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Le vecchie ideologie che ostacolano la nascita di una nuova Grosse Koalition


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Sandro Bondi per "Il Foglio"

Al direttore - A me sembra che la crisi economica e la formazione in Italia di un governo tecnico rivelino un cambiamento profondo della natura della politica e della democrazia rappresentativa. In Italia poi questo fenomeno si unisce ad una storica impotenza dei governi eletti democraticamente, a cui nel corso del tempo si è aggiunta una vera e propria giungla di poteri amministrativi, giudiziari e locali che rendono impossibile qualsiasi decisione e qualunque governabilità. Il caso dell’Ilva di Taranto è lo specchio di un Paese in cui nessuno svolge al meglio i propri doveri, anzi in cui nessuno può – neppure volendolo – adempiere ai propri doveri perché la sovrapposizione di competenze, la conflittualità fra le diverse responsabilità si annullano sistematicamente con il risultato di una completa paralisi decisionale.

In questo contesto, sia in Italia che in Europa le famiglie politiche in cui tradizionalmente si è divisa la vita politica hanno perso progressivamente pregnanza fino a diventare un puro nominalismo filosofico. Chi può dire ad esempio quali siano le differenze sostanziali fra Cdu e Spd in Germania sulle principali questioni economiche o di politica estera? E comunque, se differenze ci sono, esse non riguardano le tradizionali distinzioni ideologiche fra destra e sinistra, bensì l’approccio a problemi nuovi che richiedono per lo più soluzioni pragmatiche. Soprattutto in Italia queste differenze non hanno più da tempo alcun senso, a meno di non volersi alienare totalmente dalla realtà. Il problema semmai è che la sopravvivenza di alcune ideologie condiziona ancora fortemente alcune forze politiche. Questa affettazione ideologica tuttavia si rivela inservibile e inadatta alla prova dei fatti e soprattutto alla prova della responsabilità di governare. Con la conseguenza che chi non avverte la necessità di disfarsi di questo inutile armamentario si esclude di fatto da ogni ambizione di governo. La formazione di un governo tecnico ha messo in luce questa deficienza della politica moderna. Anche quando terminerà il compito del governo Monti, nulla perciò potrà tornare esattamente come prima. Se nel futuro il Pd dovesse tornare a rivestire i panni della sinistra e il Pdl quelli della destra, radicalizzando ancora una volta lo scontro politico e programmatico, la politica dimostrerebbe soltanto la propria inguaribile schizofrenia. Il governo Monti, sia pure commettendo non pochi errori, ha indicato però con chiarezza quale sia oggi e nel futuro lo spazio di azione per un governo che voglia aggredire la crisi, scongiurare il declino e promuovere uno sviluppo solido e duraturo. In questo spazio d’azione ciascuno può agire con la propria abilità e diversa sensibilità, ma non si può deviare da esso. Tornare indietro non si può. 


Perciò il mio auspicio è che Berlusconi, Monti, Bersani e Casini con l’ausilio di una nuova generazione di esponenti politici, fra i quali per il Pdl annovero senza alcun dubbio Angelino Alfano, possano collaborare insieme, come peraltro è avvenuto finora, per proseguire il lavoro che è necessario per garantire un futuro migliore al nostro Paese.

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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 24.8.12. per la sezione . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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