Gioco d'azzardo: nessuna flessibilità. Troppi italiani si stanno giocando la vita
Sulle scommesse è in
gioco il futuro degli italiani
L’unica fortuna è quella che ci si costruisce e guadagna con l’onestà, la fatica e con le proprie mani
Bene l’impianto del nuovo decreto
Balduzzi, ma sul gioco d’azzardo nessuna flessibilità: no a trattative o
ammorbidimenti che mettono in gioco la vita delle persone, che portano i
giovani allo sbando o che riducono le famiglie sul lastrico.
Un governo che ha detto di non
voler toccare le tasche dei cittadini non può mostrarsi “morbido” di fronte ad
un’emergenza sociale che rischia di rovinare molte persone. ecco perchè dico,
bene i primi passi del decreto, ma non basta. Bisogna mostrare più fermezza e non
cedere a cambi di passo. Troppi italiani si stanno giocando la vita e su questo
non si possono accettare scommesse.
Basta guardare i numeri per
rendersi conto di quanto la trappola del gioco sia diventata una vera e propria
malattia. Pensare ad esempio che l’Italia rappresenta il 23% del mercato
mondiale, o che sono 800 mila i giocatori italiani patologici che giocano in
media tre volte a settimana con una spesa mensile di almeno 600 euro. O,
ancora, dover constatare che quattro italiani su dieci hanno giocato d’azzardo
almeno una volta nell’ultimo anno e circa due milioni sono a rischio di una
vera “febbre del gioco”. Sono dati riportati dall’Istituto di fisiologia
clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa, che conta in circa 17
milioni – il 42% della popolazione tra i 15 e i 64 anni - gli italiani che
almeno una volta nella vita hanno giocato d’azzardo.
Cifre da capogiro che confermano
la sempre più chiara tendenza di molti italiani ad avvicinarsi al gioco
d’azzardo perché spinti in molti casi dalle condizioni sociali di precarietà e
disagio. E’, infine, il Censis a ricordarci che a fronte del 70,8% dei
lavoratori a tempo indeterminato, dichiara di giocare d’azzardo l’80, 2% dei
lavoratori precari e l’86,7% dei cassintegrati.
Una “disperazione” contro la
quale il governo e tutte le forze politiche hanno il dovere di continuare a
porre argini ben solidi per non avallare quell’illusoria possibilità su cui
molti italiani puntano, con l’obiettivo – alla fine mancato - di migliorare le
proprie condizioni di vita grazie al gioco.
Una cosa è certa: chi gioca si
impoverisce o si rovina, contrariamente a chi pensa che una puntata equivale ad
un lenitivo delle proprie pene sociali ed economiche. L’unica fortuna è quella
che ci si costruisce e guadagna con l’onestà, la fatica e con le proprie mani.
Lo Stato non può quindi esimersi dal dare risposte severe e rigorose a vie
alternative ed illusorie al guadagno. E’ questa un’ulteriore scommessa su cui
la classe politica ed il governo dovranno saggiamente puntare, lungi da ogni
influenza, per non giocarsi alla cieca il futuro dei nostri ragazzi e quello di
molte famiglie.
Franco Frattini
Pubblicato da Franco Frattini
il giorno 6.9.12. per la sezione
Italia,
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Egregio Onorevole,
temo che nella stesura del suo pensiero non abbia correlato il concetto di "gioco d'azzardo" con i numeri che cita.
Non credo, infatti, volesse sostenere che scommettere 2 euro su una partita di calcio od altrettanti su un "gratta e vinci" o con una slot machine da bar possa essere considerato un comportamento "pericoloso" (lo avrà fatto anche lei, prima dei suoi impegni istituzionali, credo...).
Il problema sono gli eccessi ed i governi protempore dovrebbero equilibrare le libertà individuali e di impresa (oltre 100.000 imprese in Italia hanno ricavi dal gioco, quello lecito, non quello che molti, lei compreso, si ostinano a definire "d'azzardo") con l'informazione, il controllo e la cura di questi eccessi (dei singoli cittadini).
Servono poi analisi accurate ed indipendenti sui veri numeri dei soggetti a rischio e di quelli già in stato patologico.
Azioni ed analisi nelle quali le aziende che lavorano alla luce del sole (l'AAMS registra ogni soggetto ed ogni giocata da anni, ormai) sono molto interessate a svolgere un ruolo attivo per garantire risultati concreti e valutazioni indipendenti.
Non mi pare che l'impostazione del "decreto Balduzzi" fosse in questi termini.
Conto su un suo impegno in questo senso.
Saluti cordiali