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Meeting di Rimini 2012: intervento del presidente Franco Frattini


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Libertà religiosa: il principio e le sue conseguenze
- Lunedì 20 agosto 2012 -


Grazie molte, grazie davvero ancora una volta cari amici del Meeting per questa occasione. Una delle rare occasioni in cui si può riflettere in modo serio su valori e principi assoluti che toccano la sostanza dell’essere umano. Parlando di libertà religiosa noi parliamo di uno dei diritti delle libertà fondamentali della persona che oggettivamente nel mondo, nel sistema, nel contesto internazionale attuale, resta tra i più sacrificati. Sono i diritti su cui più spesso si registrano violazioni e sono poi le libertà ed i diritti, quelli della pratica della propria fede, su cui invece altrettanto frequentemente si registrano dichiarazioni solenni, proclami formali. Ma si continua a soffrire e ad essere perseguitati.

Il professor Salman Shaikh (ndr: Director of the Brookings Doha Center and Fellow at the Saban Center for Middle East Policy) ci ha dato una visione estremamente illuminata dei rapporti tra le religioni e  le culture. A lui voglio dire che sono ben chiari i drammi degli scontri ad esempio tra sunniti e sciiti in molte parti del mondo, ma a noi, a me cristiano, sono altrettanto chiari, drammaticamente, i momenti di vera e propria persecuzione dei cristiani nel Medio Oriente o in alcuni paesi dell’Africa. Sono realtà cui non possiamo certamente voltare le spalle.

Vorrei allora partire da qui: che cosa vuol dire garantire la libertà di religione? Perché su questo, vedete, ci sono state molte confusioni. La mia visione, che poi fortunatamente è una visione largamente condivisa, è che se la mia fede deve essere garantita, io devo avere la garanzia di praticarla non solo nel privato, nel mio rapporto con l’eterno. Devo avere il diritto e la possibilità di praticarla in pubblico, con i suoi simboli, con i sacramenti. E non nascondendomi.

Questa è stata la battaglia di valori e di principi che l’Italia ha combattuto perché fosse riaffermato il diritto di esporre il crocifisso nelle classi delle scuole di questo paese. Questa, se voi ricordate, fu una battaglia tra chi diceva: la tua battaglia la professi in privato, ma il simbolo della fede, il crocifisso, non lo puoi affiggere in una scuola. E noi caparbiamente, andando fino all’ultima istanza della Corte per i diritti dell’uomo, abbiamo ottenuto, invece, questa importante affermazione.




Io sono tra quelli che credono profondissimamente nel dialogo tra culture, civiltà e religioni, ma noi non dobbiamo dimenticare che vi sono milioni di cristiani nel mondo cui è proibito per legge celebrare i sacramenti. Allora questo vuol dire mettere un primo pilastro sulla libertà di religione: non è solo il rapporto con l’eterno, ma anche la possibilità di praticarlo.

Vi sono dei paesi in cui esistono leggi, e lo dico al professor Shaikh, pakistano; leggi contro la blasfemia, che sono interpretate come motivo di discriminazione religiosa verso alcune comunità di minoranza. E lo dico qui, perché proprio in questo Meeting lo scorso anno noi ricordammo un martire cristiano pakistano, il ministro Bhatti che proprio contro quella legge si era battuto, prima di essere ucciso dai terroristi. E capite bene quanto continuare in un’azione civile per spiegare a un paese amico in cui è stata arrestata l’altro ieri una bambina di 13 anni, down, cristiana, accusata in base alla legge della blasfemia di aver compiuto non so neanche quale atto sacrilego. Ecco, allora non usiamo gli strumenti del diritto: non usiamo le leggi né per proibire, né per discriminare.

Veniamo quindi a noi. Noi europei parliamo sempre di spread con i bund tedeschi tra i nostri titoli italiani e non parliamo mai di un vero spread morale tra la pienezza del diritto e la realtà della negazione di questo diritto in tante parti de mondo. E’ una differenza che noi dobbiamo colmare. Con la politica, con la fermezza nei nostri valori.

Non possiamo continuare a voltarci dall’altra parte. Nel migliore dei casi ad essere indifferenti quando in Nigeria continuano a morire i cristiani che sono colpiti perché cristiani. Lo dobbiamo dire! Adesso non possiamo dire che sono colpiti per qualche altra ragione. Sia chiaro: sono colpiti perché sono cristiani! E noi: eh, ne hanno uccisi altri cinque… Ecco questa è l’indifferenza che uccide, altrettanto gravemente che la mano dei terroristi. Questo è un altro punto su cui credo che questo Meeting debba richiamare una forte attenzione.

Non penso che la nostra Europa possa soltanto crescere nello sviluppo economico se continuerà su questi temi a mancare di una identità e di un’anima profonda che ci faccia finalmente reagire rispetto a questo.

Il Santo Padre ci dice con grande chiarezza che vi sono valori assoluti: il valore assoluto della vita, della dignità umana, dell’eguaglianza tra donne e uomini. Ma io penso che questi siano valori non soltanto dei cristiani, ma di tutti coloro che sono autenticamente credenti, perché il valore dell’infinito, il valore dell’eterno non può dimenticare che la persona umana è sempre e comunque al centro in tutte le culture, in tutte le civiltà, in tutte le religioni.

Ecco perché, cari amici, io non credo allo scontro tra le religioni. Io credo allo scontro tra coloro che sono intolleranti, coloro che si rifiutano di ascoltare e di comprendere, coloro che vogliono sacrificare - come fanno i terroristi - in una sorta di dittatura, di totalitarismo del XXI secolo, i loro principi. Non c’è uno scontro tra religioni. Esiste invece uno scontro reale tra coloro che cercano di soffocare la persona umana e coloro che, come noi, attraverso il dialogo, vogliono invece affermarla.

Ecco allora questa è una delle sfide principali per l’islam politico che sta emergendo dalle rivoluzioni arabe. Lo dico con altrettanta franchezza: se le leadership che hanno vinto le elezioni democraticamente, non riusciranno a far prevalere un ordinamento civile che tuteli tutte le religioni, rinunciando ad un sistema teocratico assolutista, quelle rivoluzioni arabe saranno fallite. Perché il pincipio di quelle rivoluzioni era dignità per le persone, sviluppo, opportunità per i giovani. Se invece si sacrificano i diritti delle persone vi è il germe del fallimento dei principi rivoluzionari che hanno portato in Egitto, in Tunisia , in Libia, ora in Siria, tanti milioni di giovani a ribellarsi.

Ricordo ancora un passaggio fondamentale del discorso a Berlino, fatto al parlamento tedesco, da papa Benedetto XVI: parlando degli ordinamenti teocratici il Pontefice ci ricorda che non può essere la religione a stabilire se una legge sia giusta o non giusta, ma semmai le coscienze - e lì il Papa parlava ai legislatori - che potranno indurre le persone a rifiutarsi di accettare o approvare una legge che ad esempio sacrifichi i diritti assoluti della persona. Questo, ad esempio, è un monito importante contro i rischi della teocrazia che finisce poi per essere la negazione di valori assoluti, come ad esempio, tra i più importanti, la libertà di tutte le religioni.

Ed è per la stessa ragione che io non accetto l’idea di coloro che dicono, come lo dicevano i dittatori prima di cadere, e come ora dice il dittatore sanguinario, il presidente siriano Assad, che solo con un regime autoritario le minoranze religiose potranno essere tutelate. Io non mi rassegno all’idea che per tutelare i cristini di Siria, che erano lì da secoli e secoli ancor prima che i fratelli e amici musulmani vi entrassero e vivessero in quella terra, occorra tenersi il dittatore Assad. Non mi rassegno a questa idea. E dobbiamo essere forti nel pretendere che il dittatore lasci e al tempo stesso nell’accompagnare il popolo siriano verso la garanzia assoluta che tutte le religioni, che sono una ricchezza per la Siria, continuino ad essere una ricchezza vivente. Questo vuol dire avere una visione, avere un ideale.

Arrivando alle conclusioni, credo che noi europei, per poter fare questo, dovremmo essere forti, motivati ed attivi. E qui qualche lamentela permettetemela, da ex vicepresidente della Commissione Europea e da ex ministro degli Esteri… Un’Europa che due anni fa, sulla forte spinta dell’Italia, ha deciso un monitoraggio sulla libertà religiosa in tutte le rappresentanze diplomatiche  del mondo dove l’Europa ha un’Ambasciata, dopo due anni ancora non abbiamo visto un rapporto. Una riga di rapporto che descriva quali siano i paesi più problematici e quali quelli dove la situazione sta migliorando.

Un’Europa che piuttosto che finanziare, come io credo, le missioni religiose o le associazioni del volontariato, continua a mettere indiscriminatamente grandi somme nelle mani di governi che fanno poco o nulla per garantire la libertà di religione. Questa è un’Europa che rischia di non saper scegliere. E quando non si sceglie, quando si continua a considerare tutti come se tutti facessero egualmente bene, alla fine si fa il male generalizzato. Un’Europa che giustamente, doverosamente, contrasta l’islamofobia – io sono tra i più convinti sostenitori – è un’Europa che ha spesso quasi vergogna di dire ad alcuni paesi che per andare a Messa non ci si deve nascondere. Come io personalmente ho visto, partecipando ad una Messa nel sotterraneo di un’Ambasciata italiana. Perché se la Messa si fosse celebrata fuori, ci sarebbero stati grandi problemi per i fedeli cristiani che andavano la domenica a celebrare ed ascoltare la funzione. Questo è il compito di un’Europa che a mio avviso vuol essere attore politico.

C’è una differenza morale tra proclami, buone intenzioni ed azioni concrete che dobbiamo ridurre e abbattere. Perché se ancora permettiamo al relativismo, al positivismo di dettare qualche volta la linea dell’Europa, noi ci confronteremo con popoli, con civiltà, con culture che al contrario dei relativisti sono molto convinti delle loro radici, delle loro identità. E noi che per fortuna delle radici le abbiamo, che nascono dalla millenaria tradizione cristiana, ci ripieghiamo sul positivismo e sul relativismo… ? E’ questa la garanzia assoluta perché l’Europa perda, o meglio non abbia mai, una vera credibilità come attore politico sulla scena internazionale. Io che sono un fervente europeista vorrei che la mia Europa, la nostra Europa, fosse un attore politico capace di avere con popoli e culture diverse un dialogo basato sul confronto e non basato sempre sulla retrocessione di noi europei dinanzi a coloro che ci parlano, noi ascoltiamo, e poi il relativismo impera. Sarebbe un errore grave cui le leadership europee non dovranno mai cedere.


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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 21.8.12. per la sezione , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

1 commenti per "Meeting di Rimini 2012: intervento del presidente Franco Frattini "

  1. Caro Franco....ho ascoltato con attenzione....e prima che lo si dicesse lì tra voi il mio pensiero andava al progetto della Moschea di Roma del Prof.Portoghesi...inaugurata dal caro Sandro Pertini dopo anni di reciproca collaborazione per la sua costruzione tra il Vaticano in primis per le autorizzazioni, il Comune di Roma che regalò l'area, il Re dell'Arabia Saudita, e non solo ed anche Sua Maestà Hassan II...tutti ofrirono mezzi economici, operai etc etc altro che viale Jenner a Milano come ebbi occasione di ripetere alla sig.ra L.Moratti....si giustamente tu ti richiami allo spirito della tolleranza....in tutti i sensi.....e mentre dicevi quelle parole a me è venuta in mente una Loggia in Libano dove nel suo interno sono presenti Fratelli di ben 12 (!!) religioni !!!.....Si, però sempre ponendo al centro delle nostre azioni e delle nostre rivendicazioni L'UOMO CON LA SUA DIGNITA' .... dignita' di esistere, dignita' di credere, dignita' di prat...icare ..... sai mi è venuta in mente la città di Fes dove da centinaia di anni le tre religioni monoteiste ad esempio convivono serenamente....mi è venuta in mente la corposa realtà ebraica del Marocco dove da tempo immemorabile decine e decine di famiglie ebraiche si sono da generazioni radicate e sonorispettate....mi è venuto in mente che uno dei primi consiglieri di Mohammed VI è appunto un uomo di queste famiglie ebree.....si caro Franco, anche in questo caso i nostri pensieri sono simili....anke se io, per vicissitudini individuali, forse sono un poco + laico di te.....E' comunque sempre un grande piacere poter, seppure a distanza, dialogare quasi ogni giorno su tanti argomenti come sta capitando ormai da parecchio tempo....Io ti ringrazio x la tua pazienza nei miei riguardi e soprattutto ti ringrazio per quello che fai ogni giorno per la nostra Europa, la nostra Italia e per noi italiani....Ti consiglio, se permetti, e se riesci ad avere tempo, di ripassare gli scritti e le interviste del nostro caro Bettino Craxi ed anche di Sandro Pertini .... a me sono molto utili .... un caro saluto Franco.....

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