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Saluto all'Iftar con gli ambasciatori dell'Organizzazione della Conferenza Islamica


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• A tutti voi rivolgo un caloroso augurio di “Ramadan Mubarak” (tipica espressione di augurio pronunciata in tempo di Ramadan con il significato letterale di “Ramadan benedetto”).

• Sono lieto di rinnovare questa sera il nostro incontro dell’Iftar, che rappresenta una testimonianza di vicinanza a voi ed alle comunità dei vostri Paesi in Italia. Questo evento si inserisce nel solco di una tradizione di rispetto e dialogo che ha permeato per secoli i rapporti fra i nostri popoli, contribuendo ad arricchire le nostre reciproche culture. Sono convinto del fatto che il dialogo sia il metodo imprescindibile per un’efficace governance internazionale, esigendo una reale apertura nel rispetto e nella comprensione della differenza e della specificità dell'altro.

• La data prescelta per il nostro incontro è quanto mai opportuna in quanto coincide con il giorno dell’avvio dei negoziati diretti tra Israele e l’Autorità nazionale Palestinese. Il nostro vivo auspicio è il raggiungimento dell’obiettivo di una pace duratura, il cui elemento centrale sarà rappresentato dalla coesistenza di due Stati: uno Stato Palestinese indipendente, democratico, contiguo e vitale, che viva accanto allo Stato di Israele, secondo una soluzione concordata nel negoziato che assicuri pace e sicurezza per tutti.

• Ritengo opportuno riconoscere i meriti dell’Amministrazione americana, che ha investito significative risorse in vista di questo fondamentale traguardo politico. Credo altresì corretto valorizzare la coesione dimostrata dalla comunità internazionale attraverso l’azione del Quartetto e soprattutto grazie alle scelte lungimiranti dei Paesi arabi, che hanno riconfermato l’importanza di un loro contributo basato sull’Iniziativa di Pace della Lega Araba. Il ruolo dell’Unione Europea in questo difficile passaggio è stato quello di condividere le responsabilità negoziali e finanziarie, muovendosi in modo sinergico con gli Stati Uniti.

• In questo quadro, anche l’Italia si è impegnata attivamente e con continuità per conseguire questo importante obiettivo. Il Presidente Berlusconi ha più volte veicolato messaggi a favore della ripresa dei negoziati diretti al Primo Ministro Netanyahu, al Presidente Abbas ed agli altri “leader” regionali, reiterando la disponibilità ad ospitare i colloqui di pace ad Erice. Per parte mia, ho in programma insieme ad alcuni colleghi dell’Unione Europea una missione in Israele ed in Palestina con il compito di facilitare, ove se ne presentasse la necessità, il prosieguo dei negoziati di pace. L’Unione Europea e l’Italia non intendono limitare il loro ruolo a quello pur fondamentale di “finanziatore”, essendo entrambe pronte ad offrire i contributi concreti che i palestinesi, gli arabi, gli israeliani e la comunità internazionale si attendono.

• Affinché l’obiettivo sia raggiunto è tuttavia indispensabile che iniziative parallele di rafforzamento della fiducia reciproca siano contemporaneamente adottate dalla comunità internazionale. Serve infatti la cooperazione e la responsabilità di tutti gli attori coinvolti affinché il negoziato possa concludersi con successo. Si tratta di uno sforzo notevole, al quale anche l’Organizzazione della Conferenza Islamica, la Lega araba ed i loro Paesi membri sono chiamati a partecipare al fine di trasmettere ad israeliani e palestinesi i sentimenti di speranza con i quali il mondo intero guarda al prosieguo dei negoziati. Dobbiamo creare insieme una diffusa rete di sostegno diplomatico essenziale a salvaguardare il buon esito dei colloqui. Dobbiamo altresì esortare entrambe le parti a fare il possibile per giungere ad un accordo, avendo ben presenti le conseguenze negative che provocherebbe un malaugurato fallimento negoziale.

• Auspichiamo pertanto progressi sostanziali nei negoziati per giungere a un accordo in 12 mesi e, a tal fine, riteniamo necessaria un’estensione della moratoria sulle costruzioni negli insediamenti israeliani in Cisgiordania, a favore della quale continueremo a premere nei prossimi giorni. E’ altresì importante che il percorso negoziale sia accompagnato da gesti significativi, paralleli e simultanei, da parte del mondo arabo che rassicurino Israele sulla solidità del cammino intrapreso. È d’altra parte altresì importante che i Paesi musulmani intensifichino i loro sforzi a sostegno del Presidente Abbas sul piano finanziario e su quello politico, rafforzando il riconoscimento internazionale dell’azione di “institution building” attuata con il Piano Fayyad.

Questo Iftar si svolge inoltre in prossimità della mia partenza per New York in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Mi sembra quindi opportuno ricordare che in tale sessione l’Italia intende riproporre, insieme agli altri Paesi dell’Unione Europea, una risoluzione sull’intolleranza religiosa affinché siano tutelate le comunità religiose nel mondo. Ci attendiamo anche di giungere alla presentazione di un’iniziativa volta a contrastare l’odioso fenomeno delle Mutilazioni Genitali Femminili, diffuse anche in Paesi ricettori di immigrazione come il nostro. Si tratta di una conferma del fatto che si possa universalmente convergere sul principio secondo cui la religione non può essere invocata a sproposito e strumentalizzata per dare copertura a usi tradizionali contrari ai diritti umani. In virtù di questo principio, l’Italia ha avviato un’azione internazionale ad ampio raggio, scegliendo la strada del coinvolgimento e della sensibilizzazione dei Paesi dove maggiore è l’incidenza di questa pratica.

• L’iniziativa poggia sulla consapevolezza che vi sono valori universali, in quanto radicati nella natura della persona. Il riconoscimento della dignità inalienabile dell’essere umano, il rispetto della vita e del corpo umano, la ricerca del bene sono alcuni di essi. Valori condivisi da cristiani, musulmani e da tutti coloro i quali pregano ed agiscono con il cuore, sapendo farsi solidale con chi ha bisogno. Protesa com’è nel Mediterraneo, l’Italia ha del resto sviluppato nei secoli una tradizione di apertura e sintonia con i vicini popoli di religione islamica. Mutua comprensione alla quale indirizza anche il precetto del Corano che esorta popoli e tribù a conoscersi a vicenda (Sura 49 versetto 13). Tali premesse mi portano a respingere la tesi di quanti sostengono che sia in atto uno scontro tra due civiltà, quella occidentale e quella musulmana. La contrapposizione è semmai tra gli uomini di buona volontà (a prescindere dal credo professato) ed i fanatici intolleranti.

• In questo contesto, vorrei ribadire il concetto che l’autentico Islam può liberamente prosperare in Italia, mentre sono banditi dal territorio italiano quanti predicano violenza ed odio, appellandosi iniquamente e surrettiziamente al nome dell’Islam. D’altro canto, in virtù di una condizione di reciprocità aperta, ci attendiamo anche da parte vostra un approccio di tolleranza nei confronti delle minoranze religiose. Mi compiaccio vivamente dell’atteggiamento di quei Governi che assicurano un’efficace tutela del pluralismo religioso, seppur adattata agli specifici modelli di convivenza; dall’altro lato, chiedo di porre fine alle odiose discriminazioni che tuttora registriamo in altre parti del mondo. In quest’ottica, apprezzo i notevoli sforzi dall’Organizzazione per la Conferenza Islamica per promuovere l’immagine del vero Islam e per sostenere la solidarietà ed il dialogo tra i popoli.

• E’ anche dovere della politica garantire la fondamentale libertà religiosa. Essa contempla tanto le libertà più intime riferite ai propri pensieri e convinzioni, quanto la facoltà di manifestarli in privato e in pubblico. La professione di fede non è solo un fatto privato, ma implica anche un atto pubblico di tutela del diritto, come abbiamo voluto ribadire interponendo appello contro la sentenza della Corte di Strasburgo che vieta l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Ci opponiamo infatti alla percezione della dimensione religiosa come esclusivo fattore di divisione, che secondo alcuni andrebbe neutralizzata, se non rimossa dallo spazio pubblico. Temi questi, sui quali nei giorni scorsi ho avuto modo di elaborare in modo articolato a Rimini alla presenza di autorevoli rappresentanti di Nigeria, Senegal, Turchia e Pakistan.

• Per parte nostra, riconfermiamo continuamente con fatti concreti la nostra volontà di interagire efficacemente e su basi paritarie con i Paesi musulmani. Abbiamo ad esempio rinnovato il nostro sostegno al negoziato di adesione della Turchia all’Unione Europea. Abbiamo inoltre agito a difesa della pace ed a sostegno della ricostruzione della società civile in vari Paesi di religione musulmana: in Kosovo, Libano, Somalia, Iraq ed Afghanistan per citare solo i casi più significativi. La nostra presenza in queste aree è sempre improntata all’ascolto delle esigenze ed all’assistenza delle comunità e delle autorità locali. I vili attentati terroristici, come quello di Mogadiscio di pochi giorni fa, ci impongono peraltro di non abbassare la guardia nella costruzione di un futuro di pace per questi Paesi.

• Abbiamo inoltre dato riprova di solidarietà alle popolazioni musulmane, intervenendo prontamente e con rilevanti contributi in favore del Pakistan devastato dalle alluvioni. Poiché sono convinto del fatto che non basti fare del bene, ma che occorra anche farlo bene, nei giorni scorsi ho proposto ai colleghi europei di rafforzare le iniziative umanitarie con nuove misure finalizzate a favorire la crescita economica del Paese e la sua piena integrazione con quella internazionale. Nel novero delle numerose iniziative intraprese dal Governo italiano ed a testimonianza dell’attenzione riservata alle sensibilità musulmane, vorrei ricordare anche il progetto “Halal Italia” diretto alla creazione di un marchio di qualità “halal” per il deferente accesso di prodotti italiani ai settori dell’alimentare, della cosmetica e della farmaceutica dei mercati dei Paesi islamici.

• Teniamo inoltre a sviluppare rapporti politici privilegiati con tutti i Paesi qui oggi rappresentati, mirando anche a rafforzare i diversi equilibri regionali. Sul piano multilaterale siamo in particolare interessati ad approfondire la collaborazione con la Lega Araba con iniziative concrete da sviluppare nel quadro di un Memorandum d’Intesa. Il difficile cammino dell’Unione per il Mediterraneo, che riflette una visione ambiziosa e “unitaria” della regione mediterranea, non deve farci trascurare l’importanza strategica del rilancio delle politiche euro-mediterranee. Auspico in tal senso che il Vertice UpM possa svolgersi nel prossimo mese di novembre. Ritengo che si debbano anche cogliere i positivi segnali di collaborazione che emergono a livello sub-regionale nel Mediterraneo occidentale con il Dialogo 5+5, di cui abbiamo assunto la co-Presidenza del “volet” Esteri ed al quale intendiamo imprimere nuovo impulso. Desidero anche ribadire il nostro convinto appoggio all’Alleanza delle Civiltà, strumento capace di sostenere il dialogo interculturale e interreligioso.

• L’insieme di queste diverse ed importanti iniziative riflette il profondo riguardo dell’Italia e del suo popolo nei confronti della millenaria cultura islamica. Un rispetto che affonda le radici nella nostra Storia. Fin dal felice periodo in cui in Sicilia convivevano nel reciproco rispetto per le diverse fedi e tradizioni le comunità latina, greco-bizantina, ebraica ed araba (periodo normanno intorno al 1100). I legati della civiltà islamica, riconoscibili in alcuni tratti del nostro patrimonio artistico, ci ricordano che il dialogo tra popoli e religioni è il miglior strumento di diplomazia preventiva, oltre che impulso al mutuo arricchimento spirituale e culturale. La società italiana è tuttora aperta, ma anche allerta: in grado di accogliere chi professa una fede diversa da quella della maggioranza, ma nel contempo vigile ed attenta a richiedere l’osservanza da parte degli immigrati dei propri principi e valori fondamentali.

• Concludo con una promessa ed un auspicio. L’anno prossimo ripeteremo l’Iftar, che è ormai diventato una consueta tradizione di dialogo tra amici nel rispetto delle diverse fedi religiose. Mi auguro comunque di rivederci prima anche perché, come ha osservato il Santo Padre Benedetto XVI in un incontro con i rappresentanti delle comunità musulmane, il dialogo religioso e interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi a una scelta stagionale. Esso è una necessità vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro.
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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 2.9.10. per la sezione , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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