|

Intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung


Share/Bookmark

Foto ANSA
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Klaus-Dieter Frankenberger, Tobias Piller, Andreas Ross.

Il Ministro degli Affari Esteri italiano, Franco Frattini parla al giornale tedesco della benefica pressione proveniente da Bruxelles, dell’irritante gestualità di Sarkozy, della coraggiosa leadership della Merkel, della legittima paura di Cameron di una spaccatura dell’Europa – della ragione per la quale l’Unione monetaria non è un omnibus.

Eccome! Moltissimo. Quando l’Europa fa pressione politica, gli Stati non vi si piegano certo per amore di Bruxelles. Noi riformiamo l’Italia perché è nel nostro interesse – anche se per l’intera Europa è importantissimo che da parte nostra vengano consolidati i conti pubblici e che si promuova la crescita. In tempi di intensi scontri di politica interna, le pressioni di Bruxelles sono utili per il Governo di qualsiasi Paese. Adesso possiamo finalmente fare ciò che avevamo promesso prima delle elezioni. Avremmo dovuto decidere le riforme già due anni fa!

E perché invece non l’avete fatto?
Per via di veti incrociati nella coalizione di Governo e per via delle resistenze dell’opposizione che ha paralizzato il Parlamento con permanenti discussioni. Poi c’è stata la scissione del gruppo di Gianfranco Fini e d’allora non abbiamo che 20-25 deputati in più rispetto all’opposizione, mentre prima erano 80!

Fini intende ritornare qualora Berlusconi desse le dimissioni. Un Paese incapace di funzionare senza la pressione proveniente dall’esterno non ha bisogno di una nuova leadership?
Molti Governi in Europa non dispongono più di una maggioranza in una delle camere del Parlamento. Invidio la Germania per il fatto che essa risulta ciò malgrado governabile. Qui non funzionerebbe. Lo scenario peggiore sarebbe quello di elezioni anticipate. Tale soluzione non farebbe altro che spalancare le porte alla speculazione e alle aggressioni di quelle reti che operano a danno dell’Italia nei mercati finanziari.

Meglio quindi una vecchia coalizione di Governo guidata da un nuovo leader?
Ciò risulterebbe estremamente difficile in un Paese in cui gli elettori, oltre a eleggere un partito,  eleggono anche il proprio Presidente del Consiglio. In tal caso riterrei addirittura più probabile delle elezioni anticipate.

Limitarsi ad andare avanti vuol dire che la Lega Nord ostacolerà altre riforme?
Al contrario, la Lega ha dato il proprio assenso alla lettera che abbiamo inviato a Bruxelles. Adesso è disposta a liberalizzare le utenze e le categorie professionali nonché innalzare l’età pensionabile a 67 anni.

Non finirà per essere vanificata dal sistema di prepensionamento?
Chi per 40 anni ha versato i contributi, continuerà anche in futuro ad avere il diritto alla pensione una volta raggiunta l’età minima di 60 anni; non è però una cosa frequente.

Domenica a Bruxelles, prima della lettera, il Cancelliere Merkel ed il Presidente Sarkozy si sono limitati a fare delle smorfie in risposta alle domande concernenti le promesse fatte dall’Italia. Lei si è sentito scoraggiato?
No, per niente. Essendo stato per anni Vice-Presidente della Commissione Europea, so meglio di tutti gli altri quanto sono importanti le pressioni europee. Ciononostante sono rimasto irritato dalla gestualità del Presidente Sarkozy – che è risultata chiaramente imbarazzante anche al Cancelliere. Il punto è che Sarkozy ha adesso un problema a casa propria, dato che non c’è più posto per un francese nel direttorio della Banca Centrale Europea.

... per il motivo che l’italiano Bini Smaghi non rassegna le dimissioni nonostante il proprio connazionale Mario Draghi stia per diventare Presidente della Banca Centrale Europea al posto del francese Trichet
Giusto. Il fatto è che la BCE non può accettare ordini dalla politica, neanche da Sarkozy che si considera adesso relegato in un angolo. Spero comunque che Smaghi si riveli in definitiva  responsabile – ovviamente, di propria spontanea volontà. Ad ogni modo, la reazione di Sarkozy non andava bene. Sì, è pur vero che l’Italia ha dei compiti da fare, ma nessuno ha il diritto di renderci ridicoli. Pur avendo un enorme indebitamento pubblico, se mi è consentito, esso continua ad essere inferiore a quello della Germania.

Questo piccolo incidente non è servito d’allarme sveglia per il Governo Berlusconi?
Io accetto pure allarmi sveglia da delle Istituzioni europee, ma non da singoli Governi.

Gradirebbe adesso ancora più pressione da parte di Bruxelles visto che le riforme promesse sono ben lontane dal corrispondere a quanto richiesto al Governo ad esempio da Trichet e Draghi?
Sì, sarebbe un buon incoraggiamento. Tuttavia mi rifiuto di vedere l’Italia quale parte del problema, considerato che adesso è la Francia ad essere alle prese con il problema dei titoli greci detenuti dalle banche francesi. Nel 2011, l’Italia sarà l’unico Paese del G-7 2011 a vantare un’eccedenza di bilancio, per quanto tenendo da parte l’onere degli interessi. Un dato che non può vantare nemmeno la Germania!

L’allagamento del debito greco non rischia quindi trasformarsi in uno tsunami italiano che finirà per  far piazza pulita dell’Unione monetaria?
No. Il nostro indebitamento pubblico è pur elevato ma quello privato è inferiore di 25 punti percentuali rispetto alla media europea.

Non serve però ai fini del rifinanziamento dello Stato...
E invece sì! Il 45 percento dei nostri debiti pubblici è nelle mani degli Italiani. Lo Stato è indebitato ma gli Italiani sono ricchi. E questi stessi Italiani non vogliono vedere fallire il proprio Stato. A ciò si aggiunge il fatto che tre Italiani su quattro hanno una casa di proprietà.

L’economia però non cresce e neanche Lei trova più acquirenti per i titoli di Stato. E, diversamente forse dal caso della Grecia, tale problema non può essere sobbarcato dai partner dell’Eurozona.
Questo è vero. È impensabile che l’Italia si faccia salvare dall’esterno. I pilastri della nostra economia infatti sono stabili. Sì, la crescita è pur sempre bassa, ma anche la Germania ha dimezzato le proprie previsioni, per non parlare poi della Francia. La produzione industriale italiana, invece, è cresciuta del 4,6 % negli ultimi quattro mesi, più di quella tedesca, e non a caso le esportazioni sono salite del 17 percento lo scorso semestre.

Lei perciò non vede il pericolo che l’Unione monetaria inizia a dissolversi?
No. Adesso c’è una consapevolezza comune che siamo chiamati a sostenere e rafforzare l’Unione monetaria. Tutti hanno capito che saremmo ben più deboli se non ci fosse il fondo di salvataggio europeo. Dobbiamo distaccarci da considerazioni di natura tecnica, rafforzando la componente politica delle decisioni.
La Germania ed altri vogliono il contrario – sanzioni automatiche invece del mercato politico – chiedendo invece un potente commissario per la stabilità.
Sono favorevole agli automatismi, ma abbiamo bisogno soprattutto di una volontà politica comune per stabilire le regole del gioco.

Una volta sola o ogni volta che la situazione lo richiede?  
Una volta per sempre, perché non si possono cambiare le regole durante il gioco. Abbiamo bisogno di meccanismi con i quali in caso di emergenza poter far rapidamente fronte alle speculazioni. Ma abbiamo anche bisogno di un consenso politico sulle nuove regole.

Questo include anche il commissario alla stabilità con le sue facoltà di intervento sulla politica di bilancio nazionale?
Eventualmente. Ma finora non vedo la forte volontà politica in tal senso.

Berlusconi ha detto questa settimana che un commissario straniero non potrà mai intervenire nelle sorti di un Paese orgoglioso come l'Italia.
Se si tratta di un'istituzione europea, è possibile. Sotto la nostra costituzione possiamo e dobbiamo condividere le nostre sovranità. Quello che non va è che uno o due altri Paesi giudichino o addirittura decidano sul nostro Paese.

Comprende l'irritazione di molti tedeschi che non vogliono più saperne dell'Euro, anche perché la BCE ha perso la propria autonomia e l'Italia non ha abbassato il proprio debito come promesso?
Si, e so che il Cancelliere sta perdendo molte elezioni per questo motivo, nonostante i suoi eccellenti risultati. Ma i politici, appunto, devono essere coraggiosi e il Cancelliere difende giustamente l'Europa.

Che ne è del coraggio italiano?
Dobbiamo moltiplicare il nostro coraggioso impegno.

Chi paga comanda. Arriva ora "l'Europa tedesca", immaginata allora dal Premier britannico Thatcher, nella quale la disciplina di bilancio e la produttività prevalgono su tutto?
La Germania, giustamente, occupa il posto che le spetta in Europa. Che cosa sarebbe l'Europa senza l'importante e forte leadership tedesca? Ma i Paesi sono complementari. Per questo motivo si deve chiedere altrettanto: Che cosa sarebbe l'Europa senza l'Italia? Ci rifletta un attimo.

Nella crisi, la Germania ha anche tentato di guidare insieme alla Francia. Avrebbe gradito averne di più?
Non penso che nei mesi passati la cooperazione fra la Germania e la Francia abbia portato a posizioni concertate. È questo il problema! In fondo sono contrario alle assi, ma sarei stato contento se la Germania e la Francia ci avessero indicato una buona direzione.

In concreto: Vuole, come la Germania, che la BCE smetta rapidamente di acquistare titoli sovrani da parte di Paesi come l'Italia o è favorevole al proseguimento di questi acquisti come la Francia?
In questo dibattito vi sono buoni argomenti a favore dell'orientamento tedesco che punta più sugli aiuti privati invece di quelli pubblici. La Francia naturalmente la vede in modo diverso con il problema serio delle proprie banche.

Non si rallegra tutte le mattine che Sarkozy si impegna a favore del programma di acquisti della BCE?
No, dovrebbe essere ulteriormente rafforzata l'autonomia della BCE. Mi aspetto che Mario Draghi vi contribuirà come Presidente.

Il Suo collega tedesco Westerwelle vuole modificare i trattati nel giro di un solo anno. È una cosa realistica?
Il quesito è: di che cosa allora dovrebbe trattarsi. Se vogliamo modificare il trattato, entrato in vigore appena due anni fa, apriamo il vaso di Pandora. Ci potranno essere buone reali ragioni per una riforma, ma è possibile organizzare 27 ratifiche in tempi come questi? Ci immaginiamo se uno o più Stati membri indicano dei referendum? Queste votazioni riguarderebbero i paragrafi veramente modificati del trattato o l'Europa nel suo insieme? L'Irlanda dovrà veramente rifare un referendum? Vuole immaginarsi un referendum in Gran Bretagna?

Che cosa accadrebbe in Italia?
Anche qui non potrei garantire che un referendum non venga inteso come voto sull'Europa mostratasi incapace di superare la crisi.
La Sua via d'uscita com'è fatta? Senza modifiche ai trattati non vi saranno profonde riforme per la stabilità o comunque nessun trasferimento di sovranità.
Ma abbiamo appena emendato l'articolo 136 per introdurre il meccanismo europeo di stabilità. Esiste già la possibilità di darci regole vincolanti che valgono solo per i 17 Stati dell'Euro. Perché non andiamo avanti su questa strada? È veloce e non richiede alcuna ratifica. Si aggiunge inoltre il problema che non possiamo chiedere a tutti i 27 Stati di sostenere gli emendamenti che riguardano solo i 17 Stati dell'Euro.

I nuovi vertici dei 17 paesi della zona euro e il loro futuro segretariato non faranno sì che la scissione all'interno dell'UE diventi più profonda – tipo l'Europa a due velocità?
La richiesta del Primo Ministro britannico Cameron di non voler rimanere escluso dalle decisioni, è legittima – ma il Presidente Sarkozy l'ha bruscamente respinta. Quello che noi decidiamo come zona euro produce certamente effetti anche sugli altri dieci paesi dell'UE. I nostri colloqui sulla capitalizzazione delle banche hanno conseguenze per le banche britanniche. E' chiaro che dobbiamo fare questo sforzo. Certamente esistono questioni tecniche che dobbiamo risolvere nella zona euro. Ma se tutto il nostro operato ha conseguenze addirittura per la Cina, come è possibile che questo non abbia niente a che fare con la Gran Bretagna? Per il resto è chiaro: la zona euro non è un omnibus sul quale salire o scendere a piacere. All’esclusione della Grecia non si sarebbe dovuto nemmeno pensare.

La Signora Merkel l'ha fatto ad alta voce al Bundestag ...
Sì, ma è stata un'idea pericolosa.

Che cosa è andato male, perché tanta gente ha tante riserve nei confronti del progetto europeo?
Questo me lo chiedo già da tempo. Molte persone considerano l'Europa incapace di occuparsi delle loro esigenze quotidiane. Quante persone sono arrabbiate del fatto che ogni anno spendiamo 233 milioni di euro per la trasferta mensile del Parlamento Europeo da Bruxelles a Strasburgo? Oggi per la gente è naturale poter viaggiare liberamente all'interno dello spazio di Schengen, ma poi si lamentano dell'altra faccia della medaglia: a causa di "Schengen" molti criminali arrivano in Europa e immigrati clandestini da Lampedusa arrivano a Berlino.

Ciò nonostante, in questi tempi di crisi, molti politici dicono che ora abbiamo bisogno di "più Europa". Come è conciliabile questa richiesta con l'ira della gente?
Abbiamo bisogno di nuovi impulsi politici. La nostra Europa non è più quella di De Gasperi e Adenauer e nemmeno quella di Mitterand e Kohl.

Ma l'appello per più Europa non è soltanto una fuga dalla crisi?
No, per me più integrazione significa una politica estera comune o anche la creazione di agenzie europee di rating – è ovvio che non possiamo confidare in Fitch o Moody's! Io mi fido dell'Europa non posso fidarmi di qualcuno che non conosco.

Dopo queste settimane di crisi gli italiani devono essere arrivati alla conclusione che più Europa significa meno welfare ...
Dobbiamo spiegare che in questo caso più Europa significa armonizzare le esigenze della generazione giovane con quelle delle generazioni più anziane tramite una riforma delle pensioni. I giovani devono capire che in questo modo, un giorno avranno di più e non di meno.


Ti piace questa storia..?

Ricevi gli aggiornamenti ogni giorno! Abbonati!

Seguici!

Pubblicato da Franco Frattini il giorno 27.10.11. per la sezione , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

0 commenti per "Intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung"

Scrivi un commento

Aree del sito