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Intervista: Basta politica urlata: serve un programma liberale e liberista


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Intervista di Franco Frattini a Il Mattino


di Corrado Castiglione 


Nel partito moderato che si rifà ai valori del Ppe non c'è spazio per gente come Santanchè o come la Minetti. Ne è convinto l' ex ministro Franco Frattini, che da una parte stigmatizza la politica urlata e dall'altra chiede una svolta nella selezione della classe dirigente. 

Onorevole, nel nuovo scacchiere del Pdl lei viene inserito tra quelli che accettano con riserva il ritorno di Berlusconi. Perché? 
«Mi consenta una premessa: è assolutamente indispensabile che le forze moderate si presentino al voto del 2013 per proseguire in maniera seria e in spirito europeista gli impegni presi fin qui dall'Italia con il governo Monti. In questo cammino il Pdl può avere un ruolo centrale». 

Lei invece teme che Berlusconi cerchi la discontinuità con Monti? 
«Per ora il presidente Berlusconi non ha ancora ufficializzato la propria candidatura e dunque non ha ancora spiegato come il Pdl si avvicinerà alle elezioni. Mi auguro che la corsa si fondi su un programma liberale, europeista e ancorato ai valori del Ppe: sarebbe un buon viatico». 

Il giudizio dunque resta sospeso? 
«Ho sempre nutrito un grande apprezzamento per Berlusconi. Per ora il presidente ha fatto una scelta sulla base dei sondaggi. Adesso bisogna riempire quella scelta di contenuti più concreti». 

Ma lei è scettico? 
«Non certo su Berlusconi». 

Su chi allora? 
«I retroscena che circolano riferiscono di liste di proscrizione, di casting composti da giovani e meno giovani che sarebbero destinati a prendere il posto di altri, di discussioni sul logo e sul nome senza approfondimenti sui contenuti programmatici: ecco questa è l'immagine esattamente contraria a quella di un partito serio. Non può prevalere la politica urlata o estremismi radicali che diano spazio all'euroscetticismo. Non è la nostra storia». 

Ma Berlusconi talvolta ha dato ossigeno agli euroscettici. 
«Non direi questo: proprio Berlusconi fu l' artefice del traghettamento dell'allora Forza Italia nel Ppe. Era la fine degli anni Novanta». 

Dice che gente come la Santanchè dovrà uscire dal Pdl? 
«Non intendo indicare nomi da criticare pubblicamente, ma osservo: alcuni dovranno chiarire se a loro avviso i valori della Carta del Ppe, sottoscritti dal Pdl, siano accettabili oppure no. E un chiarimento fondamentale. Anche perché ricordo bene che nel 2008 ciascuno di noi, nell'atto di siglare l' accettazione della candidatura, prendeva l' impegno solenne di rispettare i principi esposti nella Carta dei valori del popolarismo europeo. Il Pdl è chiamato ad essere un partito di governo, nella serietà e nella responsabilità». 

Anche nella sobrietà: onorevole a suo avviso Minetti deve lasciare? 
«Le dimissioni sono inevitabili. Sono un simbolo di un nuovo modo per il Pdl di concepire la candidatura». 

Qual è questo nuovo modo? 
«Tutto dipenderà dalla legge elettorale, ma io auspico che il cambiamento ci sia: da una parte le selezioni devono avvenire con le primarie e dall'altra spero che gli elettori possano scegliere i propri rappresentanti in Parlamento con le preferenze. Le scelte non possono appartenere esclusivamente alle segreterie di partito e prendo atto che Alfano è il primo a volersi spogliare di certe prerogative che vanno abbandonate». 

E se la legge non cambia? 
«C'è il rischio di andare verso coalizioni forzate come nel 2008. Un rischio che avverto vicino: è probabile che una coalizione tra Pd, Idv e Sel possa vincere le elezioni, ma è difficile che sia poi in grado di governare». 

Ricapitolando: radicamento nel popolarismo, ritorno al proporzionale e continuità con il governo Monti. È questa la strada del Pdl? 
«Sì, ma aggiungerei anche un altro obiettivo: aggredire il debito pubblico. Ridurre il rapporto debito-Pil dal 120% all'85% nel giro di tre anni sarebbe importante per consentirci di ridurre le tasse». 

Villa Gernetto andrà in questa direzione? 
«Vedremo, ho sentito qualche giorno fa Antonio Martino, di cui ho grandissima stima. Ci saranno delle analisi approfondite da parte di grandi economisti. Sarà materiale prezioso per elaborare poi una sintesi politica verso un programma elettorale. Ma lo scenario mi sembra inevitabile: c'è bisogno di un rafforzamento della moneta unica, dell'Ue e di tutte le istituzioni europee. Gli Stati Uniti d' Europa: non vedo altri obiettivi all'orizzonte».



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Pubblicato da Lucrezia Pagano il giorno 16.7.12. per la sezione , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

1 commenti per "Intervista: Basta politica urlata: serve un programma liberale e liberista"

  1. direi che se, come dice lei, coloro che non si riconoscono nell'popolarismo(e non POPULISMO)europeo dovrebbero fare attenta analisi e pensare di uscire dal Pdl, allora credo che anche il fondatore del Pdl dovrebbe fare le valigie...lei, come il segretario Alfano e molti altri esponenti, considerate che il governo Monti sia stato indispensabile e apprezzate il lavoro fatto (magari con qualche correzione)....Berlusconi sta pensando alla sfiducia....

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