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Libia, parla Frattini: "Russia e Turchia si spartiscono le zone d'influenza, Italia tagliata fuori"


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Roma, 30 mag 12:35 - (Agenzia Nova) - Una confederazione della Libia vorrebbe dire partizione, ovvero uno scenario “drammatico” per l’Italia, mentre lo status quo “conviene a tutti tranne che a noi”. Lo afferma ad “Agenzia Nova” Franco Frattini, presidente della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi), già ministro degli Esteri italiano e vicepresidente della Commissione europea. Frattini ha commentato l’appello all’Italia lanciato dal leader del Blocco federale in Libia, Ali al Hashemi, che parlando a “Nova” aveva invitato l’Italia a sostenere una soluzione politica basata su un sistema federale suddiviso nelle tre regioni storiche: Cirenaica (est), Tripolitania (ovest) e Fezzan (sud). “L’ipotesi che alcuni chiamano federazione sarebbe inevitabilmente una divisione. Nella storia della Libia, le tre regioni Tripolitania, Fezzan e Cirenaica si sono sempre sentite diversissime le une dalle altre: è difficile immaginare che i berberi e i tuareg del deserto possano prendere ordini da Tripoli da Tobruk. La Libia è una, basata su una struttura tribale, con le milizie che controllano ampie porzioni di territorio. Più che una confederazione, la chiamerei una partizione della Libia e questo per l’Italia, è evidente, sarebbe un’ipotesi drammatica”, afferma Frattini, sottolineando come una confederazione/partizione vorrebbe dire consolidare le sfere d’influenza.

“Oggi abbiamo la Tripolitania con i turchi e i qatarini, mentre in Cirenaica ci sono i russi che addirittura hanno recentemente mandato degli aerei da combattimento, Egitto, Emirati Arabi Uniti e ovviamente alla spalle l’Arabia Saudita”, spiega ancora l’ex titolare della Farnesina. Quanto al Fezzan, regione ricca di petrolio, oro e terre rare, un’eventuale divisione “vedrebbe prontissimi Emirati e paesi del Golfo”. L’Italia, in altre parole, vedrebbe un paese alleato Nato, la Turchia, e uno Stato con cui ha rapporti storici, la Russia, in una situazione di status quo in Libia. “E’ chiaro – prosegue Frattini - che quando un paese come la Turchia diventa mentore del governo di Tripoli non c’è spazio per nessun altro. Non c’è spazio per l’Europa, e lo abbiamo già visto, né per l’Italia. Con la Russia noi abbiamo rapporti importanti, malgrado l’Italia abbia purtroppo condiviso la politica delle sanzioni, ma in Cirenaica abbiamo storicamente meno rapporti”. L’Italia, in altre parole, “verrebbe di fatto tagliata fuori”.

Un discorso a parte merita l’Eni, l’unica compagnia straniera che ha continuato a operare nel paese dalla rivoluzione del 2011. “Sono convinto che non verrebbe tagliata fuori dalla mattina alla sera, perché Eni ha una radicatissima presenza con pozzi offshore e inshore, nonché la centrale elettrica che fornisce elettricità a Tripoli”, spiega ancora Frattini. L’Italia, tuttavia, rischia di perdere peso geostrategico. “La missione europea Irini, difficile da lanciare e modesta come obiettivi, è criticatissima da Tripoli. Il ministro dell’Interno della Libia (Fathi Bashaga, ndr) mi ha personalmente detto che Irini è stata creata per favorire la Russia, perché intercetterebbe qualche nave che porta le armi dalla Turchia, e le porta davvero, ma non fa assolutamente nulla per tutti gli assetti militari che arrivano da terra o dal cielo dall’Egitto, dagli Emirati e dalla Russia. C’è una critica frontale a una missione che comanda l’Italia e questa non è la mia opinione, ma quella dell’attuale ministro dell’Interno della Libia”, aggiunge il presidente della Sioi.

Malgrado l’auspicio di Ali al Hashemi che il governo di Roma possa intervenire per favorire una negoziazione, Frattini ritiene che in questa fase l’Italia non abbia “la forza sufficiente per metter intorno a un tavolo turchi e russi e dire che anzitutto serve un cessate il fuoco”. Tuttavia, Frattini invita a prendere sul serio il tentativo del presidente del parlamento libico, Agiula Saleh, di avviare una riconciliazione. Il politico libico ha recentemente proposto un “road map” in otto punti secondo cui ciascuna delle tre regioni della Libia (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan) dovrebbe scegliere un suo rappresentante in un nuovo Consiglio presidenziale “ristretto”, il quale dovrebbe poi nominare un primo ministro e i suoi vice che rappresentano le tre regioni, per poi formare un governo da presentare alla Camera dei rappresentanti per ottenere la fiducia. “Se c’è una proposta da guardare io guarderei a quella del presidente del parlamento libico”, spiega Frattini. “Ho degli elementi – aggiunge - che mi fanno dire che ad esempio i sauditi e gli emiratini non escluderebbe questa ipotesi da approfondire, ma anzi la ascolterebbero”.

Il problema, secondo l’ex ministro degli Esteri, è che né Governo di accordo nazionale (Gna), né l’Esercito nazionale libico (Lna) sembrano contare sull’appoggio di Roma. “L’Italia è vista con sospetto perché prima guarda a uno, poi all’altro, poi guarda di nuovo al primo. Nessuna delle parti in Libia ritiene che l’Italia sia schierata, ma in quei paesi se non ti schieri non sei affidabile”. Turchia e Russia, da parte loro, hanno schierato le truppe sul campo. E l’Italia? “Alla conferenza di Palermo – aggiunge l’ex vicepresidente della Commissione europea - il vicepresidente della Turchia se ne andò sbattendo la porta perché ci eravamo permessi di invitare pure Haftar al tavolo dei colloqui. Questa cosa non sarebbe mai accaduta a Mosca. Putin e Erdogan hanno comunque un’alleanza: i due si parlano, anche se sul terreno si minacciano, e come hanno fatto nel nord della Siria possono trovare un accordo”.

L’Europa, a giudizio dell’ex ministro degli Esteri italiano, è “inesistente”. L’Italia, che pur comanda la missione Irini, “non è considerata un broker in grado di riunire i contendenti”. Ciononostante, il governo di Roma dovrebbe impegnarsi per dire a Russia e Turchia di prendere in considerazione le proposte sul tavolo, come quella del presidente del parlamento. “Funzionerà il piano di Saleh? Non lo so, ma l’esito dello status quo, e lo dico con un po’ di brutalità, conviene a tutti tranne che a noi. Conviene alla Russia, perché consolida la presenza in Cirenaica dove ci sono petrolio, vie comunicazioni importanti sul Mediterraneo, e dove sta creando una terza base dopo Egitto e Siria. L’Egitto consolida i confini, ed è altrettanto felice. La Turchia ritorna dove gli italiani l’avevano cacciata tanti anni fa, prendendo il controllo del Mediterraneo centrale”, conclude Frattini. (Asc)
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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 4.6.20. per la sezione , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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