Questa storia è inverosimile

REPUBBLICA: Intervista di Francesco Bei
Frattini, all'epoca ministro degli Esteri: “il Colle non avrebbe mai accettato certi suggerimenti. Questa storia è inverosimile certo, una deriva tedesca c' era”

La ricostruzione del Quirinale coincide con i miei ricordi di quei giorni. Ho passato molto tempo con il presidente della Repubblica, in Italia e all'estero, e in effetti Napolitano riceveva numerose telefonate, dalla Merkel e da altri. Si trattava di colloqui, certamente preoccupati, sullo stato dell'eurozona, mai nessuno si spinse però a prefigurare un cambio del governo”.

Franco Frattini, da ministro degli Esteri era tra le colombe del Pdl che tenevano aperto il dialogo con il Colle. Di quelle ore drammatiche che portarono alla caduta di Berlusconi conserva una memoria vivida. Wall Street Journal sostiene invece che la telefonata della Merkel fu qualcosa di più che un semplice consulto sull' euro.
“Certo, c' erano oggettivamente delle preoccupazioni, anche nelle cancellerie europee, dovute al fatto che la maggioranza si assottigliava ogni giorno di più. Eravamo appesi alle decisioni di questo o quell'altro oscuro parlamentare e questo non dava garanzie sugli impegni presi dal governo. Del resto è stato proprio per questo che, con senso di responsabilità, Berlusconi ha rassegnato le dimissioni pur senza ricevere un voto di sfiducia”.

Torniamo alla Merkel. Quando vi siete resi conto di averla contro?
“Beh, basta ricordare quel famoso Consiglio europeo durante il quale lei e Sarkozy, con il body language, assunsero atteggiamenti ingiustificabili, criticati da noi ma anche dall' opposizione. E proprio in quell' occasione abbiamo sentito vicino il presidente della Repubblica nella difesa della dignità nazionale. Per questo non credo che la telefonata tra Napolitano e la Merkel si sia svolta come la racconta il Wsj. Non è vera, ma nemmeno verosimile: il cancelliere tedesco sapeva perfettamente che Napolitano mai avrebbe accettato una simile ingerenza.

Non era comunque solo la Merkel ad avercela con Berlusconi, no?
In effetti c'era un battage quotidiano, soprattutto della stampa economica del mondo anglosassone - dal Financial Times, all'Economist, allo stesso Wsj - contro il governo italiano. Una pressione mediatica che, a sua volta, alimentava quella dei partner europei e dei mercati.

Alla Farnesina ha mai avuto la sensazione che ci fossero delle "manovre" straniere per arrivare a cambiare il governo?
“Manovre non direi. Ma che ci fosse una pericolosa deriva tedesca che puntava a escludere certi attori dalla scena non c'è dubbio. Non a caso si è parlato di un direttorio dal quale, oltre all' Italia, poi è stata esclusa anche la Gran Bretagna”.

Berlusconi si lamentò anche di Tremonti. Lo ricorda?
“Gli avevano raccontato che Tremonti parlava male di lui all' estero, non so in quale vertice, e questa cosa lo addolorava profondamente.


31.12.11 | Posted in , | Continua »

Ma l'Occidente ha le mani legate

INTERVISTA A LIBERAL
di Marco Palombi

Parla l' ex ministro degli Esteri Franco Frattini: «Troppe ombre nel processo. Ma usare le misure forti sarebbe controproducente» «Mosca deve sapere che il mondo e il suo assetto geopolitico non sono modificabili. Ma Kiev non deve e non può girarsi dall' altra parte rispetto all' Ue»

«E così avete deciso di assegnare un riconoscimento a Yulia Tymoshenko. Mi pare giusto». Franco Frattini è uno dei pochi italiani a conoscere a fondo la vicenda, se non altro perché mentre il governo di Kiev imprigionava e condannava l' ex primo ministro ucraina, lui era a capo della nostra diplomazia. Il governo Berlusconi, peraltro - come probabilmente farà anche quello attuale - ha conservato la tradizionale posizione "aperta" italiana rispetto a quanto accade ai confini est dell' Europa: richiami al rispetto dei diritti umani e politici, certo, ma anche una sostanziosa quota di realpolitik, vista la quantità di interessi economici e strategici che l' Italia e l' Unione coltivano in quell' area. Applicando questa dottrina al caso Tymoshenko, dunque, si può dire che serve "una revisione totale del processo" e fin da subito "un' ispezione del Consiglio d' Europa sul trattamento detentivo della detenuta", dice Frattini, ma non si possono "congelare i rapporti" col governo di Viktor Yanukovich, visto che nel caso, al freddo e nel senso letterale, potrebbero rimanere interi paesi europei ("qualcuno si ricorda la crisi del gas?").

La Corte d' appello di Kiev, la scorsa settimana, ha confermato la condanna a 7anni per Yulia Timoshenko. Ora che succede?
Mi faccia ricordare, intanto, che quel caso politico/giudiziario è stato in questi anni il punto debole dei rapporti tra Unione europea e Ucraina. Come si è visto anche in questi giorni, davanti ad un ostacolo del genere, non era possibile procedere con l' Accordo di associazione, che prevedeva una zona di libero scambio e la condivisione di alcuni dossier politici. Già mesi fa, d'altronde, fummo molto chiari su questo: non era possibile che Kiev divenisse un partner privilegiato dell' Ue se avesse proseguito sulla linea dei processi agli esponenti dell' opposizione.

Quindi è d' accordo sul congelamento dell' Accordo?
Certo. Anche il Ppe d' altronde, lo dico da parlamentare del PdL ed ex ministro degli Esteri, al congresso di Marsiglia ha deplorato questo tipo di processi e fatto un appello alle autorità di Kiev: Yulia Tymoshenko, voglio ricordarlo, è sempre stata invitata agli incontri dei capi di stato e di governo popolari, anche quando non era più primo ministro.

Quindi?
Quindi serve una revisione totale del processo.

Lei lo considera un attacco politico?
Sicuramente è un processo non trasparente: è inquietante e sospetto, ad esempio, che accuse così rilevanti, così gravi, siano venute fuori solo una volta consolidato il governo di Yanukovich.

Com'è possibile che fatti di questa gravità, connessi a decisioni politiche pubbliche, non siano emersi prima?
Anche sulla detenzione in carcere sono emerse ombre: violazioni della privacy, scarsa attenzione alla salute dell' ex premier... Su questo voglio essere molto chiaro. Esistono obblighi internazionali sul trattamento dei detenuti e il Consiglio d' Europa ad esempio, di cui l' Ucraina è un membro, ha gli strumenti per intervenire: sarebbe davvero clamoroso, per dire, se Kiev si opponesse ad una ispezione sulle condizioni della detenuta di un organismo di cui fa parte. Io suggerirò di muoversi subito: come PdL lo proporremo alla ripresa dei lavori.

Più in generale c'è, sotto-traccia, il pericolo di una "orientalizzazione" dell' Ucraina, di un ritorno di Kiev sotto l' ombra di Mosca.
Io ho visto sempre con preoccupazione, ad esempio, l' adesione dell' Ucraina allo spazio di libero commercio proposto dalla Russia coi Paesi del Baltico e del Caucaso: quello causerebbe, secondo me, un allontanamento irrimediabile della collaborazione tra Bruxelles e Kiev. Yanukovich ultimamente ha fatto dichiarazioni rassicuranti, secondo cui le due cose non si escludono, ma è chiaro che se si sceglie l' esclusività di un rapporto con l' Est, la Ue non potrà che regolarsi di conseguenza.

Lei considera il caso Tymoshenko il segnale che una scelta è stata fatta? Guardi, questo problema non nasce certo oggi, né con questo processo, ma diciamo che c'è il rischio che Kiev si chiuda ulteriormente in se stessa. E attenzione, non è nell' interesse né dell' Italia né dell' Europa che un grande Paese che sta ai nostri confini orientali si volti dall' altra parte, per così dire.

Che si fa, allora?
Bisogna certo usare tutti gli strumenti diplomatici per chiedere più democrazia, più trasparenza e la tutela dei diritti umani fondamentali, ma senza spingere Kiev all' isolamento totale. Nessuna misura estrema tipo il congelamento dei rapporti diplomatici, per capirci.

Perché?
Beh, credo che tutti ricordino cosa successe con la crisi ucraina del gas del 2006: mezza Europa rimase al freddo...

La Russia, con l' accordo di Taskent, ha però cominciato pure a rimettere in piedi una sorta di Patto di Varsavia: si dice che anche l' Ucraina potrebbe aderire, e persino l' Iran.
È uno scenario preoccupante, non c'è dubbio, per questo abbiamo saggiamente escluso misure drastiche: non vogliamo certo alle frontiere o dentro casa un potenziale alleato militare dell' Iran. Detto questo, su alcuni principi - come quelli che riguardano la condanna di Yulia Tymoshenko - non si può comunque far finta di niente.

Stiamo forse intravedendo la prossima "guerra fredda" con Mosca sotto altre forme?
Con la Russia la questione è ancora più complessa e per noi di enorme rilevanza geostrategica. Io penso che tra Ue e Russia sia necessario un rapporto di cooperazione molto forte, in cui comunque l' Europa non rinuncia mai a mettere sul tappeto il tema del consolidamento della democrazia. Ad esempio a me sono piaciute le parole di Medvedev sulla riforma del sistema elettorale, in particolare quello dei governatori regionali che, date le dimensioni russe, sono veri e propri capi di Stato, però...

Però?
La Russia deve sapere che l' attuale quadro della sicurezza globale non può essere rimesso in discussione.

28.12.11 | Posted in , , | Continua »

Cambiamo la legge elettorale: non possiamo tenerci il Porcellum


INTERVISTA A LA REPUBBLICA

CAMBIAMO LA LEGGE ELETTORALE: NON POSSIAMO TENERCI IL PORCELLUM
PDL: FRATTINI, SARANNO PRIMARIE VERE, ALFANO CANDIDATO NATURALE
MANOVRA: FRATTINI, DOV' ERA TREMONTI QUANDO SI DOVEVANO FARE RIFORME STRUTTURALI?
GOVERNO: FRATTINI, NON POSSIAMO PORRE UN TERMINE, C' E' DA SALVARE PAESE

Di Carmelo Lopapa

«E' una questione di serietà. In questo governo ci abbiamo messo la faccia. Non possiamo adesso porre un termine, né di sette né di settanta giorni. Qui c'è da salvare l' Italia e da riformare, lo faremo tutti insieme approfittando dell' armistizio che abbiamo costruito». I distinguo e le prese di distanze dall' esecutivo Monti non piacciano a Franco Frattini. L' ex ministro, trai suoi, è forse il più convinto sostenitore della svolta che a suo dire dovrà mettere radici.

Pdl, Pd e Terzo polo insieme per una fase costituente, come propone Casini?
«Credo ci siano le condizioni per farlo. Lasciamo lavorare il governo sul fronte economico e finanziario. I partiti hanno l' occasione per riconquistare i loro spazi: riformare la legge elettorale, approvare il ddl anticorruzione, dimezzare i parlamentari. Forse l' ultima possibilità di dimostrare di essere in grado di autoregolarsi».

Sulla legge elettorale deciderà la consulta. 
«Sarebbe un errore tenerci il "porcellum", anche se la Corte Costituzionale bocciasse il referendum. Rischieremmo il forcone degli elettori».

Alfano dice «meglio Monti che il voto ora». Ma molti nel Pdl la pensano diversamente. A cominciare dagli ex An.
«Non tutti. Non Alemanno, ad esempio. Ma siamo il Popolo della libertà, non possiamo chiudere la bocca di chi la pensa diversamente. Resta il fatto che il 95 per cento ha condiviso la linea, come dimostra il voto di venerdì».

Sarà, ma Berlusconi continua a ripetere che da gennaio sarà campagna elettorale. 
«Il presidente deve tener conto di tutte le anime del partito. Certo, è vero che da gennaio si aprirà una lunga fase che porterà alle amministrative e, nel 2013, alle politiche, ma quella è appunto campagna elettorale. La sintesi politica la stiamo facendo in Parlamento con senso di responsabilità».

Per voi si apre anche la fase congressuale che porterà alle primarie. Alfano in pista, ma anche Formigoni, magari sostenuto dagli ex An.
«Ne sento parlare. Saranno primarie vere, Alfano è il candidato naturale e avrà il mio sostegno. La cosa più sbagliata però sarebbe immaginarle come strumento per consolidare correnti».

Tremonti giudica inadeguata la manovra. Concorda? 
«Alcune di queste riforme strutturali avremmo dovutefarle noi. Dove eravamo? Tremonti dov' era? Ci siamo inimicati tutti! sindacati, anche quelli a noi più vicini. Oggi l' armistizio ci consente di fare insieme cose importanti».

Casini ipotizza un patto costituente anche per la futura legislatura. 
«Non esageriamo. Questa la vedo più difficile. Ma se supereremo il bipolarismo ringhioso, allora le riforme le realizzeremo davvero, pur restando ciascuno al proprio posto».

19.12.11 | Posted in , | Continua »

Maturi i tempi per un patto federativo con l'Udc


INTERVISTA A FRANCO FRATTINI

Di Alessandro De Angelis

«Il Popolo della libertà, inteso come casa dei moderati, non va. Ormai sono maturi i tempi per un patto federativo con l' Udc. Bisogna aprire un dialogo tra le forze politiche, a partire dalla legge elettorale».

Disagio sociale, manovra quasi inemendabile. Onorevole Frattini, si può proseguire così?
La scelta si imponeva e si impone adesso. Sarebbe grave pentirsene o sostenerlo con riserve. Porterebbe acqua alle reti di speculazione e ai competitori internazionali.

Anche se la manovra su Ici e pensioni non vi convince?
Noi su questi capitoli l' avremmo fatta in maniera diversa, ma per il resto il provvedimento ha il carattere emergenziale per far fronte a questa fase, finita la quale si deve tornare alla normale dialettica democratica.
Quindi, sì alla fiducia sulla manovra?
Certo, è necessaria. Senza la fiducia si creerebbe una rincorsa sugli emendamenti, in cui mezzo parlamento vota una cosa, l' altro mezzo un' altra. Diciamolo chiaramente: il margine perle modifiche su Ici e pensioni è limitato, e comunque si deve tentare la via di miglioramenti.

Ma, alla fine, la fiducia comunque va votata. Non avverte la sensazione che la politica sia commissariata?
Questo è un momento di emergenza, e dobbiamo stare attenti al clima di antipolitica che c'è nel paese. Vedo una fase pericolosa: pacchi bomba, proiettili al sindaco Alemanno e al ministro Severino. A questo clima si risponde con la politica. Altrimenti qualcuno può dire: i tecnici fanno le manovre, i partiti sono silenti, quindi i partiti non servono.

Secondo lei, cosa dovrebbero fare i partiti?
I partiti in questo momento devono avere il coraggio di trovare terreni di protagonismo politico, a prescindere dagli ambiti di emergenza. È sbagliato, come sostiene l' amico Pisanu, affermare che dopo questa esperienza si prosegue con l' unità nazionale. Dopo questa esperienza la regola è la democrazia, il confronto, la competizione tra i partiti, non l' emergenza. Il che significa che occorre, sin da subito, fare politica sui terreni non di competenza del consiglio dei ministri.

Per esempio?
La riforma delle istituzioni, a partire dalla legge elettorale. Anche in questo caso aspettare supinamente il referendum significa cedere all' antipolitica.

Se il governo governa e la legge elettorale la fanno i cittadini, la domanda viene spontanea: a che servono i partiti e il parlamento?
Io dico: apriamo, subito, il confronto sulla legge elettorale.

Con quali paletti?
Due, innanzitutto. Primo: non disperdere l' eredità di un bipolarismo sano, che non si basi sull' approccio muscolare e sulla delegittimazione reciproca. Secondo: introdurre la possibilità che il cittadino scelga il suo rappresentante. Credo che il Mattarellum o il cosiddetto modello spagnolo possano rappresentare una base di discussione più proficua. E aggiungo: che tenga conto delle istanze non solo dei principali partiti, ma anche del Terzo polo. Non deve essere una legge punitiva.

Parliamo di Casini. Lei è tra i fautori di un' alleanza organica con l' Udc.
Io vado oltre. Le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono. Quindi, credo siano maturi i tempi per un patto federativo con l' Udc, con l' obiettivo di arrivare alla costruzione del Ppe in Italia. Dobbiamo essere onesti intellettualmente: il Pdl, inteso come casa comune dei moderati, non ha funzionato. Ora dobbiamo recuperare il tempo perduto, non attraverso un' altra fusione a freddo, ma sul modello dell' Ump francese: un patto tra i partiti che favorisca, col tempo, l' unificazione.

Scusi, sta parlando di cambiare nome e simbolo del Pdl?
Sì. Il tema del congresso deve essere il superamento del Pdl. A mio giudizio occorre una discussione profonda, a tutti i livelli, per aprire una nuova fase il cui approdo sia il cambio del nome e il varo di una costituente di tutti quelli che si riconoscono nel Ppe. Poi, il nuovo partito.

Mi pare che finché c'è l' ombra di Berlusconi, l' Udc non gradisce l' invito. Bastava ascoltare Buttiglione al congresso del Ppe a Marsiglia...
Schermaglie... Alfano non è un esecutore di ordini, è un dirigente politico che ha fissato il traguardo della costituente dei moderati sin dalla sua elezione.

E Berlusconi?
Ha il merito di aver fatto crescere in questi quindici anni una classe dirigente che guidi la transizione. Berlusconi ha sempre avuto un sogno. Ce lo ha detto molte volte: «Lascerò quando vedrò nascere il partito dei moderati italiani». Ad Alfano tocca il compito di realizzare il sogno.

Scusi, ma non ha mai nominato la parola Lega.
Non credo che l' alleanza sia finita. E del resto regge a livello territoriale. Certo, la linea secessionista per il nostro elettorato è inaccettabile. Vedremo prima delle prossime elezioni. 

13.12.11 | Posted in , | Continua »

Franco Frattini a "Il Riformista": "sono maturi i tempi per un patto federativo con l'UDC, stile UMP francese"

«Il Popolo della libertà, inteso come casa dei moderati, non va. Ormai sono maturi i tempi per un patto federativo con l' Udc. Bisogna aprire un dialogo tra le forze politiche, a partire dalla legge elettorale».

Disagio sociale, manovra quasi inemendabile. Onorevole Frattini, si può proseguire così?
La scelta si imponeva e si impone adesso. Sarebbe grave pentirsene o sostenerlo con riserve. Porterebbe acqua alle reti di speculazione e ai competitori internazionali.

Anche se la manovra su Ici e pensioni non vi convince?
Noi su questi capitoli l' avremmo fatta in maniera diversa, ma per il resto il provvedimento ha il carattere emergenziale per far fronte a questa fase, finita la quale si deve tornare alla normale dialettica democratica. 
Quindi, sì alla fiducia sulla manovra?
Certo, è necessaria. Senza la fiducia si creerebbe una rincorsa sugli emendamenti, in cui mezzo parlamento vota una cosa, l' altro mezzo un' altra. Diciamolo chiaramente: il margine perle modifiche su Ici e pensioni è limitato, e comunque si deve tentare la via di miglioramenti.

Ma, alla fine, la fiducia comunque va votata. Non avverte la sensazione che la politica sia commissariata?
Questo è un momento di emergenza, e dobbiamo stare attenti al clima di antipolitica che c'è nel paese. Vedo una fase pericolosa: pacchi bomba, proiettili al sindaco Alemanno e al ministro Severino. A questo clima si risponde con la politica. Altrimenti qualcuno può dire: i tecnici fanno le manovre, i partiti sono silenti, quindi i partiti non servono.

Secondo lei, cosa dovrebbero fare i partiti?
I partiti in questo momento devono avere il coraggio di trovare terreni di protagonismo politico, a prescindere dagli ambiti di emergenza. È sbagliato, come sostiene l' amico Pisanu, affermare che dopo questa esperienza si prosegue con l' unità nazionale. Dopo questa esperienza la regola è la democrazia, il confronto, la competizione tra i partiti, non l' emergenza. Il che significa che occorre, sin da subito, fare politica sui terreni non di competenza del consiglio dei ministri.

Per esempio?
La riforma delle istituzioni, a partire dalla legge elettorale. Anche in questo caso aspettare supinamente il referendum significa cedere all' antipolitica.

Se il governo governa e la legge elettorale la fanno i cittadini, la domanda viene spontanea: a che servono i partiti e il parlamento?
Io dico: apriamo, subito, il confronto sulla legge elettorale.

Con quali paletti?
Due, innanzitutto. Primo: non disperdere l' eredità di un bipolarismo sano, che non si basi sull' approccio muscolare e sulla delegittimazione reciproca. Secondo: introdurre la possibilità che il cittadino scelga il suo rappresentante. Credo che il Mattarellum o il cosiddetto modello spagnolo possano rappresentare una base di discussione più proficua. E aggiungo: che tenga conto delle istanze non solo dei principali partiti, ma anche del Terzo polo. Non deve essere una legge punitiva.

Parliamo di Casini. Lei è tra i fautori di un' alleanza organica con l' Udc.
Io vado oltre. Le cose che ci uniscono sono più di quelle che ci dividono. Quindi, credo siano maturi i tempi per un patto federativo con l' Udc, con l' obiettivo di arrivare alla costruzione del Ppe in Italia. Dobbiamo essere onesti intellettualmente: il Pdl, inteso come casa comune dei moderati, non ha funzionato. Ora dobbiamo recuperare il tempo perduto, non attraverso un' altra fusione a freddo, ma sul modello dell' Ump francese: un patto tra i partiti che favorisca, col tempo, l' unificazione.

Scusi, sta parlando di cambiare nome e simbolo del Pdl?
Sì. Il tema del congresso deve essere il superamento del Pdl. A mio giudizio occorre una discussione profonda, a tutti i livelli, per aprire una nuova fase il cui approdo sia il cambio del nome e il varo di una costituente di tutti quelli che si riconoscono nel Ppe. Poi, il nuovo partito.

Mi pare che finché c'è l' ombra di Berlusconi, l' Udc non gradisce l' invito. Bastava ascoltare Buttiglione al congresso del Ppe a Marsiglia...
Schermaglie... Alfano non è un esecutore di ordini, è un dirigente politico che ha fissato il traguardo della costituente dei moderati sin dalla sua elezione.

E Berlusconi?
Ha il merito di aver fatto crescere in questi quindici anni una classe dirigente che guidi la transizione. Berlusconi ha sempre avuto un sogno. Ce lo ha detto molte volte: «Lascerò quando vedrò nascere il partito dei moderati italiani». Ad Alfano tocca il compito di realizzare il sogno.

Scusi, ma non ha mai nominato la parola Lega.
Non credo che l' alleanza sia finita. E del resto regge a livello territoriale. Certo, la linea secessionista per il nostro elettorato è inaccettabile. Vedremo prima delle prossime elezioni. 

Fonte: Il Riformista
Autore: Alessandro De Angelis
Data: 13.12.2011

13.12.11 | Posted in , | Continua »

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