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Libero Intervista a Franco Frattini - «Trump vuole trovare un accordo con Putin»


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L'ex ministro degli Esteri ed ex commissario europeo smonta la teoria di una nuova guerra fredda alle porte 

Intervista a Franco Frattini - «Trump vuole trovare un accordo con Putin» «Ci serve subito un governo che chieda di ridurre le sanzioni a Mosca: gli alleati che ci sosterrebbero ci sono» 

ALESSANDRO GIORGIUTTI ··· Franco Frattini, ex ministro degli Esteri ed ex commissario europeo, non ritiene probabile un peggioramento dei rapporti tra Usa e Russia. 


L'intervento militare in Siria della scorsa settimana era un messaggio rivolto ad Assad, all'Iran o alla Russia? 
«Anzitutto all'Iran. Trump ha voluto rassicurare i suoi alleati sauditi e israeliani, in vista di un disimpegno americano a medio termine dalla Siria, che aveva preannunciato e che ha confermato anche dopo che Macron aveva detto di averlo convinto a ripensarci. Oltre a ciò. Trump ha voluto dimostrare di essere pronto a vestire i panni del "poliziotto globale" se necessario». 

Non è alle viste un peggioramento dei rapporti tra Mosca e Washington? 
«Non lo vedo. Basti pensare che nelle ore precedenti all'attacco gli americani hanno comunicato ai russi quali obiettivi sarebbero stati colpiti. Sarebbe folle cercare l'escalation con la Russia in quel teatro di crisi e certo non la vogliono né Trump né i suoi consiglieri. Uomini come Bolton sono falchi ma non certo dissennati». 

La politica di Trump, però, è difficile da decriptare. 
«E' una politica ondeggiante perché in cuor suo Trump non vorrebbe chiudere alla Russia. Alcuni episodi sono rivelatori. Quando si videro al vertice Asean, mentre i comunicati ufficiali dicevano che non c'era stato alcun colloquio, in realtà il presidente americano e Putin decisero di coordinare preventivamente i loro attacchi sulla Siria. E dopo la rielezione di Putin pare che Trump al telefono l'abbia invitato a Washington. Quando può agire liberamente e non è perseguitato dal Russiagate che gli lega le mani. Trump dimostra di avere la volontà di farla finita con questo clima da nuova guerra fredda». 

La crisi ha avuto effetti sulla nostra politica interna, durante le trattative per la formazione di un governo. Perché siamo così esposti alle influenze estere? 
«Ci manca un luogo di riflessione politica approfondita su quale sia il nostro interesse nazionale. Nel dibattito al Parlamento con Gentiloni ciascun gruppo parlamentare si limitava ad applaudire l'intervento del proprio esponente». 

Il centrodestra si è diviso tra l'atlantista Berlusconi e il filorusso Salvini... 
«Le due posizioni non sono in contraddizione. E ha sbagliato Di Maio a proclamarsi vicino a Usa, Francia e Gran Bretagna. Si è trattato di una "micro-coalizione di volenterosi" impegnati in una operazione limitata. Non c'era né una risoluzione dell'Onu né una decisione della Nato e altri nostri alleati, come la Germania, non avevano condiviso l'intervento. In realtà, per l'Italia la via giusta è riprendere il dialogo Nato-Russia avviato a Pratica di Mare. In uno slogan: la lealtà euro-atlantica non si discute, il partenariato strategico con la Russia è necessario». 

Che cosa è andato storto dal 2002 in poi? 
«Anzitutto mi permetta di ricordare un risultato che ottenemmo all'epoca: la Russia concesse il sorvolo del proprio spazio aereo ai contìngenti e agli assetti della Nato diretti in Afghanistan. Trovare un percorso alternativo sarebbe stato complicato, il raffreddamento venne con la crisi della Geòrgia nel 2008, quindi i contatti si interruppero dopo la crisi della Crimea per la richiesta di polacchi e baltici, preoccupati, secondo alcuni ossessionati, dalla politica di Mosca. Fu un errore grave. Il consiglio Nato-Russia, che esiste ancora anche se non si riunisce, sarebbe un'ottima sede per discutere, anche solo a livello tecnico, di temi comuni come la lotta al terrorismo». 

E l'Italia che cosa può fare, con quali strumenti e in quali sedi? 
«Nel consiglio europeo di giugno si discuterà del rinnovo delle sanzioni alla Russia. Rimuoverle del tutto subito non è possibile, ma si pottebbe imboccare un percorso per la loro riduzione progr essiva, magaripartendo dall'agricoltura (dove l'Italia perde circa 3 miliardi l'anno). Accanto a questo, possiamo chiedere di rilanciare i rapporti economici a livello di piccole e medie imprese. Abbiamo esportato il nostro modello di distretto nei Balcani, perché non farlo anche con la Russia? Se ci dovessero dire di no a entrambe le proposte, allora potremmo organizzare una minoranza di blocco per opporci al rinnovo delle sanzioni, che ha bisogno dell'unanimità dei voti. Con noi voterebbero Grecia, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, e forse la Spagna». 

Quale esito prevede per le trattative sul governo? 
«A mio avviso è indispensabile prendere in considerazione la volontà degli elet tori, partendo quindi da chi ha avuto un risultato positivo, il centrodestra unito e il M5S. Se l'accordo non sarà possibile, ho enorme stima per il presidente Mattarella: la soluzione la troverà lui. Mi limito a dire che l'Italia ha bisogno di un governo stabile, in grado già dal prossimo mese di preparare il vertice europeo di giugno, dove si discuterà non solo delle sanzioni a Mosca ma anche delle prospettive finanziarie del bilancio Uè, una questione con ricadute immediate sul bilancio nazionale».














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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 23.4.18. per la sezione , , , , , , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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