Chi offende con le immagini vuole il sangue. Settimana Onu occasione importante
Christians protecting Muslims during their prayers in Tahrir Square - Egypt |
Chiunque pubblichi contenuti offensivi verso una religione vuol vedere scorrere il sangue. All’incirca 30 le vittime di questi giorni di rabbia che, con la pubblicazione di un film e di alcune vignette, fino ai giorni di Bengasi, dell’Egitto e del Pakistan, rischiano di generare una pericolosa onda d’urto in tutto il mondo.
Una rabbia incontrollata che può essere sedata solo se a parlare al mondo saranno i leader culturali e religiosi: decidendo di abbandonare i linguaggi distanti dalla gente e mandando messaggi chiari sul valore di un mondo privo di odio e violenze. Sono certo che la prossima settimana, in occasione dell’Assemblea generale dell’Onu, tutti gli uomini di buonsenso converranno nel condannare le offese di questi giorni e nel responsabilizzare i rispettivi popoli a condotte di rispetto, tolleranza e dialogo.
In questo confronto non si dimentichino i giovani: i leader politici, culturali e religiosi si rivolgano soprattutto a loro. Perché sono la prova provata che, grazie ad internet e all’uso dei social network, un altro mondo che si confronta e non si scontra è davvero possibile. Le giovani generazioni rappresentano per loro natura il futuro, e quindi la speranza di far nascere nuove opportunità dal dialogo e dal confronto interreligioso anziché di uccidere in nome di una fede.
Pensiamo al ruolo dei giovani e a quello dei social network nei giorni della rivoluzione iraniana o nelle scoppio delle primavere arabe: sono stati i veri protagonisti di queste rivoluzioni e sono loro che devono restare uniti, contro tutti i prepotenti e miscredenti, per non rendere vano il sacrificio di tutti gli eroi della libertà.
Non sono né le provocazioni né il sangue a sancire la superiorità di un individuo o di una fede sull’altra. Chi coltiva la rabbia dell’intolleranza raccoglie solo conseguenze atroci.
Non si può dialogare con ciò che si rifiuta di conoscere: servono più volontà di capire e più spirito di dialogo. La recente visita del Santo Padre in Libano è stata un evento importante da questo punto di vista, perché ha incoraggiato i cristiani a convivere con i musulmani. E mi auguro che tutti gli uomini di responsabilità riascoltino e facciano proprio quel messaggio. E’ l’unico modo per perseguire la pace.
Franco Frattini
Pubblicato da Franco Frattini
il giorno 21.9.12. per la sezione
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