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Mediterraneo: si riaccende lo scontro per la Libia e le rotte del gas


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Mediterraneo: si riaccende lo scontro per la Libia e le rotte del gas 

Roma, 12 mag 17:20 - (Agenzia Nova) - Grecia, Cipro, Egitto, Francia ed Emirati condannano la politica espansionistica della Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan che segna una nuova escalation nel Mediterraneo Orientale, con l'Italia in una posizione defilata, ma potenzialmente decisiva. Attraverso un comunicato congiunto, i ministri degli Esteri di questi cinque paesi hanno denunciato le "attività illegali turche in corso" nella zona economica esclusiva (Zee) di Cipro e nelle sue acque territoriali e “gli interventi turchi in Libia”. 

“Agenzia Nova” ha parlato dell'argomento con l’ex ministro degli Esteri italiano e presidente della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi), Franco Frattini, e con Leonardo Bellodi, esperto rapporti internazionali e advisor della Libyan Investment Authority (Lia), il fondo sovrano libico.

“Non è la prima volta che l’Italia è riluttante a schierarsi con i paesi che hanno fortemente criticato Ankara”, afferma Frattini. Il riferimento è alla decisione del titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, di non firmare il comunicato finale adottato lo scorso gennaio al Cairo, dove pure il capo della diplomazia italiana era in visita ufficiale, al termine di una riunione con i colleghi di Egitto, Francia, Grecia e Cipro sulle ingerenze militari della Turchia in Libia. 

“Questo gruppo di paesi attacca spesso e fortemente la Turchia essenzialmente per due ragioni. La prima è il sostegno della Turchia al Governo libico di accordo nazionale di Fayez al Sarraj, in contrasto rispetto al generale Khalifa Haftar che invece è apertamente sostenuto da egiziani ed emiratini”, aggiunge il presidente della Sioi e membro del Consiglio di Stato. La seconda ragione, invece, è la partita energetica nel Mediterraneo Orientale che coinvolge soprattutto Cipro e Grecia. “Firmando il recente accordo con Tripoli, Erdogan ha creato un corridoio energetico che lega la Libia di Sarraj ad Ankara, rafforzando il ruolo della Turchia di vero e proprio hub energetico”, afferma ancora l’ex titolare della Farnesina. 

La maggior parte delle rotte energetiche che vengono dalla Russia e dell’Azerbaigian passano in effetti per la Turchia, incluso ad esempio il gasdotto transadriatico (Tap) - che dovrebbe approdare in Puglia a breve - e il progetto Turkish Stream. “Tutte le rotte energetiche che attraverso il Mar Nero vanno verso occidente - aggiunge Frattini - vedono la Turchia come regista, facendosi pagare diritti sul transito non indifferenti. Ora la Turchia pretende che le zone offshore al largo di Cipro siano sfruttabili a sua discrezione. Ricordo che abbiamo pagato anche un prezzo molto elevato quando una nave italiana per le esplorazioni di Saipem fu circondata da navi da guerra turche mentre stava legittimamente esplorando una concessione offshore: noi siamo amici dei turchi, ma i turchi non si fanno scrupolo”. 

Alle spalle di questi cinque paesi, aggiunge il presidente della Sioi, “c’è anche la Russia che ovviamente è molto interessata a sostenere Haftar, anche se Haftar negli ultimi tempi ha sbagliato quasi tutto”. Quanto all’Italia, Frattini sottolinea come ci sia un altro aspetto, finora rimasto sottotraccia, che ha spinto il governo a non schierarsi con il “club” anti-Turchia. “L’Italia ha sempre giocato una partita di sponda con tutte e due le parti. In Libia abbiamo sempre sostenuto Sarraj, ma tutti ricorderanno che poco tempo fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ricevuto a Palazzo Chigi Haftar addirittura prima di Sarraj, che è il primo ministro riconosciuto dall’Onu”, ricorda ancora Frattini. Quello “sgarbo”, peraltro, portò il capo del governo di Tripoli ad annullare una visita a Roma in quello stesso giorno. “L’Italia ha sempre ragionevolmente tenuto i rapporti con gli uni e con gli altri perché il problema più grande di tutti per l’Italia è una divisione della Libia in due. Questo status quo cristallizza da un alto questo gruppo di cinque paesi, più la Russia, mentre dall’altra parte c’è la Turchia e il terzo punto di cui nessuno ha parlato: il Qatar, il grande alleato arabo di Ankara sostegno di Sarraj”. 
“Possiamo immaginare che l’Italia potesse dare un pugno nell’occhio alla Turchia, alleata del Qatar, il giorno dopo che la Turchia ha dichiarato di aver liberato Silvia Romano, e poi di averla ceduta ai nostri, dopo che l’accordo per la liberazione era stato firmato in Qatar?”, si chiede Frattini, sottolineando come Qatar e Turchia siano i “registi” della liberazione della cooperante italiana. “Poi l’Italia ha pagato dei soldi su cui i magistrati competenti dovranno indagare, ma la questione geopolitica è chiarissima: è impensabile che l’Italia, all’indomani della liberazione della Romano esplicitamente comunicata alla stampa dai turchi con la mediazione di Doha, potesse unirsi al coro di condanne”, afferma ancora l’ex vicepresidente della Commissione europea. “Ecco dunque la spiegazione. Non c’è la questione energetica, su cui pure l’Italia è vittima; non c’è solo la questione libica, dove l’Italia comprensibilmente cerca di evitare una spaccatura irreversibile e parla con tutti. L’immediatezza dell’incontro ha reso assolutamente impossibile per l’Italia partecipare”, aggiunge Frattini, spiegando come il governo abbia fatto valere in questo contesto “un legittimo interesse di Stato”. Ciononostante, prosegue Frattini, “il comportamento della Turchia è stato in più occasioni contrario agli interessi di una leale collaborazione di un paese come l’Italia che invece è stato sempre amico della Turchia: credo che siamo tuttora i secondi partner commerciali tra i paesi europei”. La Turchia, malgrado i rapporti consolidati con l’Italia, “non guarda in faccia a nessuno” come del resto fanno gli altri cinque paesi firmatari della dichiarazione. “Degli egiziani e degli emiratini sapevamo già, paradossalmente la loro posizione è sempre stata chiara. I francesi, invece, dopo le dichiarazioni europee di sostegno comune al premier Sarraj, hanno poi confermato di lavorare da molto tempo con Haftar.

La cosa non mi turba: non siamo stati esclusi da un club prestigioso, ma da un gruppo di paesi che hanno interessi in comune”, aggiunge Frattini. A differenza di Francia, Egitto, Emirati, Cipro e Grecia, l’Italia “ha interesse alla riconciliazione in Libia, e non alla vittoria dell’uno sull’altro”. Per Leonardo Bellodi, il diritto internazionale è dalla parte dei paesi del comunicato anti-turco. “La violazione della Turchia è evidente, basti pensare che Cipro Nord è riconosciuta unicamente da Ankara, ma il tema è un altro e riguarda l’enforcement di questa dichiarazione: cosa faranno gli Stati firmatari, cosa farà l’Unione europea nel momento in cui potrebbero esserci azioni di forza da parte della Turchia? Non dimentichiamo che quella è una frontiera dell’Unione europea. 

Cosa farà l’Ue, al di là delle dichiarazioni politiche, per affermare il diritto internazionale e la sovranità internazionale a fronte di queste ingerenze?”, si è chiesto Bellodi. Non è tutto. L’esperto ha nettamente bocciato il memorandum d’intesa sulla delimitazione dei confini marittimi firmato da Ankara e il Governo di accordo nazionale (Gna) della Libia. “Non tiene minimamente in considerazione le istanze degli altri paesi. Taglia in due il progetto East-Med, è una prova di forza che non trova giustificazione dal punto di vista economico né giuridico: la vedo come una provocazione politica inutile”. Quanto al ruolo dell’Italia, Bellodi indica due possibilità, una positiva e l’altra estremamente negativa. “La prima è che l’Italia stia portando avanti un discorso di ‘real politik’, da paese profondamente coinvolto in quell’area, non prendendo posizione e acquisendo un margine negoziale”, ha detto Bellodi. Il governo italiano, in altre parole, si sarebbe defilato per divenire “lo strumento per arrivare a una risoluzione della controversia”. Si tratterebbe dunque di una scelta consapevole, studiata a tavolino, per accrescere la leva negoziale dell’Italia in un’area dove ha forti interessi. “La seconda ipotesi è che l’Italia non abbia preso posizione semplicemente perché non è interessata al quadrante o comunque non ci sta pensando. Spero vivamente che ci troviamo nella prima delle ipotesi”, ha detto ancora il manager. (Asc) © Agenzia Nova - Riproduzione riservata
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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 13.5.20. per la sezione , , , , , , , , , , , , . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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