Frattini a Il Messaggero: "la UE intervenga contro i massacri"
L'ex
ministro degli Esteri sollecita pressioni in sede europea per i diritti
religiosi.
Frattini: "non possiamo restare in silenzio, l'Onu ha gli
strumenti per agire"
«C'è questo rischio, ma è grave
che accada. Non possiamo dimenticare che un anno fa a Bruxelles ci occupammo
della penetrazione delle cellule terroristiche nel Sahara. Oggi registriamo la
presenza di truppe mercenarie che hanno saccheggiato i depositi di armi libiche
e, senza più Gheddafi, si sono consegnati al soldo del terrorismo. Ora dal Sahel
la minaccia è diretta all'Europa, visto che questi mercenari potrebbero avere
anche missili».
Ma che si può fare?
«Da ministro degli Esteri riuscii
a portare sul tavolo del consiglio europeo una risoluzione che venne adottata e
dice con chiarezza che le ambasciate dell' Unione Europea dei Paesi terzi
devono effettuare un monitoraggio costante sul trattamento delle minoranze
religiose. Si devono fare dei rapporti periodici all' ufficio della signora
Ashton e l'Alto rappresentante deve informare il consiglio dei ministri degli
esteri».
Per far cosa?
«Intanto temo che questo non sia
stato mai fatto. Non mi risulta ci siano stati report dell'ambasciata della Ue
in Nigeria o di quella a Bagdad. Sarei curioso di vedere e di sapere cosa
dicono gli ambasciatori dell'Unione. Oltretutto la decisione risale a quasi un
anno».
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«Certo, occorre un'azione
politica perché non c'è dubbio che le autorità nigeriane non riescono a
difendere adeguatamente i propri cittadini. È ora che l' Europa alzi la voce
perché se restiamo in silenzio i fondamentalisti penseranno di poter fare il
proprio comodo. Ricordo che anche le Nazioni Unite hanno di recente approvato
una risoluzione in difesa delle minoranze religiose e quindi anche l'Onu ha gli
strumenti politici per poter pretendere dal governo nigeriano un' azione più
incisiva».
La Nigeria galleggia sul petrolio e il terrorismo dilaga. C'è un nesso?
«Boko Haram, l'organizzazione che
ha rivendicato l'attentato, fa parte di una rete terroristica che colpisce
dallo Yemen, allo Somalia, al Sahel e si sta diffondendo nel resto dell' Africa
ed è arrivata anche in Mari».
Ma è solo guerra di religione o
piuttosto c'è un problema del controllo delle risorse e di un paese che ha pochissimi
ricchi e tantissimi poveri?
«Le truppe islamiste si spingono
sempre più al Nord per avere il controllo economico di un Paese che,
ricordiamo, è il secondo produttore di petrolio dell'Africa. C'è anche un
problema di redistribuzione della ricchezza ed è per questo che l'Europa deve
favorire un consolidamento democratico e premere sul governo affinché faccia le
riforme in modo da levare al terrorismo di Al Quaeda l'alibi dell' Occidente
cristiano che sfrutta il popolo musulmano».
Il terrorismo dilaga e gli affari in
Africa li fa la Cina.
«La Cina ha grandi interessi
economici e ha interesse alla stabilità. I cinesi stanno facendo grandi
investimenti in Sudan e in Etiopia. Non c'è dubbio che l'Europa stia perdendo
sia la presenza economica, sia quella politica. In Somalia, per esempio, c'è
solo l' Italia, o quasi. Forse qualcosa ora cambierà grazie alla Francia. Ho
incontrato di recente il nuovo ministro francese, Fabius, che ha rilanciato l'esigenza
di un impegno europeo in Sahel. Speriamo».
Autore: Marco Conti
Fonte: Il Messaggero
Pubblicato da Franco Frattini
il giorno 11.6.12. per la sezione
Diritti e Libertà,
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