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L’Italia E Le Operazioni Di Pace A 60 Anni Dal Suo Ingresso Nell’Onu


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Il convegno, organizzato dalla SIOI sezione del Piemonte e della Valle D’Aosta (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale, ente morale a carattere internazionalistico fondato a Roma il 4 ottobre 1944, ndr.), per volontà del suo Presidente Prof. Edoardo Greppi e del Segretario Prof. Alberto Oddenino, è stato pensato in occasione dell’inaugurazione della mostra fotografica, per i 70 anni dalla fondazione della SIOI. La mostra presenta centinaia di scatti inediti, che ripercorrono la storia della Società italiana per l’Organizzazione Internazionale e, tramite essa, quella della politica estera italiana (presso la Main Hall del Campus Luigi Einaudi, ndr.)

Alberto Oddenino – Segretario SIOI
sezione Piemonte e Valle d’Aosta
Prof. Edoardo Greppi – Presidente SIOI Sezione Piemonte e Valle d’Aosta



Il convegno, che ha trattato un tema di notevole attualità, ha visto l’autorevole partecipazione del Sindaco di Torino Piero Fassino, di Franco Frattini, Presidente SIOI, del Generale di divisione Claudio Berto, della Prof. Laura Scomparin, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, della Prof.ssa Laura Pineschi, Docente di Diritto Internazionale Università di Parma, della Prof.ssa Micaela Frulli, Docente di Diritto Internazionale Università di Firenze, della Dott.ssa Ludovica Poli, ricercatrice di Diritto Internazionale Università di Torino, del Dott. Andrea Spagnolo, assegnista di ricerca Università di Torino e del Prof. Paolo Palchetti, Docente di Diritto Internazionale Università di Macerata.

Piero Fassino, sindaco di Torino
Il convegno è stato aperto dai saluti del Sindaco, che nel suo intervento ha voluto sottolineare come, oggi, vi sia uno scontro ideologico tra chi sostiene strenuamente la sovranità nazionale a spese degli organismi internazionali. Uno scontro che sta sempre più rendendo difficile la soluzione delle crisi che affliggono l’Africa e il Medio Oriente.

“Si richiede, infatti, – ha proseguito il Sindaco - agli organismi internazionali la soluzione di problematiche decisamente complesse, senza fornire, però, agli stessi organismi, gli strumenti, economici e politici necessari”.

Ha preso poi la parola Franco Frattini che ha iniziato il suo intervento sottolineando come le delegazioni diplomatiche, che si sono occupate di far entrare l’Italia nello scacchiere internazionale, dopo la II guerra mondiale, parlavano perlopiù piemontese.

Ha poi ricordato come ci fossero molti piemontesi tra gli uomini di quel piccolo manipolo che nel 1944 si arrampicò, entrando dalla finestra di Palazzetto Venezia, per dare vita alla SIOI, e di come il legame tra Torino e la SIOI sia un legame antico. Ha infine sottolineato che la sezione piemontese della SIOI ha visto un suo grande sviluppo grazie alla guida del Presidente Greppi.

Frattini è poi passato ad analizzare lo scacchiere internazionale. Ha in primo luogo rilevato come sia necessario riformare l’Organizzazione delle Nazioni Unite e di come la candidatura dell’Italia al Consiglio di Sicurezza dell’ONU possa essere una spinta in questa direzione, nell’ottica di ottenere maggiore rappresentatività, maggiore equilibrio macro regionale e strumenti di Governo più trasparenti. La direzione della riforma dovrebbe sopratutto ampliare la base di rappresentatività degli Stati membri. Infatti, tenendo da parte i cinque membri permanenti, all’interno del Consiglio di Sicurezza non sono mai rappresentati più di due Stati africani e non più di uno arabo/musulmano, nonostante oltre la metà dei dossier discussi all’ONU tratti problematiche proprio di quelle regioni.

Ha evidenziato come vi siano strenui difensori dei modello G7 o G20, che oggi non funzionano più. La crisi siriana, a causa di errori gravissimi dell’Occidente, può essere risolta solo grazie ad un’intesa tra Paesi e Leader, con la volontà di affrontare insieme il problema, a livello internazionale. Ha ricordato, poi, come ieri sia stato trovato un accordo tra Obama e Punti d’intesa con Turchia, Egitto e Arabia Saudita, grazie al quali, forse, si potrà trovare una soluzione al problema. Si è dato uno schiaffo alle Nazioni Unite? No, ma se la soluzione fosse trovata grazie ad un accordo privato tra questi Paesi, si darebbe il segnale per cui basterebbe fare una coalition of willings, dimenticandosi le organizzazioni internazionali.

Con soluzioni multilaterali, che tengano fuori gli organismi internazionali, la credibilità e la legittimazione degli organismi internazionali verrebbe messa in discussione. Allora avremmo un mondo più povero, politicamente e strategicamente.

Il Presidente ha poi ricordato due eventi che si compirono 60 anni fa: la Conferenza di Yalta e la Carta dell’ONU. Il vero legato fu quello di aprire la pista alla Carta di San Francisco. Dove a chiare lettere si rafforzò l’idea che la pace vada preservata e la guerra vada evitata. Dieci anni dopo questi eventi, anche l’Italia entra nel sistema delle Nazioni Unite. Oggi, però, dalla pretesa di un ordine globale siamo arrivati alla certezza di un disordine globale, evidenziando come la mancanza di Governance internazionale porti ad una ovvia impossibilità di gestire le crisi internazionali. Una situazione di disordine che ci impone di riflettere sul ruolo delle Nazioni Unite.

Vent’anni la Comunità internazionale decise di abbandonare la Somalia, oggi rischiamo di ripetere stesso errore con la Libia.

Ha poi preso la parola il Generale Berto, analizzando il ruolo delll’Italia e le operazioni di pace. Innanzitutto, ha enucleato i fattori che possono incrementare il rischio di crisi internazionali: dalla crisi demografica, all”instabilità economica, alla scarsezza di risorse.

Ha poi proseguito sostenendo che le missioni di supporto alla Pace sono state sempre considerate operazioni minori, pur essendo le più importanti per risolvere le crisi internazionali.

Successivamente, ha voluto ricordare come nel Novembre del 1961, siano stati trucidati 13 aviatori italiani a Kindu durante una missione di pace. (L’eccidio di Kindu avvenne l’11 o il 12 novembre 1961, nell’ex Congo belga, dove furono trucidati tredici aviatori italiani, facenti parte del contingente dell’Operazione delle Nazioni Unite in Congo inviato a ristabilire l’ordine nel paese sconvolto dalla guerra civile. ndr)


Sostiene poi, il Generale Berto, che sia stato il Libano ad essere il punto di svolta, là dove l’Italia ha impegnato il contingente più ampio dopo la II guerra mondiale. Operazione, almeno in una prima fase, priva di legittimazione ONU. In Libano erano necessarie forze adeguate e un approccio che considerasse un ruolo diverso dell’Italia nel panorama internazionale.

Si sono poi susseguiti gli interventi dei restanti relatori.
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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 30.9.15. per la sezione , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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