|

Iraq: Franco Frattini parla sui "Diari del Presidente Ciampi" riportati nel nuovo libro di Gentiloni (La Stampa)


Share/Bookmark


Umberto Gentiloni Silveri ha scritto un libro sulla base dei Diari di Carlo Azeglio Ciampi - 30 agende, dal 1992 al 2006 - e di molti incontri personali. Ieri il quotidiano La Stampa riportava un passaggio sulla crisi avuta con palazzo Chigi sull'intervento in Iraq: «Volevo l’Italia non belligerante, ma Berlusconi decise con Bush».

Sul tema interviene anche Franco Frattini con un'intervista su La Stampa: "Avemmo tanti confronti con Ciampi. Indubbiamente aveva una posizione diversa dalla nostra, ma le discussioni furono sempre rispettose"

di Rampino Antonella 

A Franco Frattini, oggi candidato dell'Italia alla Nato (e unico nome per la successione a Rasmussen), ma che nel 2003 era ministro degli Esteri del governo Berlusconi, chiediamo cosa pensi di quanto emerso dal diari di Carlo Azeglio Ciampi. Lo storico Umberto Gentiloni che ha potuto consultarli per un libro di cui «La Stampa» ha offerto un'anticipazione ieri («Contro scettici e disfattisti», editori Laterza) ha documentato l'amarezza del presidente. La discontinuità in politica estera - già evidente con Renato Ruggiero costretto alle dimissioni per l'antieuropeismo della Lega - arriva al punto da registrare una frattura tra Quirinale e Palazzo Chigi. 

«lo vengo estromesso da tutto», scrive Ciampi, «Berlusconi aveva già data per scontata la partecipazione dell'Italia al gruppo di Paesi che entra in guerra contro l'Iraq». 

Frattini, come è stato possibile? 
«Ricordo che avemmo una lunga serie di confronti e che le discussioni furono sempre, reciprocamente, rispettose, su se si dovesse o meno partecipare alla Willing coalition». 

Ma l'Italia al vertice delle Azzorre nel quale Bush, Blair, Aznar la decisero, semplicemente non fu invitata... 
«Perché gli americani sapevano che la Costituzione ci impedisce di essere un Paese belligerante, e che dunque in assenza di quella legittimazione non avremmo potuto partecipare alla guerra in Iraq». 

Ma proprio questo scrive Ciampi: «L'Italia aveva aderito senza remore» alla guerra, «cercai una via d'uscita chiedendo un confronto nel Consiglio Supremo di Difesa». È lì che ci fu lo scontro con Berlusconi, confermato anche dalle memorie del consigliere diplomatico del Quirinale, l'ambasciatore Antonio Puri Purini. Ciampi fa mettere per iscritto la posizione di «Paese non belligerante», ma poi scopre che nel frattempo Berlusconi aveva assunto impegni diversi, «che l'Italia era stata inserita dagli americani tra i Paesi che sarebbero intervenuti con mezzi in assetto di guerra». 
«Io ricordo che nell'ambito del Consiglio Supremo di Difesa ci spiegammo con Ciampi e ci fu accordo con lui. Credo che quel passaggio che lei cita si riferisca a una fase successiva: alla fase dell'attacco, in marzo. Una fase breve, che si concluse con la presa di Baghdad. Quando il Consiglio Superiore dell'Onu si riunisce e dà l'endorsement alla fase successiva, l'Italia assume responsabilità nel governo provvisorio che si forma, e un nostro ambasciatore diventa ministro della Cultura. In quel momento - siamo ad aprile - la coalizione dei Willing è legittimata e parte il nostro contingente per Nassirya». 

Dunque lei smentisce Campi? 
«No: mi pare che le ricostruzioni coincidano, per quanto riguarda la fase d'attacco. Indubbiamente Ciampi aveva una posizione diversa dalla nostra. Ma noi la condividemmo e la volontà del governo Berlusconi di partecipare alla guerra fu rinviata». 

E allora perché Campi scrive «mi accorsi che in Usa grazie alla diplomazia personale di Berlusconi era già stata venduta un'altra posizione»? 
«Perché probabilmente, ma non lo so, il rapporto tra Berlusconi e Bush era tale da dare la certezza che l'Italia sarebbe intervenuta. Ma, ripeto, non ne sono certo. Io discutevo con Colin Powell, feci prevalere la Costituzione, e poi dovetti chiedermi se seguire l'alleato atlantico. In quel momento, era questione di lealtà atlantica». 

Oggi come valuta la guerra in Iraq? Ha cambiato idea? 
«Alla luce del dopo, quella guerra fu errore di strategia. Ricordo che ne discutemmo con Powell e anche con Condoleezza Rice: l'errore fu distruggere le strutture del Baath tutte d'un colpo, l'Iraq non era non non-Stato, come l'Afghanistan o la Libia, ma uno stato guidato da una minoranza sunnita che dominava sugli sciiti. E poi certo sulla decisione della guerra ha pesato il fatto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa, come spiegò Colin Powell - di cui mi sono sempre fidato - all'Onu». 

E però quel dossier era falso, e ad esso avevano partecipato i servizi segreti italiani. 
«Già. Ma io allora non lo sapevo».


Ti piace questa storia..?

Ricevi gli aggiornamenti ogni giorno! Abbonati!

Seguici!

Pubblicato da Franco Frattini il giorno 17.5.13. per la sezione , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

0 commenti per "Iraq: Franco Frattini parla sui "Diari del Presidente Ciampi" riportati nel nuovo libro di Gentiloni (La Stampa)"

Scrivi un commento

Aree del sito