|

4 novembre - Il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano


Share/Bookmark


Intervento del Presidente Napolitano alla cerimonia di consegna
delle decorazioni dell'Ordine Militare d'Italia
Palazzo del Quirinale, 04/11/2012

Come è consuetudine, in questa occasione, vengono consegnate le onorificenze dell'Ordine Militare d'Italia a militari che si sono distinti per capacità professionali, senso di responsabilità ed abnegazione nello svolgimento di attività operative.

Poco fa si è svolta, in questo stesso palazzo, la cerimonia di conferimento di 56 medaglie d'onore a militari vittime del terrorismo nelle missioni internazionali, 11 dei quali caduti nell'assolvere il proprio compito. E con particolare commozione ho voluto rivolgere un saluto ai familiari dei caduti di Nasiriyya, forse l'esperienza più dura che le Forze Armate e l'Italia abbiano vissuto nel corso delle missioni all'estero. Ad essi ed a tutti coloro che hanno perduto la vita al servizio dell'Italia e dei valori che essa promuove nel mondo, rivolgo il mio commosso pensiero. Ci siamo solo qualche giorno fa stretti intorno alla mamma, al papà, ai congiunti del giovane alpino ligure caduto in Afghanistan. E oggi, qui, a tutti gli insigniti e ai loro famigliari va il mio profondo apprezzamento.

La grave crisi generale che stiamo vivendo è determinata ed alimentata da eventi di portata storica e da trasformazioni straordinarie in ogni settore della vita umana che, ormai da tempo, hanno drammaticamente investito gli assetti istituzionali, economici e sociali di paesi come il nostro e gli equilibri internazionali nel loro complesso.

La Comunità Internazionale, i singoli Paesi e gli stessi cittadini, pur nella diversità delle situazioni di vantaggio o svantaggio relativo in cui possono venire a trovarsi in questo periodo, devono essere consapevoli - dobbiamo tutti essere consapevoli - delle grandi sfide del presente, di quelle, probabilmente ancora più impegnative, che il futuro ci prospetta e dei profondi mutamenti che quindi si impongono. Il prepotente e simultaneo affacciarsi sugli scenari della politica e dell'economia del pianeta delle esigenze e delle capacità competitive di centinaia di milioni di uomini e donne, finora rimaste soffocate o latenti nel sottosviluppo, ha messo in questione le posizioni tenute nel passato dall'area - Europa, Stati Uniti, Giappone - dei paesi più industrializzati e avanzati, il cui benessere era minato alla base da una "crescita senza risparmio", da un pesante indebitamento, da una ridotta competitività.

Le grandi sfide sono dunque quelle dell'economia, della sostenibilità, della giustizia e sollecitano :
la ricerca di un nuovo modello competitivo di sviluppo, paradossalmente soprattutto per noi, per i Paesi storicamente "avanzati",
l'avvicinamento a un controllo condiviso dei beni comuni dell'ambiente e delle risorse naturali e culturali,
la realizzazione di un efficace assetto internazionale di garanzia, in grado di produrre durevoli condizioni di pace, di sicurezza, di stabilità, di rispetto dei diritti umani fondamentali.

E' altresì evidente che su questi fronti, così estesi e complessi, dovremo operare insieme, Stati, nazioni e cittadini, tendendo al massimo di coesione e cooperazione, tenendo sempre ben in mente che il più importante degli effetti delle straordinarie trasformazioni di questo XXI secolo è l'interdipendenza. In un contesto come quello attuale in cui sempre più le vicende e le scelte dell'uno incidono sul benessere dell'altro, non c'è alternativa all'individuazione di terreni e strumenti di effettiva collaborazione. E in Europa il nome, l'obbiettivo, il solco già tracciato è uno solo : integrazione sovranazionale.

Dobbiamo perciò riporre fiducia e investire in volontà e impegno nelle grandi Organizzazioni Internazionali, le Nazioni Unite, l'Alleanza Atlantica e, come ho detto, per noi italiani ed europei, l'Unione già forte di 27 Stati membri. Esse vanno costantemente migliorate, potenziate e valorizzate, anche nei confronti dell'opinione pubblica, perché sono le sole leve efficaci di cui disponiamo per affrontare e vincere le grandi sfide cui mi sono riferito.

In questo quadro, lo strumento militare assume un ruolo nuovo e centrale, perché oggi è possibile e necessario far pesare, insieme, quando sia necessario, la forza in nome della legge e della pace. Dobbiamo dunque potenziare le nostre Forze Armate, per renderle efficaci rispetto ai nuovi compiti da assolvere, dotandole delle capacità umane e tecniche e dei mezzi che consentano loro di fronteggiare le tante e complesse minacce emergenti e, soprattutto, di operare pienamente inserite nel dispositivo di sicurezza della Comunità Internazionale. E, come è stato più volte ribadito anche in seno al Consiglio Supremo di Difesa, un'importanza cruciale presenta la progressiva integrazione dello strumento militare italiano e di quelli degli altri Paesi membri dell'Unione in una struttura organizzativa e operativa comune europea. Questa è la condizione fondamentale non solo per rendere politicamente e tecnicamente efficaci le Forze Armate nelle missioni internazionali, ma anche per far sì che i costi delle capacità di eccellenza di cui esse indubbiamente necessitano siano compatibili con le risorse economiche che gli Stati nazionali possono mettere realisticamente a disposizione.

Esprimo pertanto il mio plauso e il mio incoraggiamento agli sforzi che il Governo e, in particolare, i Ministri degli Esteri e della Difesa stanno conducendo, in questa prospettiva, sul piano internazionale e su quello dell'organizzazione interna delle Forze Armate, a partire dall'importante progetto di razionalizzazione strutturale della Difesa attualmente all'approvazione del Parlamento.

E' un progetto che ha per presupposto la consapevolezza di quel che le Forze Armate hanno rappresentato nella storia d'Italia, nella storia - vorrei dire - del faticoso consolidarsi dell'unità nazionale dopo il suo compimento istituzionale nel 1861. Ricordiamo in particolare come - nell'epoca del servizio di leva obbligatorio - esse contribuirono a formare la coscienza unitaria e lo spirito di solidarietà del nostro popolo, dalle Alpi alla Sicilia. Ed è d'altronde in questo spirito che si è già avviato il programma di iniziative per il centenario della Prima Guerra Mondiale, di quella che fu la prima, grande e drammatica esperienza collettiva vissuta dagli italiani di ogni regione del paese e di ogni ceto sociale.

In questa sede, desidero infine rinnovare il mio riconoscente apprezzamento e quello di tutti gli italiani agli oltre seimila militari attualmente impegnati nei diversi teatri di crisi, dall'Afghanistan, al Medio Oriente, ai Balcani, per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali e contribuire alla ricostituzione delle istituzioni locali e all'assistenza delle popolazioni.

E' questo il significato delle onorificenze dell'Ordine Militare d'Italia che oggi conferiamo agli Ufficiali e Sottufficiali che si sono particolarmente distinti nelle missioni internazionali. Con essi noi qui intendiamo premiare tutti i soldati, i marinai, gli avieri, i carabinieri e i finanzieri che, in questo stesso momento, stanno profondendo le loro migliori energie e mettendo a rischio la propria stessa vita al servizio del nostro Paese e della Comunità Internazionale, in nome e per l'affermazione di valori di pace, giustizia, libertà. A quei giovani manifestiamo la nostra vicinanza e la nostra gratitudine, con particolare affetto e ansietà per quelli tra loro che si vedono ancora privati della libertà - parlo dei nostri Marò detenuti in India - a causa di un'insufficiente garanzia di tutela dell'impegno esplicato nella missione internazionale contro la pirateria nell'Oceano Indiano. Continueremo a compiere ogni tenace sforzo per riportarli a casa.

Grazie a voi tutti per la partecipazione a questo incontro.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l'Italia.



Ti piace questa storia..?

Ricevi gli aggiornamenti ogni giorno! Abbonati!

Seguici!

Pubblicato da Franco Frattini il giorno 5.11.12. per la sezione , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

0 commenti per "4 novembre - Il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano"

Scrivi un commento

Aree del sito