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"Obama conta su Monti per capire 1'Eurozona"


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L'ambasciatore Thorne: si vedranno all'assemblea dell'Onu 

Antonella Rampino per La Stampa

Mario Monti avrà un incontro con Barack Obama, forse già lunedì prossimo, ai margini dell'Assemblea delle Nazioni Unite a New York. La notizia, che circolava da giorni, è stata confermata dall'ambasciatore americano a Roma David Thorne, che ieri ha aperto i saloni di Palazzo Taverna a molti ospiti e abituali interlocutori politici in occasione di una pubblicazione sulla villa. Obama però ha scelto di non avere vere e proprie bilaterali, durante la campagna elettorale per il rinnovo del mandato, «ma credo che lui e Monti avranno un momento per chiacchierare un po' in modo informale», ha detto Thorne, «del resto parlano spesso, e il nostro presidente fa affidamento sul premier italiano per sapere come stanno andando le cose nell'eurozona».

Il presidente americano, ha detto Thorne, «si appoggia un po' a Monti, per quanto riguarda l'Europa", "perché Monti ha molta esperienza». Che i rapporti transatlantici e personali fossero ottimi non è un mistero. Ultimissima conferma l'endorsement americano - al momento informale, perché appunto è in corso la campagna elettorale per le presidenziali del 6 novembre - alla candidatura dell'ex ministro degli Esteri italiano Franco Frattini alla guida della Nato, di cui Monti ha parlato con Obama ai margini del vertice dell'Alleanza lo scorso maggio a Chicago, e che è stata formalizzata a Bruxelles lo scorso 12 settembre. Ma già dal primo approccio, il 9 febbraio per una vera e propria bilaterale alla Casa Bianca, Barack Obama ha individuato in Monti un solido alleato.

Per quanto la Casa Bianca possa diffidare delle rituali lungaggini del Vecchio Continente, il presidente americano sa di avere in Monti una sponda di alta competenza, e un alleato anche sul comune tema della crescita economica contro la rigida austerità propugnata dalla Germania e dai "nordici" che prosperano sotto l'ala di Berlino. Crescita di tipo keynesiano che Obama propugna sin da quando, non ancora eletto, diede a Bush il consenso al piano Paulson di sostegno al sistema finanziario Usa. Monti ha poi dimostrato, soprattutto per il Consiglio europeo di fine giugno, la capacità di tessere alleanze con Spagna e Francia, e quando s'è trattato a luglio di affrontare un tour europeo per consolidare quel risultato - messo in discussione appunto da Olanda e Finlandia - ha avuto in Obama un importante sostegno.

Il suo arrivo a Parigi, Berlino, Madrid, Helsinki veniva preceduto da una telefonata della Casa Bianca
, che spingeva nella stessa direzione: rapida attuazione delle decisioni assunte a fine giugno. La soluzione della crisi dell'eurozona - che nasconde attacchi all'area del dollaro - per Obama è una priorità e una precondizione della riconferma del mandato. E analogo rapporto lega Mario Draghi -pure molto stimato da Obama- a Tim Geithner -che del resto era stato capo della Federal Reserve a New York- e a Ben Bernanke. «Obama di tanto in tanto mi telefona per chiedermi come va affrontata la crisi economica», si lasciò sfuggire un giorno Monti, a Mosca.

Invece di sorridere, come si faceva per Berlusconi, ieri è arrivata conferma dall'ambasciatore americano. Che ha anche detto qualcosa in più. Per il 2013 «ho fiducia che l'Italia sceglierà di andare nella stessa direzione positiva delle importantissime riforme intraprese da Monti». Quelle di Thorne sono parole di diplomatico, certo. Ma di un diplomatico che è piuttosto bene informato su quel che in Italia si muove. Telefonò a Berlusconi, nei giorni di luglio in cui si ventilava la ricandidatura, e con la consueta franchezza americana gli chiese «ma davvero lei ha intenzione di fare ancora il premier?». La risposta di Berlusconi non si è mai saputa. Ma non ha ancora sciolto la riserva


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Pubblicato da Lucrezia Pagano il giorno 20.9.12. per la sezione , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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