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Frattini ad Agenzia Nova: Yemen- Italia confermano amicizia attraverso la formazione di diplomatici


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Yemen: Frattini (SIOI), Italia conferma amicizia attraverso la formazione di diplomatici 

Roma, 17 mag 17:58 - (Agenzia Nova) - L’Italia si impegna per una soluzione della guerra in Yemen. Oltre all’aiuto umanitario per le popolazioni colpite dalla guerra civile, prosegue in questi giorni a Roma il programma di formazione dei diplomatici del paese arabo, iniziativa che potrebbe influire sul processo di riconciliazione tra il governo legittimo del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi e la coalizione ribelle formata dai miliziani sciiti Houthi e dai militari fedeli all’ex capo dello Stato Ali Abdullah Saleh. Organizzato da Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi) e dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, il programma è giunto alla sua quinta edizione. Al master in geopolitica e relazioni internazionali di quest’anno, che si concluderà il prossimo 20 maggio, partecipano 11 diplomatici yemeniti impiegati in rappresentanze del paese all’estero e in organizzazioni internazionale come le Nazioni Unite. 

“La formazione dei diplomatici yemeniti si rivolge a un paese nei confronti del quale l’Italia ha sempre mostrato attenzione ed amicizia”, afferma ad “Agenzia Nova” Franco Frattini, presidente della Sioi. L'iniziativa mira a favorire una più stretta cooperazione bilaterale e contribuire alla formazione del personale diplomatico fornendo un adeguato know-how e promuovendo “core sectors” legati ai livelli istituzionali in materia di relazioni internazionali. 

L’ex ministro e commissario europeo Frattini osserva che nel gennaio 2010 l’Italia insieme al Regno Unito ha lanciato il gruppo “Amici dello Yemen” che intendeva attirare “l’attenzione della comunità internazionale proprio su un paese chiave per la sicurezza dell’area del Golfo in grande crisi”. Infatti, secondo Frattini, già allora lo Yemen era l’unico paese della regione senza risorse petrolifere e con un enorme flusso di centinaia di migliaia di rifugiati provenienti dal Corno d’Africa. “L’attenzione per i diplomatici yemeniti che non provengono da Sana’a, dove le forze del colpo di stato hanno occupato la capitale, ma che servono in altri paesi sotto la bandiera del governo yemenita, ci è sembrato un ennesimo segno di amicizia”, sottolinea il presidente della Sioi. 

Nel colloquio con “Nova”, Frattini ricorda le fasi della storia recente yemenita che hanno portato alla situazione attuale di guerra civile, iniziata nonostante il paese abbia superato senza spargimenti di sangue il periodo delle cosiddette “primavere arabe” che ha portato all’uscita di scena di Saleh nel 2011. In seguito al colpo di Stato da parte dei ribelli sciiti Houhi appoggiati dai militari rimasti fedeli all’ex presidente, lo Yemen è ritornato teatro di violenze che hanno prodotto una delle più devastanti crisi umanitarie della regione. “Oggi parliamo di un paese in una situazione terribile, vittima di un colpo di Stato a cui è seguita una reazione dei paesi sunniti, in particolare l’Arabia Saudita. Vi è la necessità di dare vita ad un accordo di riconciliazione nazionale perché non è possibile mantenere questo stato di cose”, dichiara Frattini. L’ex ministro degli Esteri cita inoltre il ritorno di gruppi terroristici che hanno approfittato della situazione per reinsediarsi in alcune zone del paese. In questo scenario la formazione di diplomatici da parte dell’Italia è cruciale per il futuro del paese. “Noi abbiamo come risultato quello di mantenere forti i legami bilaterali con lo Yemen, lavorando molto sulla prospettiva di sicurezza territoriale nel paese e soprattutto per sviluppare le iniziative di cooperazione”, spiega Frattini. Il presidente della Sioi fa presente che l’Italia ha lanciato nel 2010 il Progetto Radar per il monitoraggio satellitare delle coste yemenite con strumenti di alta tecnologia. Frattini sottolinea che la prima fase del programma - che comprende il monitoraggio dell’intera costa sul Golfo di Aden - è stata attuata, mentre la messa in pratica della seconda fase sta subendo rallentamenti a causa del conflitto. Nonostante ciò, per Frattini tale programma “rappresenta una concreta cooperazione italiana a favore dello Yemen”. A ormai tre anni dall’esplosione del conflitto iniziato con l’occupazione della capitale Sana’a dall’alleanza ribelle formata dagli Houthi e dalle forze di Saleh, la situazione in Yemen stenta a risolversi in modo pacifico. I militari della coalizione internazionale e del governo Hadi continuano a combattere contro i ribelli nelle regioni settentrionali per strapparle al controllo degli Houthi, che di recente hanno dichiarato lo stato di emergenza per fronteggiare un'epidemia di colera. Sul fronte diplomatico il Kuwait ha annunciato la sua disponibilità ad ospitare le parti in conflitto in Yemen per avviare un nuovo round di colloqui. Dopo le recenti dichiarazioni dell’inviato dell’Onu, Ismayl Ould Sheikh Ahmed, che ha parlato della possibilità di arrivare ad un cessate il fuoco entro l’inizio del Ramadan, previsto per il 27 maggio, le autorità di Kuwait City hanno riferito di essere pronte ad ospitare di nuovo il dialogo yemenita, dopo la seduta tenute lo scorso anno, a patto che “si arrivi ad un accordo per la fine della crisi senza che si tengano delle sessioni infinite come l’anno passato”. L’inviato dell’Onu ha iniziato un nuovo giro di colloqui a Riad con i paesi interessati alla crisi per arrivare ad un cessate il fuoco. Il viceministro degli Esteri kuwaitiano, Khaled Jarallah, ha invece affermato che il suo paese “è impegnato nel risolvere la crisi yemenita come fatto lo scorso anno ospitando dei colloqui andati avanti per 3 mesi". Una fonte locale vicina al governo Hadi ha riferito ad “Agenzia Nova” che il governo è propenso ad un accordo di pace con i ribelli, come annunciato più volte dall'esecutivo in esilio ad Aden, ricordando che ormai circa l’85 per cento del paese è sotto il controllo delle forze fedeli all'esercito legittimo. “Come più volte sottolineato dal nostro presidente e da altre autorità dello stato siamo disponibili a raggiungere la pace, ma questo dialogo deve essere basato sulla risoluzione delle Nazioni Unite 2216 e sull’iniziativa dei paesi arabi”, ha dichiarato la fonte, che ha ricordato come gli stessi ribelli Houthi e le forze di Saleh abbiano aderito ai punti della risoluzione Onu per poi disattenderla. “Speriamo di poter raggiungere presto una soluzione. Da parte del governo legittimo vi è grande apertura per un dialogo volto a riportare la pace”, ha sottolineato la fonte di “Nova”. “La guerra – ha proseguito - non è stata una scelta del governo che è stato costretto ad entrare nel conflitto dopo che le milizie e alcune parti dell’esercito hanno attaccato le istituzioni giungendo a bombardare lo stesso palazzo presidenziale”. Per quanto riguarda il ruolo dei paesi stranieri, per la fonte contattata da “Nova”, la responsabilità per raggiungere una pace in Yemen deve coinvolgere l’intero spettro della Comunità internazionale tenendo come base la risoluzione Onu, i cui punti prevedono il disarmo delle milizie e l'abbandono di Sana'a da parte degli insorti, ma che devono essere ancora applicati. Secondo la fonte, sono necessarie maggiori pressioni sulle potenze regionali che sostengono gli Houthi per portarli al tavolo negoziale. La guerra in Yemen si sta sempre di più delineando come uno dei nodi fondamentali per il futuro della regione mediorientale. L’alleanza militare a guida saudita ha iniziato il suo intervento in Yemen nella primavera del 2015 a sostegno del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi, la cui legittimità è riconosciuta dalla comunità internazionale, contro gli insorti zaiditi dell'imam Abdelmalik al Houthi. In base alle stime più recenti delle Nazioni Unite il numero dei morti dall’inizio del conflitto è di circa 10 mila persone, cifra che per stessa ammissione dell’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite è al ribasso. La guerra iniziata nel 2014 ha devastato lo Yemen, il paese più povero del mondo arabo. Secondo le Nazioni Unite circa 19 milioni di persone, l’80 per cento della popolazione, necessita di aiuti umanitari, mentre gli sfollati ammontano a circa 3 milioni. (Res) © Agenzia Nova - Riproduzione riservata
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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 22.5.17. per la sezione , , , , , , , , , , , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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