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Missioni internazionali di pace. Frattini interviene in Aula


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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215, recante proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché disposizioni urgenti per l'Amministrazione della difesa

FRANCO FRATTINI, Relatore per la III Commissione, interviene in Aula.

Come tutti i colleghi sanno, e i rappresentanti del Governo ovviamente, le missioni internazionali sono un fiore all'occhiello per l'Italia; sono una grande azione in cui il nostro Paese rappresenta nel mondo la sicurezza, la cooperazione, l'interesse alla stabilità e alla stabilizzazione di aree di crisi particolarmente sensibili e particolarmente importanti per la sicurezza del mondo intero, in continenti che, in sé, rappresentano oggi delle sfide per la comunità internazionale.

Evidentemente, per questa ragione, la Commissione affari esteri e la Commissione difesa - che è qui rappresentata dal presidente Cirielli, che è l'altro relatore -, con il loro lavoro, hanno esaminato insieme, con estrema attenzione e con grande scrupolo, questo decreto-legge - che ripercorre le linee di un'azione che inizia da lontano, che è stata guidata da Governi di segno politico diverso, tutti in sostanziale continuità nell'affermare la necessità di questo impegno dell'Italia - per cogliere intanto le novità, in un generale profilo di continuità.

Mi piace sottolineare che l'Italia, con le missioni internazionali, compie ogni giorno un investimento nella propria credibilità sulla scena internazionale, perché è presente con azioni, comportamenti e strategie che contribuiscono alla pace. Questo, ovviamente, determina per l'Italia un accumulo di credibilità, il cui venir meno sarebbe uno dei vulnera più gravi all'immagine del nostro Paese sulla scena internazionale.

Ecco perché, per la politica estera dell'Italia, per la politica di sicurezza e di difesa che l'Italia persegue, le missioni internazionali continuano e continueranno ad essere essenziali, finché nelle varie regioni del mondo vi sarà bisogno, e purtroppo ve ne è sempre di più, di maggior sicurezza, di più stabilità, di un rapporto fra i popoli che favorisca il dialogo rispetto all'azione delle guerre, dell'estremismo e del terrorismo.

Evidentemente, abbiamo alcune aree del mondo in cui l'Italia, da sempre, è impegnata; mi riferisco, per esempio, ai Balcani, regione particolarmente vicina dove, in questa versione del decreto-legge, il Governo ha deciso, apprezzabilmente, a mio avviso, di continuare a investire e anzi, per qualche aspetto, di intensificare una presenza italiana. Sappiamo quanto l'Italia e gli italiani, i nostri valorosi militari e civili, abbiano fatto e facciano, prima per la Bosnia, oggi per il Kosovo, nelle zone più delicate delle enclave serbe-cristiane.

Ricordo, ancora, l'Afghanistan, dove, a oltre dieci anni dall'inizio di una azione internazionale guidata dalle Nazioni Unite, evidentemente, i segni di un miglioramento si intravedono ma la stessa Conferenza internazionale di Bonn, poche settimane fa, ha potuto constatare che il percorso non è affatto completato. Occorrerà fare molto e io credo che sia molto importante ciò che, prima il Governo Berlusconi e poi il Governo Monti, hanno confermato al Presidente afgano Karzai: l'Italia non abbandonerà l'Afghanistan neanche dopo che le forze combattenti, nel 2014, si saranno ritirate. Occorrerà una grande cooperazione civile per aiutare la stabilizzazione dell'Afghanistan che non si completerà, certamente, con il ritiro delle truppe, e quindi anche delle nostre truppe, nel vicino, anzi vicinissimo anno 2014.

Mi riferisco poi, ovviamente, ad una regione vicina a noi, mediterranea, il Libano, dove la missione italiana, iniziata nel 2006 e proseguita negli anni successivi, viene, ormai, da tutti indicata come il pilastro della credibilità dell'azione UNIFIL. Lì, operiamo nel quadro di una missione internazionale; abbiamo avuto, per lunghi anni, il comando con un generale italiano, il valoroso generale Graziano, ed oggi torniamo al comando con il generale Serra. Il sottosegretario De Mistura e il Ministro Di Paola, soltanto due giorni fa, hanno testimoniato il passaggio delle consegne dal comando spagnolo, di nuovo, al comando italiano. Segno, questo, che tutti i partner di quella regione si fidano dell'Italia: i libanesi, gli israeliani, i Paesi arabi della regione, le Nazioni Unite; quindi, è questa un'altra missione su cui non si può immaginare di disinvestire o di eliminare l'impegno nazionale.

Vi sono molte altre missioni, e il testo scritto le analizzerà, in cui io credo che l'Italia abbia un ruolo da svolgere. L'Italia non è certamente una potenza globale paragonabile alle grandi potenze come gli Stati Uniti d'America, come la Cina, come l'India ma il nostro è un Paese che negli ambiti regionali e macroregionali ha una parola da dire laddove altri Paesi hanno molto meno da dire; dico ciò, ovviamente, con orgoglio da italiano e non solo da ex Ministro degli affari esteri. Nel Corno d'Africa, in Somalia, ad esempio, l'Italia esercita un ruolo chiave che pochissimi Paesi al mondo possono e potranno esercitare. Plaudo quindi all'accentuazione, all'enfasi posta nel decreto-legge, da parte del Governo, sull'impegno contro la pirateria, per la stabilizzazione della Somalia, per il grande lavoro contro l'infiltrazione del terrorismo nell'Africa settentrionale e nella zona sahariana.

Così come plaudo all'inserimento, quale nuova missione, dell'impegno italiano per il Sudan. È un impegno nuovo, ma è un impegno di grandissima valenza strategica perché, dopo un referendum relativamente pacifico che ha separato il Sudan in due (Sudan e Sud Sudan), l'Italia è stata uno dei primissimi Paesi ad aprire un'ambasciata in Sud Sudan e, quindi, è assolutamente giusto che un'antenna italiana segua il percorso di stabilizzazione che sta consolidandosi - mi permetto di dirlo - sempre di più.

Non dimentichiamo, in conclusione, in questa mia introduzione, aree del mondo in cui quello dell'Italia è un impegno duplice: non soltanto, come nei casi ancora più noti anche all'opinione pubblica, con un impegno militare, ma vi è sempre, accanto all'impegno militare, un impegno civile, di cooperazione e di salvaguardia di soluzioni locali dove - penso all'Iraq - l'Italia è tuttora impegnata nella formazione e nell'addestramento del personale civile e militare ed in azioni lodevolissime di cooperazione allo sviluppo, quali ad esempio quelle volte ad aiutare le minoranze cristiane che in Iraq sono, in alcuni casi anche fisicamente, messe sotto attacco, in cui la cooperazione italiana può aiutare quelle che sono diventate, purtroppo, delle enclave abitate da cristiani che, da secoli e secoli, avevano scelto l'Iraq come luogo in cui far crescere i loro figli e che oggi rischiano di essere espulse da quei Paesi per la lotta, non più intestina tra sunniti e sciiti. Quindi è un'azione altamente nobile di cooperazione civile che si affianca all'azione di sicurezza, di stabilizzazione e di difesa. Questo vale per l'Iraq come per l'Afghanistan, cui ho già fatto riferimento, ma vale moltissimo anche per il Pakistan, un Paese devastato: ancora oggi un attentato suicida a Peshawar dimostra che la situazione è tutt'altro che stabilizzata. Ecco allora che la presenza italiana, cui questo decreto dedica attenzione, anche per il Pakistan e quindi per la cooperazione regionale intorno all'Afghanistan, assume una caratteristica particolarmente importante.

In conclusione, signora Presidente e colleghi, credo si possa dire che questo decreto-legge, che merita un'approvazione in tempi rapidi e che è stato integrato e corretto dalle Commissioni con qualche emendamento (non emendamenti di sostanza), riaffermi i due pilastri dell'azione italiana che ci caratterizza nel mondo, un'azione ed un'identità italiana. L'Italia non porta mai con le sue forze di sicurezza la guerra, l'Italia porta sempre la pace, lo fa con interventi di cooperazione, di addestramento e di stabilizzazione. Questo credo, signori sottosegretari, sia il valore aggiunto di queste iniziative, per le quali raccomandiamo a tutta l'Assemblea l'approvazione rapida di questo provvedimento.


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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 30.1.12. per la sezione , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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