Primavera araba: abbiamo sbagliato a fidarcid ei dittatori
Franco Frattini interviene al convegno "Tempesta nel Mediterraneo", organizzato dalla Fondazione ReL - Riformismo e Libertà e dedicato agli ultimi sviluppi nel mondo arabo e nei paesi della sponda sud del Mediterraneo
In Parlamento non dovrebbero esserci divisioni sulla politica estera. Un grave errore dell' Occidente negli scorsi anni è stato quello di fidarsi di alcuni dittatori e di scegliere partnership di convenienza, di lotta al terrorismo, di lotta all'immigrazione senza dare la prevalenza ai diritti delle persone e alle libertà. Abbiamo sbagliato a ritenere questi dittatori talmente solidi da poter reggere alla globalizzazione dell'informazione. Questo dobbiamo ammetterlo.
Quando sono stato al Cairo l'ultima volta ho visto che i giovani lanciavano messaggi molto precisi: chiedevano innanzitutto dignità, essere considerati come persone umane chiedevano diritti, non solo diritti delle donne, ma un arcipelago di rivendicazioni molto più ampio. Chiedevano pane e lavoro. Il suicidio del giovane fruttivendolo in Tunisia ha dimostrato che il lavoro e le prospettive per il futuro hanno giocato e continueranno a giocare un ruolo molto importante nei processi di transizione. Se i risultati non arriveranno, le piazze continueranno a far sentire la loro voce.
In Egitto qualcosa sotto la cenere sta bruciando e potrebbe esplodere ancora di più. In Libia, invece, le agitazioni territoriali sono un fattore che va tenuto ancora sotto osservazione, mentre l'Occidente ha sbagliato a togliere i riflettori dall'Iran. Oggi torniamo a parlarne perché si torna a parlare di atomica, ma pensate che per 12 mesi l'attenzione della comunità i internazionale si è maggiormente concentrata sulle primavere arabe. Non va dimenticato l'accerchiamento di Israele, con paesi vicini che potrebbero rompere da un momento all'altro trattati di amicizia e rischiando di mettere in gioco la sicurezza dell'intera macroarea.
L’Europa è stata timida e distratta rispetto a quando bisognava dare risultati concreti di lavoro e sviluppo nei Paesi della primavera araba. A chi continua a parlare di Piano Marshall per il Mediterraneo io dico che è certamente un' ottima idea, ma non va dimenticato che non sono doni, sono prestiti che devono tornare indietro. L'orgoglio arabo è un elemento fondamentale, ed è difficile che possano accettare da noi europei una condizionalità assoluta e totale. E non va dimenticato che i nuovi governi adesso sono troppo fragili. Per cui io resto favorevole ad una condizionalità intelligente che ponga un pacchetto di opportunità anziché puntare il dito.




