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I tre punti del Quirinale - Al di là del Porcellum resta il problema di una maggioranza coerente


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Nella lettera di Giorgio Napolitano al presidente del Senato sulla legge elettorale si possono individuare almeno tre punti che meritano d' essere sottolineati. Ci sono in primo luogo gli elogi al Parlamento per essere riuscito a superare lo stallo durato un tempo infinito. Il presidente della Repubblica ha indicato per più di un anno l' urgenza della riforma elettorale e ora per la prima volta qualcosa si muove. Senza questo passo avanti che arriva negli ultimi mesi utili della legislatura il sistema politico avrebbe fatto un altro tuffo nel totale discredito. L'idea di tornare a votare, nella prossima primavera, con il vecchio "porcellum" somigliava da vicino a un suicidio generale, nel momento in cui gli scandali a raffica nelle regioni stanno suscitando un' ondata d' indignazione forse definitiva. Bene quindi che il buon senso in apparenza sia prevalso e che la grande nave parlamentare si sia disincagliata dal banco di sabbia. 

Al secondo punto, tuttavia, le frasi del capo dello Stato mettono in guardia sui rischi. La legge deve servire a formare maggioranze in grado di governare il paese, non può essere solo uno strumento per vincere leelezioni sulla base di alleanze eterogenee. E' un richiamo al fatto che il "Porcellum" non è morto. Al momento è solo ibernato in attesa del percorso parlamentare del testo base votato a Palazzo Madama. E tutti sanno quali e quanti ostacoli il provvedimento incontrerà lungo la strada. Ecco allora l'invito a creare intorno alla legge un consenso ampio. C'è infatti il pericolo che la riforma, peraltro piena di difetti, venga stravolta oppure che si areni di nuovo. Sotto questo aspetto il messaggio di Napolitano è rivolto a tutti coloro che si preparano a sabotare o a condizionare il cammino della riforma. Quello che serve all' Italia di domani è un sistema politico più solido, fondato su alleanze in grado di offrire un sufficiente livello di coerenza interna. E finora siamo in alto mare. 

La piccola coalizione Bersani-Vendola è largamente in testa nei sondaggi, ma come ricordava ieri Stefano Menichini su "Europa", può aspirare al massimo a1 47 per cento dei seggi, in base alla nuova legge e al premio di maggioranza del 12,5 per cento. Troppo pochi per governare. Dal canto suo Casini mette di nuovo in chiaro che il suo «centro» non intende prestarsi a manovre confuse dopo il voto: una maggioranza allargata e incoerente riprodurrebbe proprio lo scenario contraddittorio evocato con preoccupazione dal Quirinale. 

Ma il capo dello Stato lascia intendere un terzo punto rilevante nella sua lettera a Schifani. Conferma che non sarà lui, Napolitano, a gestire la fase post-elettorale. Anche perché la legislatura arriverà al termine naturale e le nuove Camere avranno giusto il tempo di riunirsi per eleggere il Capo dello Stato (il mandato del presidente spira il i5 maggio). Questo significa che stiamo andando verso un intreccio straordinario e tutt'altro che rassicurante

Un Parlamento in cerca di maggioranza (e forse privo di una maggioranza affidabile) dovrà misurarsi con il problema assai delicato di dare un volto al successore di Napolitano, la personalità che ha rappresentato il baricentro delle istituzioni in questi anni. Un duplice rebus per risolvere il quale è richiesta una sapienza politica che per ora non s' intravede.




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Pubblicato da Lucrezia Pagano il giorno 13.10.12. per la sezione . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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