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Buon compleanno Italia. Resti sempre giovane.


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Vi propongo questa lettura. L'intervento che il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha tenuto in occasione della giornata di chiusura delle celebrazioni per i 150 anni.
Buon compleanno Italia. Resti sempre giovane. Hai ancora tanti anni e tanta strada da fare
Franco Frattini




"IL PAESE HA RITROVATO E POTENZIATO IL SENSO DELL'INTERESSE GENERALE DA FAR PREVALERE SU OGNI INTERESSE PARTICOLARE. IL VALORE DELLA COESIONE SOCIALE E NAZIONALE LEVA PER SUPERARE SFIDE E PROVE INELUDIBILI"

"Un particolare ringraziamento a quanti prendendo qui la parola hanno dato senso e contenuto all'incontro che abbiamo voluto promuovere a conclusione delle celebrazioni dei150 anni dell'Italia unita. Ci è sembrato che fosse giusto e che potesse risultare stimolante questo momento di bilancio e di riflessione: perché le celebrazioni - iniziate già nel 2010 e dispiegatesi fino a oggi - hanno costituito un fatto rilevante nella nostra vita nazionale, denso di significati e di potenzialità". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano in apertura del suo discorso all'incontro su 'Bilancio e significato delle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia'. Un ringraziamento a "tutti i soggetti pubblici e privati da cui sono partite iniziative di molteplice natura, e in misura crescente".

All'inizio di ottobre, traendo le prime conclusioni dell'intensa esperienza delle celebrazioni delCentocinquantenario, il Capo dello Stato scrisse che si era prodotto 'un risveglio di coscienza unitaria e nazionale' le cui tracce erano destinate a restare, i cui frutti rimanevano ancora largamente da cogliere. Ebbene, "credo che - ha detto in questa occasione il Presidente Napolitano - quei frutti li stiamo raccogliendo anche e in particolare nella fase speciale e cruciale che la vita pubblica italiana ha imboccato quattro mesi fa. Si sta facendo sentire e mostrando prezioso quel 'lievito di nuova consapevolezza e responsabilità condivisa' che avevamo visto crescere nel moto sempre più profondo e diffuso delle celebrazioni. Lo dico pensando al clima in cui si è risolta in novembre un'assai difficile crisi politica; e al clima in cui un governo formatosi fuori degli schemi ordinari, con caratteristiche per varii aspetti mai sperimentate, sta portando avanti un'azione tutt'altro che indolore. Tutto sarebbe stato e sarebbe più arduo se in precedenza, nel ripercorrere gli alti e bassi della nostra storia unitaria, non si fosse ritrovato e potenziato il senso dell'interesse generale da far prevalere su ogni interesse particolare, il senso e il valore della coesione sociale e nazionale come leva per superare - oggi al pari di ieri - sfide e prove ineludibili".

Per il Capo dello Stato "hanno certamente spinto nella direzione giusta i crudi fatti del rischio di insostenibile tensione e catastrofico cedimento cui sempre di più nella seconda metà del 2011 è risultato esposto, nel contesto europeo, l'equilibrio dei nostri conti pubblici, il debito sovrano del nostro Stato, il futuro del nostro paese. Ma di ciò si è preso coscienza da parte di larghi strati della popolazione con una maturità, direi sorprendente, stimolata da quel recupero di valori nazionali, civili e morali di cui questa mattina abbiamo voluto tracciare il bilancio".

"A loro volta - ha aggiunto il Presidente della Repubblica - le principali forze politiche hanno avvertito la stanchezza dell'opinione pubblica e dell'elettorato per il perpetuarsi di una conflittualità esasperata e paralizzante in momenti di evidente emergenza, tali da richiedere invece il massimo sforzo di avvicinamento e convergenza nell'interesse comune. Il senso di responsabilità dimostrato da forze già al governo e già all'opposizione nel rendere possibili la formazione e le scelte urgenti di un esecutivo estraneo a entrambi gli schieramenti partitici, ha anch'esso rispecchiato la consapevolezza della fondamentale sollecitazione scaturita dalle celebrazioni del Centocinquantenario. Aggiungerei che si trattava di una sollecitazione anche al recupero della grande lezione dell'Assemblea Costituente e della strada maestra della Costituzione repubblicana. L'evoluzione in senso più costruttivo nei comportamenti di importanti soggetti sociali e politici, sotto la pressione di una forte reazione critica e di una netta domanda di cambiamento provenienti dalla società, si è manifestata in parallelo con la messa in campo, per il governo del paese, di qualificate energie e competenze di cui l'Italia disponeva, e si è tradotta nell'espressione di un largo sostegno parlamentare al governo del Presidente Monti. Ne sono già scaturiti risultati di innegabile rilievo: in sostanza, una rinnovata fiducia, in sede europea e internazionale, nella capacità di ripresa e di sviluppo dell'Italia e nel suo apporto al superamento della crisi dell'eurozona e del progetto europeo. Di qui anche l'allentamento della pressione, nei mercati finanziari, sui titoli del nostro debito pubblico, a conferma che il rimedio sovrano dinanzi ad attacchi speculativi e a più complesse insidie di carattere economico-politico è sempre il capitale di fiducia che si è acquisito o riacquisito.

Questi risultati, superiori a pure possibili previsioni positive, sono tutti da consolidare e integrare : definendo e applicando rigorosamente i provvedimenti ancora all'esame del Parlamento, spingendo fino in fondo l'impegno per la revisione e il contenimento della spesa pubblica, per la stabilizzazione di una prassi di pareggio di bilancio, per la sostanziale riduzione, attraverso tutte le vie percorribili, dello stock del debito pubblico. Non mettendo in forse questo processo di risanamento finanziario, ma integrandolo con misure e politiche per il rilancio della crescita, al momento solo avviate in sede nazionale e annunciate in sede europea, si potranno porre le basi per la soluzione dei problemi di fondo che travagliano la società e lo Stato italiano. Sono certo che questa assoluta necessità di continuare senza cadute e senza regressioni nel cammino intrapreso, sia ben presente alle forze politiche più responsabili. Il garantire la continuità di scelte di governo e parlamentari che stanno palesemente giovando alla causa della salvezza e al prestigio dell'Italianon mortifica la politica, ma contribuisce a rivalutarla, a riaccreditarla nella sua missione più autentica di espressione dell'interesse generale e di rafforzamento della compagine nazionale. E' una missione cui ci ha richiamato lo spirito del Centocinquantenario e che può oggi tornare ad essere riconosciuta alla politica anche a condizione che le sue forze più rappresentative dimostrino in questa fase di saper varare riforme istituzionali condivise, già per troppo tempo eluse, e tendano a garantire nel futuro comportamenti trasparenti sul piano della moralità, nonché più alti livelli di qualità nelle rappresentanze istituzionali e di governo".

Il Capo dello Stato ha quindi aggiunto: "Mi permetto peraltro di dissentire da chi vede un pericolo di svalutazione o marginalizzazione della politica nelle cessioni di sovranità da parte del nostro e degli altri Stati nazionali a favore dell'Unione europea. Quelle cessioni, quelle volontarie autolimitazioni furono l'idea-chiave del lungimirante progetto di integrazione e unità lanciato a Parigi 62 anni orsono. Un'idea-chiave e un progetto che traggono oggi maggior forza e decisivo impulso dal processo di globalizzazione e dal grande cambiamento mondiale". Per tutti i nostri paesi - ha continuato il Presidente Napolitano - "una sempre più stretta integrazione europea, attraverso il crescente ricorso a forme di sovranità condivisa che riducano l'area delle distinte e separate sovranità nazionali, è una necessità oggettiva del nostro tempo e non conduce alla fine né della politica né della democrazia. Piuttosto, muoviamo in Europa verso nuovi scenari e modi di essere della vita democratica, nel rispetto delle diversità e peculiarità delle nostrestorie e culture nazionali, ma superando gli steccati di ormai asfittici sistemi nazionali. E questa diventa anche la proiezione di quel sentimento di identità, appartenenza e unità italiana, di quelrinnovato attaccamento allapatria, che abbiamo sollecitato e visto riemergere con le celebrazioni del Centocinquantenario. Continuiamo dunque a coltivare, a tener vivo quel sentimento che è anche impegno di coesione, approfondendolo sul piano della consapevolezza storica e del costume civile, e connettendolo con la prospettiva del crescere insieme in Europa, fianco a fianco con le altre nazioni e gli altri popoli del continente cui è consegnato il nostro comune futuro. Ho detto 'continuiamo'. Perché è finito l'anno delle celebrazioni del grande nuovo inizio per l'Italia segnato dal 17 marzo del 1861, ma non è finita l'opera del rilancio del nostro patrimonio unitario, e non può mancare la determinazione nel portarla avanti. Sancisce e stimola la continuità del nostro impegno collettivo a interrogarci sulla storia dell'Italia unita, a studiarla e discuterla, la decisione, che saluto, di fare del 17 marzo, in via permanente, la 'Giornata dell'anniversario dell'Unità d'Italia'.

"Faremo tutti la nostra parte - ha concluso il Presidente Napolitano - come nel periodo celebrativo che oggi si conclude; la faremo nella convinzione di coltivare un filone non esteriore e rituale ma autentico e vitale, di azione sociale e pubblica, di pedagogia e di partecipazione nazionale, capace di portare a un livello più alto la coscienza civile, la coesione e la volontà di progresso degli italiani".

Giorgio Napolitano
Presidente della Repubblica
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Pubblicato da Franco Frattini il giorno 18.3.12. per la sezione . Puoi essere aggiornato sui post, i commenti degli utenti e le risposte utilizzando il servizio di RSS 2.0. Scrivi un commento e partecipa anche tu alla discussione su questo tema.

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