era questo il sogno di De Gasperi che noi dobbiamo essere capaci di realizzare oggi. 

Questi sono i pilastri che hanno rafforzato il popolarismo europeo e che richiedono anche in Italia una proposta politica seria e lungimirante per le prossime generazioni. 

Serve una proposta per il bene dell’Italia. Il presidente Mario Monti e l'agenda Monti hanno ben interpretato una certa idea di bene comune che io mi auguro possano continuare ad interpretare anche nella prossima legislatura. Non perché ce lo chiedono gli altri paesi europei, ma perché serve agli italiani. 

Non sacrifichiamo i sacrifici degli italiani. Nell nome dell’orgoglio nazionale dobbiamo dire che l’Italia ce la può fare. 

Se Monti deciderà di rivolgersi agli italiani e di operare da protagonista per l'universo dei moderati sono certo che potrà corrispondere a quello che fu l'auspicio di Alcide De Gasperi: 'Solo uniti saremo più forti . . .” 

Questa è la mia visione e a questo io credo.

Franco Frattini

16.12.12 | Posted in , , , | Continua »

Silvio non cambi idea federazione di liste con Casini e Montezemolo



Intervista di Franco Frattini a "La Repubblica"

Frattini: dalle parole del Cavaliere equivoci su Monti 
È vero: ho chiamato Berlusconi chiedendogli di riaffermare in modo inequivocabile il suo europeismo 

FRANCESCO BEI

Franco Frattini, ex ministro degli Esteri e presidente della fondazione De Gasperi, è tra quelli che in queste ore hanno contribuito dietro le quinte alla svolta "montiana" del Cavaliere. 

Come è andata davvero? 
«Ci sono state delle affermazioni di Berlusconi sull'Europa, sul governo Monti e sulla Germania che avrebbero potuto generare dei fraintendimenti. Anzi li hanno generati e lo stesso Berlusconi, a Bruxelles, ha ritenuto di dover chiarire. Il chiarimento era necessario e c'è stato». 

Anche lei l'ha scongiurato di rettificare? 
«Non l'ho scongiurato ma è vero che l'ho chiamato. Gli ho detto che sarebbe stato meglio riaffermare in maniera inequivocabile il suo convinto europeismo». 

Quanto durerà questa volta? 
«Durerà, perché Berlusconi ha compiuto un passo necessario dal quale non si può tornare indietro. Ha chiarito che l'astensione nei confronti del governo Monti non significa sfiducia nel ruolo di Monti come federatore dei moderati». 

Pensa che questi bizantinismi in Europa funzionino? Come è possibile immaginare, come fa Berlusconi, un'alleanza Pdl-Lega a sostegno di Monti? 
«La domanda è legittima. In effetti c'è stato un momento di grande confusione e io stesso, alla Camera, ho votato la fiducia in dissenso dal mio gruppo. Anche per questo è importante l'appuntamento di domenica a Roma: ribadiremo che le radici culturali e valoriali della maggioranza del Pdl affondano nella famiglia dei popolari europei. Noi ci riconosciamo nell'atto di adesione del Pdl al Ppe, un impegno sottoscritto da Berlusconi». 

E l'alleanza con la Lega? 
«Noi guardiamo a Monti. La Lega invece vuole promuovere un referendum sull'euro. Con Schuman e De Gasperi non mi sembra che c'entrino qualcosa». 

È stato Berlusconi a parlare di un'alleanza con Maroni a Roma e in Lombardia... 
«Tra le cose che Berlusconi ha detto in questi giorni questa è la più difficile che si possa avverare. In realtà è proprio la Lega a dire no a un'alleanza con noi. Lo stesso Berlusconi non si aspettava di ricevere da Maroni questo schiaffo in faccia». 

Il problema, se consente, è anche Berlusconi. Sembra che la linea la dia ancora Renato Brunetta. Ed è una linea sempre contro Monti, con gli stessi argomenti del Carroccio. 
«Il problema esiste e non riguarda solo Brunetta. Anche La Russa e Meloni hanno idee molto diverse dai popolari europei. Proprio per questo domenica vogliamo dimostrare che una larga maggioranza del Pdl si riconosce nell'atto di adesione al Ppe, mentre soltanto una minoranza crede che i problemi dell'Italia derivino da un complotto di Berlino contro di noi». 

II primo a pensarlo, mi scusi, sembra essere Berlusconi. O no? 
«Nel momento in cui solennemente Berlusconi dice di riconoscersi nella candidatura di Monti, tutto il resto non conta. È una dichiarazione molto impegnativa e, visti anche i tempi strettissimi per le alleanze, assolutamente vincolante». 

Una dichiarazione che dovrebbe portarvi a confluire in una eventuale Lista Monti? Casini dice che una lista Monti-Pdl sarebbe «un ufo»... 
«Forse Casini sta pensando a una lista unica, in effetti una cosa improbabile. Io ritengo invece che si debba costruire una federazione di liste che concorrano tutte insieme al successo di Monti». 

Davvero non crede che Berlusconi all'ultimo cambi idea ancora una volta? 
«Io penso che abbia compreso che la sua immagine deve essere questa, di un uomo che non deve dividere e non deve contrapporsi ai valori del Ppe. Un'altra immagine in Europa non sarebbe compresa. Stavolta siamo di fronte a una scelta frutto di una riflessione politica, non è una giravolta».






15.12.12 | Posted in , , , , , | Continua »

"Italia Popolare": più sostegno all'Europa e valori Ppe




Ti aspetto domenica 16 dicembre ad "Italia Popolare": un'occasione di incontro, a cui prenderà parte anche la Fondazione Alcide De Gasperi, per sostenere più Europa e ribadire la nostra adesione ai valori del Ppe


L'appuntamento è alle ore 10.00 presso il Teatro Olimpico di Roma
(Piazza Gentile da Fabriano, Angolo Via Guido Reni)


Seguici su Twitter: @Italia_Popolare #ItaliaPopolare




14.12.12 | Posted in , , , , | Continua »

I moderati sono la maggioranza. Con Monti possiamo vincere



Berlusconi: Avrebbe il ruolo di contributore all'unione dei moderati. Ma il leader sarebbe Monti 
La Lega: Difficile che chi propone referendum sull'euro possa riconoscersi nei valori del Ppe 

di Carlantonio Solimene 

«I moderati sono ancora la maggioranza del Paese. Se davvero Monti si mettesse alla loro guida, la partita sarebbe riaperta. Se, invece, rimanesse dietro le quinte, per il centrodestra le cose si complicherebbero terribilmente». 

Franco Frattini, da sempre tra i più «montiani» del Pdl, sembra quasi tirare un sospiro di sollievo. Dopo gli strappi delle ultime settimane, anche Berlusconi si è schierato con chi vuole vuole un bis del Prof a Palazzo Chigi. E per chi su questo punto non ha mai ceduto, arrivando a votare contro le disposizioni del gruppo, è quasi una vittoria personale. 

Onorevole Frattini, che significato ha la partecipazione di Mario Monti alla riunione del Ppe? 
«Io apprezzo sempre la sobrietà del presidente Monti quando chiarisce che i contesti internazionali non sono le sedi adatte per parlare di questioni interne. Le sue decisioni saranno prese al momento giusto. Noi speriamo che accetti di porsi alla testa dei moderati, e ora questo auspicio è condiviso anche da tutto il popolarismo europeo. Bisognerà aspettare con calma che lui avrà fatto le necessarie riflessioni. Auspicare il suo sì è una cosa, tirarlo per la giacca un'altra». 

Quale potrebbe essere il momento giusto per l'annuncio? 
«Credo dopo l'approvazione della legge di Stabilità e del decreto sull'Ilva, che sono le questioni residue più spinose che il governo deve ancora affrontare. Presumibilmente potrebbe accadere intorno alla vigilia di Natale. Fare un passo avanti prima di quel momento sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti della maggioranza che l'ha sostenuto, che comprende anche il Pd». 

Non c'è il rischio che l'appoggio europeo a Monti sia un'arma a doppio taglio? In fondo la Merkel non è il personaggio più popolare in Italia... 
"E' un pericolo che dobbiamo allontanare. Bisogna far capire alla gente che un governo Monti farebbe il bene dell'Italia, non di Berlino. E poi, se permette, parole di elogio al premier ieri non sono arrivate solo dai popolari europei, ma anche da leader di sinistra come Hollande. La candidatura del professore non è un accordo tra cancellerie». 

Con Monti il centrodestra vincerebbe le elezioni? 
«I moderati sono ancora maggioranza nel Paese. Di certo la partita sarebbe riaperta». 

Che ruolo dovrebbe avere in questo scenario Silvio Berlusconi
«Le sue parole di ieri dimostrano una lucidità politica che ho molto apprezzato. Si potrebbe ritagliare il ruolo di contributore all'aggregazione di tutte le anime italiane che si riconoscono nel Ppe, dai partiti alla società civile. Un progetto che a lui non è riuscito ma ora potrebbe riuscire a Monti». 

Veramente il Cavaliere sembra immaginarsi ancora come leader della coalizione. 
«Se Monti scendesse in campo si determinerebbe un'aggregazione completamente diversa, che andrebbe oltre il Pdl. Il ruolo di leader, di federatore di questa coalizione, spetterebbe al Professore». 

E se Monti vi dicesse no? 
«Si aprirebbe per il centrodestra una fase completamente incerta. Sappiamo già che la Lega si è detta contraria a un'alleanza con il solo Pdl, si andrebbe verso una pesante e certa sconfitta elettorale a vantaggio della sinistra». 

Non temete altre «giravolte» di Berlusconi? 
«Ormai siamo arrivati alla stretta finale, come le ho detto spero in un'imminente presa di posizione di Monti. Non c'è più tempo peri ripensamenti». 

II Cavaliere vorrebbe nell'alleanza anche la Lega. La ritiene un'ipotesi plausibile? 
«La Lega ha chiuso le porte a qualsiasi tipo di accordo, rifiutando anche quello che accade in altri Paesi, come la Germania, dove la Csu, un partito localistico proprio come il Carroccio, collabora attivamente con la Merkel. Mi sembra difficile che chi propone referendum sull'euro possa condividere i valori del Ppe». 

Ritiene vicini all'addio anche gli exAn
«Loro hanno collaborato alla nascita del Pdl e si sono riconosciuti nei valori del Ppe. In molti sono ancora coerenti con quelle scelte, penso a gente come Alemanno o Matteoli. La prospettiva federatrice di Monti può avere larghe basi. Certo, c'è chi come La Russa è sempre stato molto critico nei confronti del governo. Ora la scelta spetta a loro, inutile chiedere a noi». 

Domenica sarà alla manifestazione romana con Alemanno e Alfano. C'è ancora un rischio di scissione? 
«Assolutamente no. Ribadiremo solo la nostra adesione ai valori del Ppe. Da questo punto di vista, le stesse parole pronunciate ieri da Berlusconi hanno sgombrato il campo da ogni dubbio».


14.12.12 | Posted in , , , , , | Continua »

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